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I lettori di questo blog forse ricorderanno che mesi fa spiegai, in questo post, di aver mandato in tilt il PdL con la proposta, fatta ad Alfano qualche tempo prima, di primarie sequenziali in crescendo con convention (per dettagli, vedi qui, o qui).

Prima delle elezioni politiche del 2013 una parte del PdL avanzò una proposta molto simile, e un’altra parte del PdL, capeggiata da Berlusconi, si oppose con forza. La lotta intestina fu senza esclusione di colpi, e vide vittoriosa la fazione guidata da Berlusconi. Le due fazioni siglarono la pace vista la vicinanza delle elezioni politiche.

Poco dopo le elezioni, però, complici le note altre vicissitudini di Berlusconi, l’equilibrio non resse e ciascuno andò per la sua strada. Mi piace pensare che la lacerazione causata dalla diatriba interna sulle primarie americane suggerite da me abbia contribuito, e magari non poco, alla fine del PdL.

Ora il Nuovo Centrodestra non ha futuro, e la Nuova Forza Italia non sa più dove sbattere. Probabilmente le imminenti elezioni europee sanciranno la scomparsa di tutti e due.

Venerdì scorso l’Onorevole Stracquadanio è venuto a Pisa per partecipare ad un incontro organizzato dai Liberali nel PdL. Gli amici che ho nel PdL mi hanno chiesto di andare a fare un intervento per spiegare la mia proposta di primarie sequenziali correlate alla convention, cosa che ero molto riluttante a fare, perché sono sempre più restio a fare proposte che potrebbero tornare utili ai partiti esistenti. Non credo che meritino aiuti, a meno che non si tratti di aiuti a tirare le cuoia il più in fretta possibile. Comunque, di solito non c’è alcun rischio che gli interlocutori del PdL capiscano di cosa si sta parlando, quindi si può parlare loro tranquillamente, e rimanere ragionevolmente sicuri che continuino a dare un calcio alle poche occasioni che rimangono loro per sopravvivere. Siccome poi la mia proposta comporterebbe ai partiti esistenti di chiudere i loro apparati per sempre, quindi di fare praticamente harakiri, è assai probabile che la ignorino e proseguano indisturbati nella loro salutare (per noi) corsa verso il baratro.

Comunque sono andato all’incontro, poi una cosa tira l’altra, e alla fine, di fronte all’insistenza dei miei amici, ho raccontato in poche parole la mia proposta all’Onorevole. Dopo un po’ di obiezioni iniziali, Stracquadanio ha mostrato, con una certa mia sorpresa, di aver afferrato bene il messaggio, e mi ha chiesto di mandargli i documenti che avevo con le proposte dettagliate. Dopo averglieli mandati mi sono reso conto che quei documenti non stanno ancora su questo sito, mentre dovrebbero starci perché potrebbero essere utili a tutti. Pertanto ho deciso di scrivere questo post ed inserirli qui. Casomai ci fossero sviluppi vi terrò informato.

Si tratta di

1. proposta di primarie sequenziali e convention per il candidato premier (versione ritoccata di quella che ho consegnato ad Alfano il 18 dicembre scorso)

2. mozione approvata all’unanimità al congresso provinciale del PdL di Pisa, tenutosi recentemente, per adottare il mio sistema alle elezioni comunali di Pisa dell’anno prossimo

3. pamphlet esplicativo che accompagnava la mozione, con spiegazione di cosa sono le primarie americane e come dovrebbero funzionare a Pisa nel 2013


Ho partecipato a una riunione del Movimento 5 Stelle qualche settimana fa e ho scoperto che il movimento non si è ancora dato regole innovative per far scegliere le candidature e scrivere il programma elettorale agli elettori. A questo proposito, il “non statuto” consultabile qui, dice soltanto, all’articolo 7,

Le regole relative al procedimento di candidatura e designazione a consultazioni elettorali nazionali o locali potranno essere meglio  determinate in funzione della tipologia di consultazione ed in ragione dell’esperienza che verrà maturata nel tempo.

Alla riunione cui ho partecipato ho esposto la mia proposta, ispirata ai partiti americani, di primarie sequenziali correlate con la convention. Credo di aver interessato un buon numero di presenti con le mie idee, che sono poi quelle esposte in questo sito e nel libro segnalato qui. In effetti, il Movimento 5 Stelle sembra in grado di recepire il messaggio, attuarlo in tempi rapidi e sfruttarlo al meglio. Rispetto ai partiti tradizionali, il M5S è già avanti. Per esempio, la mia proposta richiederebbe di eliminare gli apparati partitici, ma il M5S non ha alcun apparato. Inoltre, richiede di rinunciare ai fondi pubblici, come ormai tutti i candidati fanno negli Stati Uniti, ma il M5S non ha mai preso un soldo di fondi pubblici. Richiede di demandare tutte le decisioni agli elettori, che è ciò che fa anche il M5S. E allora, a cosa potrebbe servire la mia proposta? A dare al movimento un sistema di regole semplici che gli garantiscano di crescere su queste basi, senza mai diventare come gli altri e senza mai dover fare compromessi con gli altri.

Il metodo per cambiare completamente la politica costa poco o nulla e richiede poche tornate elettorali. Si tratta di sostituire i partiti esistenti con due partiti aperti, governati dagli elettori, che si divideranno il 97% degli elettori circa, sul modello dei partiti americani.

Come sapete, chi è al potere oggi usa il potere che ha per impedire agli altri di accedervi. Per scardinare questo sistema perverso è necessario un sistema che spiazzi i partiti esistenti e li renda impotenti.

I due partiti nuovi devono essere completamente aperti, perché essendo aperti, sbaraglieranno facilmente i partiti chiusi, appena entreranno in competizione contro di loro. Aperti vuol dire, tra le altre cose, che non devono avere valori o idee o programmi a priori. E poi che non devono avere alcun apparato e devono consentire a chiunque di candidarsi alle cariche, candidarsi a delegato alla convention, e votare nelle primarie. Un partito che fissa i suoi obiettivi a priori restringe anche il campo di interesse che può suscitare e quindi anche riduce il numero d voti che può prendere. Qualunque regola, programma o valore sarà stabilito dagli elettori stessi tramite la convention, a cui partecipano delegati eletti con le primarie sequenziali. Qualunque decisione o indicazione della convention vale solo fino alla convention successiva, quando si riazzera tutto.

Le primarie devono essere sequenziali, altrimenti sono una burla. Non è praticamente o umanamente possibile che un candidato nuovo vinca le primarie per il premier se quelle primarie sono tenute nello stesso giorno in tutta Italia. Ma un’impresa del genere diventa possibile se si comincia dal Molise, una settimana dopo si va in Abruzzo, poi nelle Marche, ecc., diluendo il compito e quindi rendendolo abbordabile a chiunque. Come negli Usa si parte dall’Iowa, poi si va nel New Hampshire, nella Carolina del sud, eccetera. Similmente, occorre sequenzializzare le primarie per i sindaci, i governatori di regione, e quando avremo finalmente un sistema uninominale, anche per i deputati e senatori.

I partiti di cui parlo non hanno apparati, sono pure e semplici macchine per produrre candidati e programmi elettorali decisi dagli elettori. Primarie sequenziali correlate alla convention, primarie sequenziali correlate alla convention, primarie sequenziali correlate alla convention, e si azzera tutto ogni volta. Solo e semplici macchine per fare emergere la volontà popolare. Per questo vinceranno facile contro i partiti chiusi attuali e non lasceranno loro alcuna possibilità di cavarsela.

Forse a Pisa realizzeremo questo progetto l’anno prossimo per le elezioni comunali con alcuni fuoriusciti del PdL. Però sto cercando di sensibilizzare più persone possibile, in modo che aumentino le possibilità di riuscita. Chiunque fosse disposto ad imboccare questa strada avrà il mio appoggio e la mia collaborazione, qualunque siano le sue idee politiche, a qualunque area appartenga (io non sono iscritto ad alcun partito). Il M5S è l’interlocutore ideale. Nelle prossime settimane cercherò di mettermi in contatto con Beppe Grillo per spiegargli la proposta. Vi terrò informati se ci sono novità.

***

27 Maggio 2012 ___  Aggiornamento

Come promesso, vi tengo informati sulle novità. Sono stato ad un’altra riunione del M5S e ne ho tratto alcune conclusioni. Allo stato attuale, il M5S è ancora molto indietro sul tema del coinvolgimento trasparente degli elettori. Sembra muoversi in modo casuale e scoordinato, per nulla pronto ad affrontare la sfida. Molti militanti già scalpitano perché venga loro riconosciuto il diritto-privilegio di contare più degli altri elettori al momento di decidere le candidature, in base all’impegno profuso per il movimento e al loro attivismo. Non è chiaro se e come gli elettori saranno effettivamente consultati per selezionare i candidati. Si parla di primarie online, ma le candidature alle primarie saranno probabilmente chiuse, ristrette ai famosi “militanti più uguali degli altri elettori”. E’ probabile che da qui a poco, chi si avvicinerà al movimento sarà messo a fare la fila dietro coloro “che si sono impegnati già da tempo”. Accanto a molte persone aperte all’innovazione, ve ne sono altrettante che ragionano come i militanti dei vecchi partiti e accampano qualunque scusa per non discutere di proposte a loro sgradite. Parecchi sono coloro che chiedono procedure per limitare la partecipazione e le candidature a “persone fidate” che stanno nel movimento già da tempo. Vedono in qualunque nuovo arrivato un opportunista e una minaccia, perché potrebbe sottrarre loro il posticino che credono di essersi ritagliati. Insomma, ho ritrovato tutti i difetti dei partiti chiusi. Se queste persone avranno peso determinante, come temo, inevitabilmente, il M5S diventerà il classico partito “come gli altri”.

Non sono ancora riuscito a contattare Beppe Grillo, ma a questo punto non so se valga la pena farlo. Soprattutto, non ho voglia di farlo. Mancano i segnali minimi per sperare che il Movimento 5 Stelle rappresenti un vero cambiamento.

Per un attimo ci ho sperato: che Alfano avesse recepito il messaggio. Che avesse capito che per rivoluzionare la politica bisogna cambiare il sistema di fare politica, i partiti, venendo incontro alla gente invece che andando contro la gente.

Quando gli ho fatto la mia proposta, lo scorso dicembre, ha reagito molto interessato, devo dire. Gli ho spiegato che per rivoluzionare la politica bisogna cominciare dai partiti, aprendoli come i partiti americani, eliminando gli apparati e adottando il sistema americano delle primarie sequenziali, quel sistema che diluisce il compito e le difficoltà, e quindi permette a (quasi) tutti i cittadini di potersi presentare con possibilità di vittoria.

Praticamente, si fanno votare gli elettori di ogni regione a una settimana di distanza gli uni dagli altri, per dare chances anche a chi non parte già famoso o straricco: un “Carter chi?” che ti diventa presidente, un Mike Huckabee che in due settimane passa dal nulla al trionfo in Iowa, un Rick Santorum che, seguendo le orme di Huckabee, quasi strappa la nomination allo straricco di turno Mitt Romney, un Obama che strapazza la superfavorita dell’establishment, e via di questo passo.

Far votare tutta l’Italia nello stesso giorno, alle primarie, equivale a dare concrete possibilità di vittoria solo a chi è straricco o già noto, magari grazie alla tv. E’ così che può emergere un leader? Cominciando, invece, dal Molise, o dalla Val d’Aosta, come in Usa si comincia dall’Iowa e dal New Hampshire, la cosa diventa fattibile anche a gente che non ha dietro il solito giro…

Devo ammetterlo: sono un ingenuo. Per un attimo ho sperato che Alfano avesse capito che il motivo per cui è emerso Obama è questo, cioè che il sistema americano dà effettivamente la possibilità a un leader di emergere. Invece oggi leggo sui giornali che la “grande novità di Alfano” sarebbe usare internet, perché gli “esperti” che ha consultato gli hanno detto che Obama è emerso perché ha usato internet (pensa te!), e dunque via con internet!

E poi, certo, anche cambiare nome al partito (pensa che rivoluzione! Infatti Obama ha vinto cambiando nome al suo partito, come tutti sanno), accoppiarlo con liste civiche (mai visto prima niente di simile in Italia! Però, visto che Obama ha vinto grazie alle famose liste civiche americane…) e mettercene una capeggiata da Montezemolo (a questo punto siamo tutti convinti: Alfano è un genio).

Che dire: indichi la luna, guardano il dito…

Oggi Angelino Alfano ha dichiarato (fonte Repubblica.it):

“Subito dopo il ballottaggio delle amministrative, io e Berlusconi annunceremo la più grossa novità della politica italiana che cambierà il corso della politica italiana nei prossimi anni e sarà accompagnata dalla più innovativa campagna elettorale che la politica italiana abbia avuto dalla discesa in campo di Berlusconi del 1994”.

Tutti pensano all’entrata di Montezemolo nel PdL, o qualcosa di simile, ma io penso che la novità non sarebbe così sconvolgente, e ci sia necessariamente dell’altro. In particolare, riflettendo sulla “più innovativa capagna elettorale dal ’94” di cui parla Alfano, e ricordando chiaramente che Alfano si mostrò molto interessato alla mia proposta, quando gli parlai di primarie sequenziali all’americana, in una cena elettorale a Firenze il dicembre scorso, sono convinto che la novità sia proprio questa, cioè che il PdL annuncerà che

il candidato premier del PdL sarà scelto con primarie sequenziali all’americana, cioè diluite in due-tre mesi, dove gli elettori di ogni regione saranno chiamati a votare in settimane distinte, creando un evento che non ha precedenti fuori dagli Usa.

Una competizione del genere massimizza la risonanza sui media, quindi la pubblicità gratuita, massimizza anche la raccolta di fondi, perché costringe i candidati a percorrere tutto il territorio nazionale in lungo e in largo, e massimizza il ritorno di consenso, perché molti degli elettori attratti da un partito colle primarie americane, inclusi quelli abituati a votare per i partiti avversi, poi tornano a votare per quel partito alle elezioni generali.

Se vogliamo usare una metafora calcistica, le primarie sequenziali americane stanno alle primarie nazionali (tipo quelle del PD italiano) come una Champions League sta a una supercoppa. La prima è una competizione prolungata che suscita grande interesse in tutte le sue fasi, la seconda è una finale senza campionato, che interessa al massimo i tifosi di due squadre, e di cui si parla un giorno solo.

Un candidato che non sia già famoso o straricco non ha alcuna possibilità di presentarsi a primarie nazionali con possibilità di vittoria. Ma se le primarie vengono diluite come detto, tutti i candidati sono più o meno uguali sulla linea di partenza. Come negli Usa, può emergere ora un Mike Huckabee, domani un Rick Santorum, praticamente dal nulla, e avere concrete possibilità di ottenere la nomina, oppure un candidato di colore può sbaragliare la superfavorita dell’establishment, o un “Carter chi?” può diventare presidente.

Certo, probabilmente con la novità annunciata da Alfano c’entra anche Luca Cordero di Montezemolo, nel senso che non si può pensare di arruolare Montezemolo come deputato del PdL, ma non si può neanche pensare di offrirgli la candidatura a premier così su due piedi. Offrirgli invece una competizione aperta come quella americana, dove possono misurarsi tutti con vere possibilità di vittoria e… che vinca il migliore…, sembra una proposta alquanto allettante e ragionevole.

Staremo a vedere. Forze il momento della rivoluzione politica è arrivato? Sembra difficile che una rivoluzione del genere possa emergere dall’interno dei partiti, invece che essere loro imposta in qualche modo dall’esterno, ma siccome così capitò in USA quarant’anni fa,  potrebbe capitare anche in Italia. Vi aggiornerò a breve.

***

Per consultare la proposta che ho consegnato ad Alfano il 18 dicembre 2011, clicca qui

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