Le Libertarie Pisane 2018

Le Libertarie

La convention




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Libertarie è il nome che ho dato alle primarie di tipo americano stretto, impiegate in Usa per le elezioni presidenziali. Sono così aperte, crude e libere che gli apparati partitici non riescono quasi mai ad addomesticarle, per cui finiscono per essere completamente governate dagli elettori. Per questo gli elettori americani vengono galvanizzati da quelle competizioni e partecipano come dei forsennati.

Per intenderci, in una competizione di quel tipo, anche se il candidato d’apparato si chiama Hillary Clinton, può spuntare un Obama dalle retrovie, e l’apparato non riuscirà a fermarlo neanche se ce la metterà tutta. Questo a sinistra. A destra può spuntare fuori un Trump, che riuscirà a vincere anche se avrà contro il grosso del suo stesso partito. Alla fine si ha una competizione tra candidati fortissimi, spesso outsider, tipo Obama contro Trump.

Se le primarie democratiche del 2016 non fossero state depotenziate dall’apparato del partito democratico americano, avremmo avuto uno scontro Sanders contro Trump, e oggi molti democratici in Usa si chiedono se non sarebbe stato più opportuno. Se le primarie repubblicane del 2008 e del 2012 non fossero state depotenziale dall’apparato del partito repubblicano, Obama non si sarebbe trovato di fronte candidati deboli come John McCain e Mitt Romney.

Le competizioni libere sono sempre quelle che producono i candidati più forti e vincenti. Le competizioni addomesticate dagli apparati producono sempre candidati deboli e perdenti.

Certo, una competizione così cruda e ingovernabile come quella delle Libertarie non è gradita agli apparati partitici, perché li estromette, ma solo così, a sinistra come nell’area di centrodestra, possono emergere candidati fortissimi, come Reagan, Clinton, Trump, Obama e Sanders, che possono battersi fino all’ultimo contro candidati altrettanto forti. Le Libertarie servono a massimizzare le possibilità di vincere, la forza del candidato che emerge come vincitore e a coagulare una coalizione unita e forte attorno a lui.

Studio queste cose da anni e vado in giro a proporre le Libertarie in Italia al centrodestra, al centrosinistra e al M5S. Il primo che le realizza ne trarrà il massimo vantaggio. Interessante la possibilità di realizzare le Libertarie comunali del centrodestra per il candidato sindaco di Pisa alle elezioni amministrative del 2018, ma gli orizzonti delle Libertarie sono molto più ampi.

La settimana prossima mi recherò a Roma per incontrare vari parlamentari di centrodestra e proporre loro le libertarie. Ora è il centrodestra, con tutti i suoi problemi, il settore politico più interessante e potenzialmente aperto ad accogliere il progetto di YouCaucus, che riepilogo qui sotto.

Le Libertarie

Il partito è governato interamente ed unicamente dagli elettori. Gli elettori, e soltanto gli elettori, hanno la prima parola, l’ultima parola e tutte le parole che stanno tra la prima e l’ultima. Le Libertarie sono lo strumento con il quale gli elettori governano il partito.

Le libertarie sono consultazioni aperte, libere e sequenziali in crescendo (cioè diluite temporalmente e territorialmente, in modo da dare a una cassiera del supermercato le stesse possibilità di vincere che avrà un qualunque persona già nota o ricca) per scegliere i candidati alle elezioni e i delegati alle convention.

La convention è lo strumento con il quale i delegati, che sono cittadini tra cittadini (e non funzionari di partito, che non esistono nei partiti governati dagli elettori, dove non è ammessa alcuna forma di apparato) stabiliscono le regole delle libertarie e della convention stessa (e indicano quelle della convention successiva).

Per il funzionamento di un partito non è necessario nient’altro. In un partito governato dagli elettori, non ci sono apparati, segretari, capi, organi dirigenti, coordinatori. In parole semplici: “non ci sono elettori più uguali degli altri“. Non ci sono candidature o ricandidature garantite. Nessun eletto potrà scrollarsi gli elettori di dosso, che gli staranno col fiato sul collo dal primo all’ultimo momento. Se l’eletto non si atterrà alla volontà popolare, gli elettori lo puniranno alle consultazioni successive.

Lo tsunami delle libertarie

Basandoci sui dati relativi alle primarie Obama-Clinton del 2008, possiamo stimare l’affluenza potenziale e la raccolta di fondi di ipotetiche libertarie realizzate in Italia per lo schieramento moderato-conservatore. I risultati del calcolo sono i seguenti:

Affluenza potenziale: 10-11 milioni di elettori

Raccolta fondi del candidato vincitore: 100 milioni di euro, in donazioni individuali di 70 Euro ciascuna (in media)

Raccolta fondi totale (candidati individuali + partito): 180 milioni di Euro

Chiaramente, la sequenzializzazione agevola la raccolta delle donazioni e stimola la partecipazione. Si ricordi che le primarie dell’Unione del 2005 (“stile 1860”), le più partecipate in Italia, portarono alle urne poco più di 4 milioni di persone, e quel risultato non fu mai più eguagliato.

Le libertarie possono provocare un vero e proprio tsunami. Come già nel 2012, quando la mia proposta di primarie sequenziali all’americana con convention riuscì a farsi strada all’interno del PdL fino a portarlo alla fibrillazione (vedi qui e qui), così oggi la proposta delle libertarie si può insinuare all’interno del centrodestra e dare voce alla voglia (che serpeggia fra molti deputati e senatori) di un sistema che faccia emergere la volontà popolare invece che anestetizzarla. Sicuramente le libertarie potranno riunire tutte le anime del centrodestra, dalla Lega di Salvini alla Forza Italia di Fitto (Berlusconi si dovrà aggregare, che gli piaccia o meno) ai tanti conservatori/repubblicani che stanno tra i nostri elettori (e tra gli astenuti), ma non hanno mai trovato rappresentanza, né modi di candidarsi ed emergere. Se tanto mi dà tanto, il momento è quello giusto.

Diffondendo le idee di YouCaucus e spiegandole alla gente, ho notato che le madri di famiglia, come i benzinai, i tabaccai e le cassiere del supermercato, capiscono le idee al volo, tanto che mi danno sempre suggerimenti intelligenti e perspicaci per migliorarle. Per contro, quando spiego le idee ai politici, noto che fanno numerose resistenze. Capiscono subito che le libertarie sono una seria minaccia alle loro cariche, visto che con questo sistema non prenderebbero neanche un voto.

Pertanto, per dare scacco matto agli apparati, occorre diffondere le idee delle Libertarie tra la gente, invece che all’interno degli apparati. In questo modo, gli apparati saranno messi in un angolo: se diranno no alle libertarie, diranno no agli elettori, e quindi si condanneranno alla morte politica. Se diranno sì alle libertarie, diranno sì alla fine dei partiti-apparato, e quindi si condanneranno alla morte politica.

Per concludere: il sistema dei partiti attuali è il sistema grazie al quale:

i primi restano sempre primi, e gli ultimi restano sempre ultimi.

Il sistema delle libertarie, al contrario, è il sistema che garantisce che:

gli ultimi hanno sempre la possibilità (concreta, effettiva, non meramente teorica) di diventare primi, e i primi sono sempre a rischio (perché avranno gli elettori col fiato sul collo) di diventare ultimi.

Il “problema della democrazia” è essenzialmente un problema di fisica. Consultare 50 milioni di persone per fare emergere la volontà popolare richiede tempi e strumenti adatti. Non è qualcosa che si improvvisa. Per essere concreti, poniamoci la seguente domanda: basta “un’infarinatura di elezioni di tipo qualsiasi ogni 4-5 anni” per definire un paese, come l’Italia, una democrazia? Assolutamente no. Ci possiamo girare attorno quanto vogliamo, ma l’Italia, e così gli altri paesi europei, non sono democrazie. L’infarinatura di elezioni di tipo qualsiasi ogni 4-5 anni viene concessa al popolo soltanto per poter dire di avergliela concessa, e tenere buona la gente. Il popolo si convince che i suoi rappresentanti li ha davvero scelti lui e che quindi non ci sia niente da fare. Ma quei rappresentanti, in realtà, non li ha affatto scelti il popolo.

La fisica può essere applicata in tantissimi campi, perché offre una preparazione mentale molto apprezzata per la sua versatilità. Per esempio, l’econofisica, la fisica applicata all’economia, permette, tra le tante cose, di stanare gli speculatori che drogano il mercato. Il tutto analizzando i dati di borsa (ordini di vendita e di acquisto) e confrontandoli colle leggi della statistica. Con metodi simili è possibile stanare i sondaggi… creativi. Analizzando i dati forniti dai sondaggisti italiani di settimana in settimana, si scopre facilmente che non obbediscono alle leggi della statistica. Negli Usa, i dati forniti dai sondaggisti sono invece perfettamente in accordo colle leggi della statistica. Per questo i loro sondaggi sono più affidabili, anche se non sempre precisi. Infatti, l’errore intrinseco di un sondaggio è comunque molto grande, e fare sondaggi precisi costerebbe cifre proibitive. Se però oltre all’errore intrinseco dobbiamo tenere conto anche della creatività del sondaggista che ci ha messo le mani, tanto vale affidarsi agli oroscopi.

La “demofisica”, cioè la scienza fisica della democrazia, si prefigge di identificare il sistema più efficiente e pratico per fare emergere fedelmente la volontà popolare (per esempio nella scelta dei candidati, nella scrittura di programmi elettorali, nelle decisioni sulle regole che governano un partito o movimento politico), analizzando i tempi minimi, gli strumenti necessari, i costi. In sostanza, la demofisica cerca la soluzione al problema della democrazia, la formula della democrazia.

YouCaucus sostiene di avere trovato questa formula, fondata sul sistema “PSC” delle primarie sequenziali in crescendo con convention, e lavora per divulgarla e applicarla. In questo articolo la applicheremo allo scenario italiano presente, ipotizzando la creazione di due nuovi movimenti, e proponendo idee e strategie con le quali potrebbero davvero riuscire ad abbattere il sistema dei partiti attuali.

In questo momento, nel parlamento italiano ci sono tre poli, cioè tre partiti o movimenti maggiori, che hanno più o meno la stessa forza. Ebbene, occorre sapere che il “tripolo” è “contro natura”, cioè in natura non esiste. Ciò vuol dire che è una configurazione talmente instabile che dovrà precipitare più prima che poi verso la configurazione stabile, che è il dipolo. Chiaramente, il Movimento 5 Stelle è il più debole dei tre, perché è nuovo, perché dichiara guerra agli altri due, e perché gli altri due si possono alleare per farlo fuori. Quanto potrà resistere? Vediamolo.

tripolo

E’ impossibile che il Movimento 5 Stelle, da solo, abbatta entrambi gli avversari, perché il risultato finale sarebbe monopartitico, un monopolo. Ipotetiche divisioni successive non cambiano la conclusione di questo ragionamento, perché il problema stiamo affrontando è come arrivare all’abbattimento dei partiti/apparato, e il tripolo non potrà mai collassare in un monopolo. Quindi il progetto del Movimento 5 Stelle, così come formulato oggi, cioè il progetto di spazzare via entrambi i poli avversari, è irrealizzabile.

Il tripolo dovrà necessariamente collassare in un dipolo. Realisticamente, è possibile che il risultato finale del processo di collasso sia il dipolo PD-M5S? No, nonostante la debolezza attuale del centrodestra, perché il M5S non è di centrodestra. È possibile che il risultato finale sia M5S-exPdl? Non adesso, perché il PD è troppo forte.

Il risultato finale sarà inevitabilmente PD-exPdl. Lo si capisce un po’ anche dai risultati delle elezioni europee: nonostante tutti gli scandali, il centrodestra è riuscito a sopravvivere, e ora tornerà alla carica. Se gli elettori di centrodestra avessero avuto un’alternativa, il centrodestra di Berlusconi sarebbe collassato al 7-10%, per poi sparire nel nulla. Ma questo avrebbe portato al dipolo PD-M5S, che non è nelle cose. Dobbiamo arrenderci all’impossibilità di abbattere entrambi i poli PD e exPdL?

Torniamo alla fisica. La configurazione più stabile dopo quella di dipolo è quella di quadrupolo. Quella che sto per proporre è una rivoluzione totale della politica, e non mi aspetto che quello che dico sia apprezzato immediatamente, anche perché capisco che non è facile cambiare. Il sistema politico per cui si batte YouCaucus è “open source”. Non è di mio interesse spingere qualcuno a fare qualcosa che non vuol fare, e non ho nulla da guadagnare se lo fa. Ciò che chiedo ai lettori è di prestare attenione a quello che propongo, e di guardarlo con atteggiamento scientifico.

Come più volte sostenuto su questo sito, è cruciale per chiunque voglia abbattere un sistema di partiti, crearne due, di partiti. Non uno, ma due. Con un solo partito, o movimento, non si riuscirà mai a vincere contro il sistema, neanche quando, con l’aiuto della fortuna, potrà capitare di vincere le elezioni. Ma se invece si creano due movimenti, un Movimento Democratico e un Movimento Repubblicano, le cose cambiano: si realizza il quadrupolo. Due nuove forze politiche vengono contrapposte alle due vecchie, per “marcarle a uomo”, fare “uno contro uno”. Ciascuna si occupa di abbattere la forza vecchia corrispondente, prosciugandone l’elettorato. Se i due movimenti funzionano in base ai principi enunciati da YouCaucus, possono svuotare completamente i partiti del sistema nell’arco di pochi anni, arrivando ad un consenso pari al 90% complessivo dell’elettorato che si reca a votare.

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In questo modo il sistema andrà in tilt, perché non saprà più come comportarsi di fronte alle due nuove falangi. Esse saranno le ganasce dello schiaccianoci che stritolerà i vecchi partiti. Ciascuno dei due movimenti marcherà a uomo l’avversario di cui vuole prosciugare i voti, PD o exPdl. I vecchi partiti non avranno scampo, né un attimo di respiro. Tutti gli elettori sapranno chi votare, senza più ambiguità. Chi è conservatore voterà il Movimento Repubblicano, chi è progressista voterà il Movimento Democratico. Seguendo le indicazioni di YouCaucus i voti dell’attuale Movimento 5 Stelle spariranno molto presto a beneficio dei movimenti nuovi. I voti di PD ed ex PdL si prosciugheranno poco dopo.

Com’è possibile fare queste affermazioni con una tale sicurezza? E’ possibile perché un insieme di dati sperimentali ci consentono di farle. Uno scienziato prende i dati sperimentali, li analizza, identifica la teoria che li decodifica, e poi si rivolge agli sperimentatori per proporre nuovi esperimenti, nuove verifiche. Se i dati di partenza sono in numero sufficiente, le predizioni della teoria sono praticamente certe. I dati da cui è partito lo studio di YouCaucus sono abbondanti quanto basta, perché provengono da duecento anni di storia americana, e da circa quindici anni di storia italiana.

Possiamo confidare con assoluta certezza nello scenario delineato sopra perché quanto prevediamo è già successo, in ben due casi.

Primo: è successo negli Stati Uniti quaranta anni fa. Occorre sapere che prima di quella data i partiti americani erano dominati da apparati più litigiosi dei nostri, fazioni contrapposte, capi partito che manovravano come pedine i delegati alle convention e ribaltavano la volontà popolare come pareva loro. Nel 1968 Chicago fu messa a ferro e fuoco dai dimostranti mentre si svolgeva la convention democratica. Gli elettori volevano farla finita colla guerra in Vietnam, l’apparato del loro partito voleva invece continuarla. Il partito democratico fu costretto ad accettare delle riforme interne, che inaspettatamente provocarono il crollo di tutti gli apparati. Da allora i delegati divennero semplici elettori tra elettori, mandati dagli elettori a governare il partito e supervisionarne il funzionamento. Da allora emersero gli Obama dal nulla, e furono messi in grado di battere i candidati di quel che restava dei vecchi apparati (vedi la sconfitta subita da Hillary Clinton).

Secondo: sono già riuscito a fare qualcosa di simile in Italia.

In passato, dal 2004 al 2007, ebbi modo di conoscere e studiare il funzionamento dei partiti italiani dall’interno. Mi accorsi che qualcosa non andava e cominciai a chiedermi come avrebbe dovuto essere fatto un partito per funzionare veramente. Studiai il sistema americano e raccolsi i miei risultati nella prima versione del mio libro, che è appunto del 2007. Dopo aver elaborato quelle teorie ebbi modo di conoscere i vari leader del centrodestra italiano. Mi illusi che i leader fossero disposti ad ascoltarmi e a rivoluzionare il loro partito seguendo le mie linee guida (ero giovane e ottimista…).

Nel dicembre 2011 alcuni vecchi amici mi chiesero di andare con loro a una cena elettorale del PdL a Firenze, e così ne approfittai per consegnare il libro e la mia proposta ad Alfano. Gli spiegai i punti chiave di persona, insistendo in particolare sul fatto che le primarie non vanno fatte come le fa il PD, perché se si vota in tutta Italia nello stesso giorno solo chi è già ricco o famoso ha effettive possibilità di vincere. Occorre diluire la competizione temporalmente e territorialmente nell’arco di mesi, in modo che anche una cassiera del supermercato abbia effettive possibilità di vincere.

Da allora non rividi più Alfano, ma veicolai le stesse idee tramite altre personalità politiche, tra cui l’Onorevole Stracquadanio e Sedizione Liberale. Prima delle elezioni politiche del 2013 una parte del PdL, capeggiata proprio da Alfano, avanzò una proposta ispirata alla mia, e si battè per fare primarie all’americana con convention. Per la prima volta i giornali parlavano di “primarie sequenziali con convention”. Ma un’altra parte del PdL, capeggiata da Berlusconi, si oppose con forza. La lotta intestina fu senza esclusione di colpi, e vide vittoriosa la fazione guidata da Berlusconi. Le due fazioni siglarono la pace in vicinanza delle elezioni politiche. Tuttavia, poco dopo le elezioni, l’equilibrio cedette, e in men che non si dica ciascuno andò per la sua strada. Mi piace pensare che la lacerazione causata dalla diatriba interna sulle primarie americane suggerite da me abbia contribuito, e magari non poco, alla fine del PdL. Questo illustra il potenziale tsunamico e distruttivo di questo sistema di idee.

No mi stancherò mai di ripeterlo: per arrivare al 90% dei consensi (traguardo raggiungibile) e abbattere i partiti attuali, è assolutamente necessario creare DUE movimenti, non uno. Inoltre, devono essere fatti in modo da garantire il prosciugamento totale dei voti dei partiti avversari.

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Come si fa a garantire questa evoluzione? Occorre garantirsi il voto degli elettori, essere sicuri che preferiranno votare uno dei due movimenti nuovi piuttosto che uno dei due vecchi partiti. E come si fa ad ottenere questo? Come si fa a sapere quali sono i punti programmatici più graditi agli elettori? Come si fa a sapere quali sono i candidati che godono del loro maggior favore? La risposta è sorprendentemente semplice. Basta chiederlo a loro, agli elettori. Basta farselo dire da loro, dare loro la possibilità di candidarsi, farsi eleggere e governare il partito o movimento in tutto e per tutto.

Queste risposte ovvie nascondono un problema. Si dirà, infatti: nell’attuale Movimento 5 Stelle sono gli elettori che scelgono i candidati, con le primarie online. Sono gli elettori che fanno il programma elettorale, sempre votando online, ecc. E allora, perché il Movimento 5 Stelle non prosciuga i voti degli altri e vola verso il 51%?

E qui torniamo alla fisica. Consultare centomila persone, o decine di milioni, non è così semplice. Qualunque consultazione deve essere diluita temporalmente e territorialmente nell’arco di alcuni mesi, in modo che gli elettori abbiano il tempo di fare tutto quello che devono fare per governare veramente il movimento, o partito: controllare l’applicazione delle regole, modificare le regole per il futuro, scrivere il programma elettorale, candidarsi, candidare altri, fare campagna elettorale, vagliare i candidati, riflettere sulle proprie decisioni, rielaborarle, votare i candidati, vagliarli una seconda volta, votarli una seconda volta, riflettere di nuovo, rielaborare ancora, votare ancora, e poi ancora, e poi ancora, e poi ancora…

Impossibile, si dirà. E invece è possibile, e anche molto semplice da fare. La soluzione esiste, è quella per cui si batte YouCaucus, ma purtroppo, in Europa non è ancora applicata. La scienza che si occupa di questo problema è la metapolitica.

Per capire di cosa parlo, pensiamo alle primarie che il PD fa per eleggere il suo segretario. Immaginiamo una cassiera dell’Esselunga che ritiene di avere le capacità di governare il paese e, forte di quelle ma col suo semplice stipendio di cassiera dell’Esselunga si candida alle primarie nazionali del PD. Domanda: quante effettive possibilità di vincere avrà quella cassiera dell’Esselunga? Risposta: zero. Un sistema che non permette alla cassiera dell’Esselunga di candidarsi con effettive possibilità di vincere non è un sistema democratico, ma una ben orchestrata presa in giro. Le primarie in cui si vota in tutto il territorio nazionale in un giorno solo chiedono ai candidati di saltare in un sol colpo da valle fino alla cima della montagna. Di fatto, dà effettive possibilità di vittoria soltanto a quei due tre personaggi che stanno già in cima, cioè sono già famosi (politicanti che frequentano abitualmente salotti televisivi, giornalisti e personaggi di spettacolo) o sono straricchi.

Immaginiamo ora che invece di chiedere il miracolo, cioè il salto acrobatico da valle alla cima del monte in un sol colpo, si venga incontro ai candidati predisponendo un percorso diluito e graduale, una scala che collega la valle alla cima girando intorno alla montagna e riducendo al massimo la pendenza di ogni gradino. Chi è già in cima conserverà ancora un vantaggio, certo, ma mica poi tanto…

Per essere concreti, consideriamo le primarie per la scelta del candidato premier. Invece che votare in tutta Italia nello stesso momento, si stabilisce di cominciare dal Molise, l’Iowa italiano. La cassiera sconosciuta può candidarsi per tempo alle primarie del Molise, farsi qualche viaggio per la regione e tenere qualche comizio, senza rischiare di andare in rovina. Viene il momento delle primarie del Molise. Della cassiera sconosciuta non ha ancora parlato nessuno, tranne gli elettori che sono andati ai suoi comizi. La cassiera non ha nessuna possibilità di vincere le primarie del Molise, sia ben chiaro. Tuttavia, basta che emerga dal fondo dei numerosi candidati della domenica per farsi notare e continuare a sperare. Una settimana dopo si vota, supponiamo, in Abruzzo. Nel frattempo qualche giornale locale intervista la candidata, più che altro per curiosità. La quale, se ha effettivamente le capacità di cui parlavamo, guadagna punti. Non riesce a vincere le primarie dell’Abruzzo, certo, ma magari si piazza sesta, scavalcando qualche riccone o personaggio famoso. A questo punto, molti cominciano a chiedersi: chi è questa qui? Non sarà mica la rivelazione di queste elezioni, per caso? Le richieste di interviste arrivano più numerose, e anche le donazioni. Una settimana dopo si vota nelle Marche. La cassiera si classifica terza: si diffonde i panico tra tutti i candidati di apparato. Cominciano a sudare freddo. In tv non si parla altro che di lei. E infatti, una settimana dopo vince le primarie dell’Umbria. A quel punto non la ferma più nessunno. Tutte le altre primarie saranno plebisciti per lei.

La diluizione permette agli elettori di rielaborare le loro decisioni. Chi vota in Abruzzo conosce già il risultato delle consultazioni tenute in Molise e se ne serve per fare uno screening ulteriore dei candidati. Chi vota nelle Marche conosce già i risultati di chi ha votato in Molise e in Abruzzo, e può raffinare le sue valutazioni ulteriormente. Con questo percorso il popolo può “ragionare”. Non c’è nessuna possibilità che emergano malintenzionati con questo sistema, che è anche un antidoto contro infiltrazioni mafiose e di chiunque voglia pilotare i risultati a discapito della volontà popolare.

Infine, qualunque divisione interna al movimento sarà sanata dalla serie impressionante di vittorie inanellate dal candidato prescelto nella seconda parte della sequenza di consultazioni. Per questo l’ho chiamato “sistema della primarie sequenziali in crescendo con convention”.

Riepiloghiamo. Le primarie sequenziali per la scelta del candidato premier sono organizzate chiamando gli elettori di ogni regione a votare in una data diversa, a una settimana di distanza gli uni dagli altri, cominciando dagli elettori delle regioni più piccole. Nell’esempio appena fatto le primarie per la scelta del candidato premier sono sequenzializzate su base regionale. Il principio che sta alla base di questo sistema politico è semplice semplice: se un sistema politico/partitico permette alla cassiera dell’Esselunga di candidarsi con effettive possibilità di vincere, posto che abbia le qualità, le idee e i programmi graditi agli elettori, allora quel sistema politico è una democrazia. In tutti gli altri casi è da considerarsi un’abile fregatura. Per questo motivo l’Italia NON è una democrazia. Per questo motivo non sono democrazie la Germania, la Francia, il Regno Unito, la Spagna, eccetera.

Dare tutto il potere agli elettori significa anche altre cose:

Il movimento o partito non ha apparati, segretari, portavoce, coordinatori, organi dirigenti, capi, cariche interne e via discorrendo. Nessuno è più uguale degli altri.

Il movimento o partito è fatto di elettori e non di iscritti. Chiunque può votare alle elezioni primarie del Movimento Repubblicano o del Movimento Democratico (ma non a quelle di tutti e due contemporaneamente). Essendo le consultazioni diluite nel tempo, il rischio di infiltrazioni e sabotaggi (già studiato ampiamente negli Usa) è completamente sotto controllo.

Gli elettori scelgono fra loro i candidati alle cariche pubbliche, con modalità come quelle descritte sopra che facciano veramente emergere la volontà popolare. Nessun candidato scelto ricopre ruoli particolari nel movimento o partito, ma rimane un suo semplice elettore al suo cospetto. Gli elettori scelgono fra loro anche delegati da mandare alla convention per alcuni giorni, dove governano il partito.

Il partito o movimento è inizialmente neutro. Qualunque idea, regola interna, proposta programmatica o candidato è decisa dagli elettori con le modalità descritte, e solo da loro.

Non è tutto. Le consultazioni diluite nel tempo sono macchine formidabili per massimizzare voti, consenso, risonanza mediatica e raccolta di donazioni. Per mesi sui giornali non si farà altro che parlare della competizione interna ai due movimenti. Emergeranno gli Obama a cui oggi nessuno dà alcuna possibilità di emergere. Cresceranno, faranno esperienza durante i mesi di primarie e arriveranno al giorno delle elezioni trascinati dall’onda del successo ottenuto in quella competizione. I vecchi partiti saranno tramortiti e, presi in contropiede, soccomberanno.

I due movimenti non vorranno allearsi con i vecchi partiti, ma potranno allearsi tra loro realizzando larghe intese, se ciò servirà ad abbattere il sistema. Il risultato finale, l’abbattimento del sistema attuale di partiti/apparato è però garantito.

Stamattina mi sono recato a Milano nella sede della Casaleggio Associati e ho lasciato una copia del libro “Il sistema dei partiti governati dagli elettori” e una lettera esplicativa per Gianroberto Casaleggio. Non ho potuto incontrarlo di persona, poiché era impegnato in riunioni, ma non ho dubbi che la sua segretaria gli consegnerà il materiale.

In particolare, ho spiegato nella lettera che il Movimento 5 Stelle dovrebbe dare origine a due movimenti distinti, il Movimento Democratico 5 Stelle e il Movimento Repubblicano 5 Stelle, applicando la teoria dei partiti U e C che conquistano il 100% dell’elettorato partendo da zero, e seguendo i principi di YouCaucus per soddisfare il criterio della cassiera.

La consegna di questi documenti rappresenta un altro piccolo passo nell’opera di divulgazione del pensiero di Youcaucus. La speranza che Casaleggio legga il libro e recepisca il messaggio è molto maggiore che nel caso degli altri miei destinatari di missive simili (tra cui Beppe Grillo, Matteo Renzi, Angelino Alfano e Silvio Berlusconi), perché comunicare con lui dovrebbe essere più facile.

Occorre sapere che il tipo umano a cui appartengono politici, giornalisti e uomini di spettacolo è fatto, di persone che usano la parola, il “verbo”, non per comunicare ciò che è, la realtà effettuale delle cose, ma per produrre un certo effetto o reazione, nell’interlocutore, nella maggior parte dei casi facendo leva sull’emotività. L’aderenza tra la realtà e ciò che dice una persona di questo tipo è molto labile, alle volte totalmente assente. Forse questa è la ragione per cui non sono mai riuscito a fare arrivare il mio messaggio a quelle persone.

Sarebbe impossibile fare scienza, per esempio, adoperando la comunicazione a quel modo. L’altro tipo umano, quello “del sì sì, no no“, invece può fare scienza, ma difficilmente riuscirà ad avere successo come politico, perché dire la verità in politica equivale a una condanna. Siccome Casaleggio non appartiene al primo tipo umano, c’è qualche speranza che appartenga al secondo, o a qualche tipo intermedio.

Mi sono recentemente candidato alle parlamentarie europee del Movimento 5 Stelle, e così ho potuto verificare dall’interno il funzionamento delle loro consultazioni. Riporto qui il mio giudizio.

Le candidature sono state aperte il 26 marzo, senza alcun preavviso. Il primo turno di votazioni si è tenuto il 31 marzo, il secondo turno il 3 aprile. Il tutto sempre senza preavvisi di sorta.

Nel primo turno di votazioni si dovevano valutare centinaia di curricula mai visti prima, caricati dal sistema operativo a 5 stelle in modo approssimativo. Molti profili erano tagliati come pure le lettere di intenti, con frasi a metà. Non esisteva un motore di ricerca interno per poter scorrere i profili in maniera efficiente. Si poteva soltanto cercare per città, sesso e poco altro.

A Pisa i candidati da valutare erano circa trecento. Volendo, 300 candidati potrebbero stare su un’unica pagina web, ma erano invece organizzati in modo da massimizzare il numero di click necessari per raggiungerli, impedendo di fatto di valutarli in tempi ragionevoli. Sembrava un web anni 90, realizzato in modo molto approssimativo da illetterati di internet. La cosa è quanto mai sorprendente, perché il Movimento 5 Stelle si spaccia per il movimento che fa decidere la rete.

La mia indagine conferma che il Movimento 5 Stelle non soddisfa i criteri minimi di YouCaucus per poterlo considerare un movimento governato dai suoi elettori. Ricordiamo infatti che tra i criteri suddetti è di importanza fondamentale dare ai candidati e agli elettori modi e tempi per permettere loro di candidarsi e fare le proprie scelte, cose che evidentemente non sono giudicate importanti per il M5S. Di sequenzialità delle primarie neanche l’ombra, come pure della convention dei delegati. Le regole delle consultazioni continuano a piovere dall’alto, all’improvviso, senza che gli elettori abbiano alcuna voce in capitolo.

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Aggiunta successiva (giugno 2015): non ho mai saputo quanti voti ho preso. Immagino che nessun altro candidato, tranne quelli passati al secondo turno, sia stato informato dei voti ottenuti. Pertanto le primarie del Movimento 5 Stelle non sono una cosa seria.

Nato appena 3 anni fa, il Movimento 5 Stelle è oggi il primo partito italiano. Questo risultato è stato ottenuto senza passare un solo minuto di tempo in televisione, senza spendere soldi pubblici, senza chiedere o accettare rimborsi elettorali. 

Più di un mese fa avevo dato il mio endorsement al Movimento, per la sua apertura ai cittadini e il suo elevato tasso di democraticità. Pertanto, oggi non posso che rallegrarmi e festeggiare il trionfo.

L’unica forza politica veramente nuova oggi in Italia è il Movimento 5 Stelle. Esso può rivoluzionare completamente la politica italiana, facendo per la prima volta accedere al parlamento gente comune invece che politicanti e cooptati. E’ assolutamente necessario che il M5S abbia un risultato molto positivo alle imminenti elezioni. E lo dico io che non sono un sostenitore acritico del movimento, tanto che nutro alcune riserve su alcuni aspetti del programma del M5S.

Tuttavia, in questo momento delicatissimo della politica italiana dobbiamo fare delle scelte che trascendono gli interessi particolari, o le classiche collocazioni destra-sinistra, e guardano invece al futuro dell’Italia come democrazia. Per questo, non soltanto ho deciso di votare e far votare M5S, ma mi sto dando da fare quanto posso per diffondere suggerimenti e raccomandazioni per fare un’efficace propaganda elettorale a favore del M5S.

Per esempio, in questi giorni ho notato che se cercate su Google “votare M5S alle prossime elezioni” il primo risultato che trovate rimanda al mio post dal titolo “Votare Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni è la scelta migliore“.

Controllando le statistiche di accesso al mio sito, ho notato che in questi giorni moltissimi visitatori cercano sui motori di ricerca cose semplicissime del tipo “chi votare alle prossime elezioni“, “cosa votare alle elezioni politiche“, “come votare alle elezioni“, ecc. Anche nei risultati di queste ricerche il mio post è tra i primi.

In sostanza, molti indecisi stanno andando su internet a… “chiedere a internet” cosa votare. I social network, di cui non sono affatto un fan, sono secondo me troppo confusi e rumorosi per fornire indicazioni di voto credibili agli elettori.

Quindi il mio suggerimento a chi vuole sostenere il Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni è di scrivere moltissimi post, magari sul sito di Beppe Grillo o sui siti collegati, o sul proprio sito, o creando appositamente nuovi blog su WordPress, con titoli simili a quello del mio post, o simili alle ricerche di cui sopra (es.: “Chi votare alle prossime elezioni? La scelta migliore è il Movimento 5 Stelle“, ecc.). E riempire di queste parole e frasi chiave anche le tag dei post. Infine, linkarli tra di loro e al mio post.

Visto che il risultato sarà determinato in larga misura dagli indecisi, questa è un’ottima maniera per intercettarne parecchi. In modo che tutti gli indecisi che viaggiano su internet ricevano una risposta univoca “da internet”:

alle prossime elezioni SI VOTA M5S !

I lettori ricorderanno che alcuni mesi fa Alfano voleva fare primarie all’americana, con convention, per la designazione del candidato del PdL a presidente del consiglio. Poi non se ne fece nulla, perché ridiscese in campo Berlusconi. Prima dell’intervento di Berlusconi il PdL visse delle fasi molto tormentate, con aspri contrasti interni e una specie di tutti contro tutti. Alcuni lasciarono il partito, altri si candidarono alle primarie, altri ancora osteggiarono le primarie con tutte le loro forze. Insomma, il PdL stava per sbriciolarsi.

Un anno fa e poco più, come sanno i frequentatori di questo sito, fui io a proporre quel modello di primarie ad Alfano, durante una cena del PdL a Firenze. Successivamente mi adoperai per veicolare ancor meglio le idee sensibilizzando onorevoli contattati in vari modi, partecipando (in video) a una conferenza di Sedizione Liberale, e altro.

Occorre sapere che quando i politici accolgono una proposta sensata non è certamente perché ne capiscono il senso, ma perché vi intravedono un qualche vantaggio. Alfano fu colpito dalla mia proposta perché capiva che facendo primarie così diverse da quelle del PD poteva evitare il raffronto impietoso tra la partecipazione alle sue e la partecipazione alle loro. Lo stesso dicasi degli onorevoli che si sono dati da fare per sostenere la proposta: vi vedevano unicamente uno strumento come un altro per perorare la propria ricandidatura. Di queste cose sono perfettamente consapevole, e me ne son fatto una ragione, in attesa di trovare interlocutori più disinteressati, come quelli che ora intravedo nel Movimento 5 Stelle.

Ciò che voglio sottolineare è che una proposta come quella delle primarie sequenziali in crescendo con convention, lungi dal ricompattare il PdL, stava per frantumarlo in mille pezzi. In definitiva, se le mie proposte sono tanto perniciose per i partiti tradizionali, forse forse sono proprio le proposte più azzeccate per cambiare la politica italiana.

Peccato che Berlusconi abbia annusato il pericolo in extremis, sennò potevo mettere nel mio curriculum di aver distrutto il PdL!

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