Le Libertarie Pisane 2018

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La convention




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A più riprese, nei mesi scorsi, i vertici del PdL dichiararono pubblicamente l’intenzione di voler fare elezioni primarie per la scelta del candidato premier alle prossime elezioni politiche. Non appena Berlusconi ha annunciato di volersi ricandidare, il PdL è tornato sui suoi passi. Dall’altra parte, il PD tergiversa ancora, nonostante le pressanti richieste di Renzi, sulla data e le modalità delle sue primarie nazionali. Ai dirigenti di quel partito non basta il fatto di fare primarie nazionali, per l’appunto, invece che primarie sequenziali, sapendo che le primarie nazionali penalizzano tutti i candidati che non hanno l’investitura dell’apparato. Probabilmente vogliono fare anche "primarie a sorpresa", per assicurarsi che gli avversari non abbiano nemmeno una possibilità minima e remota di dare fastidio al candidato dell’apparato. Sono quelle che negli USA chiamerebbero snap-primary, usate decenni fa (prima dell’avvento del sistema moderno che sancì il superamento degli apparati partitici) per consultare gli elettori in maniera tale da favorire una fazione rispetto a tutte le altre. E’ ormai quasi certo che gli organi dirigenti del PD convocheranno le primarie all’ultimo momento. Dopo il risultato del voto, secondo loro scontato (ma in realtà non così scontato, perché Renzi gode già di una certa notorietà), diranno: "avete visto? dicevate tanto di questo Renzi, ma non è andato poi così lontano…" Vedremo se gli elettori del PD premieranno le "furbate" del loro partito.

Che cosa sta succedendo? Sta succedendo che gli apparati si stanno arroccando a difesa dei loro privilegi, contro le istanze provenienti dal popolo. Quando possono impediscono di fare le primarie, quando non possono le fanno in modo da mortificare la volontà popolare, invece che farla emergere. Cercano in tutti i modi di "domare" qualsiasi forma di consultazione degli elettori.  Tuttavia, la guerra degli apparati contro il popolo è una guerra persa in partenza: lo sanno loro e lo sappiamo noi. L’unica cosa che importa ai politicanti è di tirarla lunga il più possibile, in modo da assicurarsi i privilegi ancora per un po’ di tempo e scaricare il problema sui loro successori. 

La domanda che ci dobbiamo porre è: come possiamo accelerare il processo di apertura dei partiti e sgretolamento degli apparati? Da decenni gli apparati partitici ci sottraggono libertà ed opportunità. Se non ci diamo da fare in prima persona potremmo non riuscire a riprenderci quel che ci appartiene durante il corso della nostra vita. 

Se PdL e PD non vogliono fare le primarie, oppure non vogliono farle sequenziali, oppure non vogliono nemmeno farle in date congrue e comunicate con adeguato anticipo, insomma non vogliono farle con modalità che garantiscano agli elettori di fare veramente emergere la loro volontà, che fare? Una possibilità c’è.

L’anno prossimo si terranno elezioni politiche ed elezioni amministrative. Sicuramente in alcune realtà locali si faranno primarie per i candidati alle elezioni amministrative (a Pisa, per esempio, si dovrà scegliere il sindaco). Sperabilmente in alcuni casi si sperimenteranno primarie sequenziali correlate alla convention. Comunque sia, si può

1. tenere le primarie per i candidati alle elezioni amministrative con congruo anticipo, in modo che precedano di almeno un mese le elezioni politiche nazionali;

2. abbinare le primarie per i candidati alle elezioni amministrative a primarie autogestite per i candidati a premier.

In sostanza, si tratterà di primarie degli elettori, autogestite dagli elettori, i quali si consulteranno liberamente sulle proprie intenzioni di voto. Infatti, non c’è nessun bisogno di avere il beneplacito degli apparati per fare elezioni primarie. Abbinare le primarie per il premier ad altre primarie, per esempio quelle relative ad elezioni locali, riduce notevolmente lo sforzo organizzativo e può invogliare più elettori a partecipare.

Per esempio, chi organizza primarie per il candidato sindaco di Pisa per un qualunque partito di area di centrodestra, potrà stabilire di permettere agli elettori, sulla stessa scheda elettorale, di esprimere anche la propria preferenza per il candidato premier del centrodestra. I candidati in lista per la nomina di candidato premier saranno personalità politiche di rilievo ritenute potenziali candidati a premier (Berlusconi, Montezemolo, Della Valle, Monti, ecc. – indipendentemente dalla loro volontà di essere messi o non messi in lista) e poi chiunque altro si voglia candidare. Lo stesso possono fare i partiti locali che si collocano a sinistra, per il candidato premier della loro area politica, anche se le famose primarie "snap" nazionali del PD si saranno già tenute e avranno già incoronato il candidato dell’apparato.

Assieme ai risultati delle elezioni primarie del candidato sindaco (per esempio, di Pisa) saranno divulgati i risultati delle elezioni primarie pisane per il candidato premier del centrodestra, o centrosinistra. Se più città seguiranno l’esempio, la sequenzializzazione delle primarie per il candidato premier seguirà automaticamente.

Una volta diffusi i risultati delle primarie degli elettori per il candidato premier, i partiti di centrodestra, o centrosinistra, potranno decidere se ignorarli, come probabilmente faranno, o tenerne conto. Nel primo caso sanciranno la loro lontananza dagli elettori, nel secondo il loro arretramento di fronte agli elettori. In ogni caso, il risultato finale sarà

POPOLO – APPARATI        1 : 0

Oggi apprendiamo che Berlusconi avrebbe intenzione di ricandidarsi a premier alle prossime elezioni politiche. Subito dopo, alcuni giornalisti hanno stabilito che le primarie del PdL (o del partito erede del PdL, comunque si chiami) non si faranno, perché "non avrebbero senso, visto che si ricandida Berlusconi". In realtà, le primarie (all’americana) hanno senso sempre, anche quando a ricandidarsi è il presidente in carica. Per esempio, quest’anno il Partito Democratico americano ha tenuto i caucus e le primarie regolarmente, come ha sempre fatto, e fra non molto terrà la convention, "nonostante" il candidato presidente sia ancora Obama. Per quale motivo? 

Le primarie sequenziali correlate alla convention si possono fare anche se si ricandida Berlusconi, e anzi avrebbero ugualmente un grande impatto, perché potrebbero portare al partito anche un 10% di voti in più alle elezioni politiche. Inoltre, aumenterebbero non poco la raccolta di donazioni spontanee da parte degli elettori e massimizzerebbero la risonanza mediatica

Alcune ricerche dicono che le primarie di per sé portano mediamente il 6% dei voti in più. Facendole per bene, sequenzializzandole e correlandole alla convention, e propagandando strada facendo il nuovo sistema in modo adeguato sui mezzi di comunicazione, credo che in Italia sia possibile arrivare al 10-12% in più. Visto che Berlusconi è convinto che la sua ricandidatura possa portare il PdL al 30% del consenso, combinandola colle primarie sequenziali e la convention il PdL potrebbe arrivare, da solo, al 40%. In questo momento il PdL ha bisogno di usare tutti i sistemi possibili per recuperare consenso, per cui farebbe bene a riflettere su questi dati e a non tralasciare alcuna possibilità.

Ho seguito Berlusconi nelle campagne elettorali precedenti. Fa un comizio dietro l’altro percorrendo tutto il territorio della penisola. Si ferma in tutte le regioni, con un calendario definito, proprio come un candidato americano durante le primarie sequenziali. E’ possibile ritagliare il calendario delle primarie sequenziali + convention del PdL (o suo partito erede) in base al calendario delle visite di Berlusconi alle varie regioni, e far votare in ciascun luogo qualche giorno dopo il comizio. Ciò accrescerà l’attenzione per i comizi, oltre che per le primarie.

Se qualcuno si candidasse "contro" Berlusconi il risultato finale non cambierebbe, come non cambia negli Stati Uniti, ma la competizione attrarrebbe grande attenzione da parte dei media, aiutando il PdL a risalire nei sondaggi. Molti giornali di sinistra intervisterebbero gli sfidanti solo per dargli filo da torcere, e così farebbero parlare del PdL ininterrottamente per mesi, unica possibilità che questo partito ha per vincere le prossime politiche. Se Berlusconi apprezzerà le potenzialità del sistema, sarà lui stesso a spingere i personaggi in vista del suo partito affinché si candidino, proprio per ravvivare la competizione. Inoltre, un calendario di consultazioni articolato come quello offerto dalle primarie sequenziali + convention agevola la raccolta di donazioni da parte degli elettori, altrimenti depresse dallo scarso contatto con i candidati.

Non solo. Le primarie sarebbero interessanti per una serie di altri motivi (anche se Berlusconi fosse l’unico candidato di spicco, come quest’anno Obama è stato l’unico candidato di spicco nelle primarie democratiche americane). Per esempio, con le primarie gli elettori saranno chiamati ad eleggere i propri delegati alla convention. Il ruolo e il funzionamento della convention nei partiti governati dagli elettori sono spiegati qui. I delegati avranno non solo il compito di "incoronare" il vincitore, ma anche di elaborare il "programma elettorale degli elettori" e prendere altre decisioni rilevanti per il partito, rafforzandole di un’investitura popolare altrimenti inesistente. Sarebbe un’altro ottimo sistema per attrarre consenso. Ho sentito spesso i leader del PdL parlare di "programma elettorale degli elettori". Tuttavia, non hanno mai spiegato come farlo scrivere agli elettori. Probabilmente pensavano a gazebo allestiti allo scopo, come fecero per la scelta del nome del partito, ma in questo modo i media ne parlerebbero per una sera soltanto, con un beneficio minimo.

La convention sarebbe un momento di grande attrazione mediatica, a ridosso delle elezioni. Inoltre, per rafforzare il suo successivo governo, alla fine della convention Berlusconi proporrà ai delegati un candidato vicepresidente (Alfano) e chiederà alla convention di ratificare che il ticket vincitore Berlusconi-Alfano si debba intendere all’americana, cioè che Alfano diventi premier se per qualche motivo Berlusconi dovesse interrompere durante il quinquennio. Tra parentesi, se davvero Berlusconi vuole far vincere Alfano, questa è l’unica possibilità che ha.

Infine non dimentichiamo che le primarie sequenziali correlate alle convention dovrebbero essere utilizzate per tutte le candidature, che Berlusconi si ricandidi a premier o meno. Finché i candidati al parlamento ricevono le candidature "gratis" (e gli altri altrettanto "gratis" vengono marginalizzati), è chiaro che non hanno grandi motivazioni a darsi da fare per raccogliere consenso, fare comizi e impegnarsi in campagna elettorale, lasciando, come sempre, questa incombenza a Berlusconi. Se il PdL combinasse le primarie sequenziali + convention per il candidato premier con sistemi simili per tutte le candidature, potrebbe sfiorare il 50%. 

Quanto detto vale per tutti i partiti, chiaramente, anche per il PD e il Movimento 5 Stelle. Chi è convinto di vincere le elezioni, però, di solito si convince erroneamente che il suo approccio sia quello giusto. E’ più facile convincere i partiti in difficoltà, e non c’è dubbio che il PdL, che Berlusconi si ricandidi o meno, è uno di questi.

Se proprio vogliamo dotare i partiti governati dagli elettori di “statuti”, possiamo stabilire che essi siano fatti dei soli cinque punti seguenti (dal libro “Il sistema dei partiti governati dagli elettori”):

Statuto

  1. il partito è completamente aperto e completamente neutro;

  2. tutte le decisioni, in tutte le fasi, sono demandate comple­tamente agli elettori, e solo a loro, consultati in modo parita­rio usando il sistema delle primarie sequenziali correlate alla con­vention

  3. nel complesso, le regole devono soddisfare il criterio della cassiera, spiegato qui (“anche una cassiera di supermercato deve poter correre per la nomina con concrete, non solo teoriche, possibilità di vincere”); 

  4. tutte le decisioni si riferiscono ad una specifica tornata eletto­rale, per una specifica carica elettiva, e sono azzerate alla tornata elettorale successiva, e non hanno nessuna influenza sul­le decisioni relative alle altre cariche elettive;

  5. il partito è a costo zero, coadiuvato unicamente da volontari.

Ricordiamo che in partenza i due partiti devono essere assolutamente identici, dei contenitori vuoti. Ogni loro caratterizzazione deve provenire dagli elettori dei partiti.


Il sistema PSC

Il sistema delle primarie sequenziali correlate alla convention, chiamato brevemente “sistema PSC“, funziona come segue. 

Ad ogni carica pubblica, che chiamiamo brevemente “carica X”, e ad ogni tornata elettorale sono associati sistemi PSC diversi. 

   a. Con le primarie sequenziali gli elettori eleggono i loro delegati alla convention. 

  b. La convention nomina il candidato del partito alla carica X, a maggioranza assoluta. Inoltre, scrive il programma elettorale degli elettori, e governa il partito, a priori e a posteriori, in merito alle procedure da usare e usate per quel processo PSC. 

I delegati comunicano in anticipo il candidato alla nomina per cui intendono votare alla convention. Questa informazione è riportata sulle schede elettorali delle primarie. Gli elettori delle primarie possono esprimere una preferenza per il candidato alla nomina e un certo numero di preferenze per i candidati delegati che lo sostengono. A) Le preferenze raccolte dai candidati alla nomina sono usate per calcolare il numero di delegati vinti da ciascuno di essi. B) Le preferenze raccolte dai candidati delegati sono usate per determinare i nominativi dei delegati eletti che sostengono ciascun candidato alla nomina, nel numero stabilito col calcolo A).

Schema di scheda elettorale delle primarie:

 Obama        Clinton       
 DelOba1      DelClin1     
 DelOba2      DelClin2     
 DelOba3      DelClin3     
 DelOba4      DelClin4     
 DelOba5      DelClin5     
 DelOba6      DelClin6     
 …               …              

 

candidati alla  nomina ——–> A) le preferenze espresse qui determinano il numero di delegati eletti che sostengono il candidato alla nomina
candidati delegati
candidati delegati
candidati delegati ->
candidati delegati ->
candidati delegati ->
candidati delegati
candidati delegati
B) le preferenze espresse qui determinano i nomi dei delegati eletti che sostengono ciascun candidato alla nomina, nel numero stabilito dal calcolo A)

 


Per altri dettagli sul ruolo della convention nei partiti governati dagli elettori si veda qui.

Le regole devono comunque essere studiate per soddisfare il criterio della cassiera. La convention, quale autorità massima del partito, ha anche il compito di assicurarsi che sia così. Un modo semplice per soddisfare il criterio della cassiera è soddisfare i requisiti seguenti. 

a. Il territorio interessato viene suddiviso in un numero sufficiente di zone di varie dimensioni e popolazione, in base alle quali vengono sequenzializzate le primarie. 

b. Le primarie delle varie zone sono tenute in date separate da un numero sufficiente di giorni (tipicamente una settimana), in modo da agevolare la campagna elettorale dei candidati poco noti o non ricchi.

c. Lungo la sequenza si procede con un percorso “in crescendo“, tanto rispetto alle dimensioni delle zone interessate (da intendersi sia in termini geografici che in termini demografici) quanto rispetto ai sistemi elettorali impiegati per il calcolo A).  Precisamente:

     c1. la sequenzializzazione comincia con zone di piccole dimensioni, prosegue con zone di dimensioni medie e finisce con zone di dimensioni grandi;

   c2. nella prima fase della sequenza il risultato del calcolo A) è stabilito con sistemi elettorali proporzionali (con sbarramento crescente dal 10%, al 15%, al 20%), nella fase centrale sono usati sistemi proporzionali con sbarramento (al 20%) e premio di maggioranza (almeno il 55% o 60% dei delegati al primo classificato) e nella fase finale è usato il sistema del “vincitore piglia tutto” (tutti i delegati della zona al primo classificato).

Il sistema del percorso in crescendo permette a chiunque di partecipare con concrete possibilità di vincere, perché all’inizio non penalizza i candidati poco noti, ma anzi agevola la loro discesa in campo e diluisce lo sforzo necessario, affinché possano colmare il gap che li separa dai candidati più noti. Man mano che si procede secondo la sequenza stabilita, il crescendo proietta il vincitore verso la maggioranza assoluta dei delegati. Tipicamente alla convention la votazione per la nomina diventa una mera formalità. I delegati votano per il candidato alla nomina che hanno anticipatamente dichiarato di sostenere, quindi il vincitore è già noto in anticipo, in base al risultato delle primarie. Tuttavia, in tutte le altre votazioni della convention i delegati sono liberi di interpretare il volere degli elettori che li hanno eletti come meglio credono, senza alcun vincolo di seguire le eventuali indicazioni dei candidati alla nomina. La convention diventa determinante anche nella votazione per la nomina se nessun candidato alla nomina ha ottenuto la maggioranza assoluta dei delegati nelle primarie.

Le regole applicate sono inizialmente quelle approvate dalla convention precedente (relativa al sistema PSC associato alla stessa carica pubblica X e allo stesso territorio), ma la loro applicazione è comunque soggetta al controllo e alla verifica a posteriori della convention eletta col nuovo sistema PSC, la quale deve anche dirimere le controversie eventualmente sorte nel frattempo. Di solito le regole approvate dalle convention non sono rigide, ma semplici requisiti da soddisfare, e lasciano a ciascuna zona la libertà di decidere autonomamente. In questo modo, eventuali aggiustamenti delle regole adottati durante il processo e approvati a posteriori dalla nuova convention possono essere decisi senza violare le regole approvate dalla vecchia convention. La nuova convention approva anche le nuove regole, che varranno per il sistema PSC relativo alla tornata elettorale successiva.


Intervento video alla conferenza di Sedizione Liberale del 7 luglio 2012 a Firenze, in cui spiego il funzionamento della convention nei partiti americani e il suo ruolo quale governo popolare del partito, fondamentale per rendere i partiti americani dei partiti governati dagli elettori.

Come detto, nei partiti americani, la convention è il governo popolare del partito. Vi partecipano delegati eletti con le primarie sequenziali.

I delegati alla convention sono elettori tra elettori. Non fanno alcuna carriera politica, né sono interessati a farla, e non guadagnano nulla dal partecipare alla convention. Sono semplici elettori scelti da elettori, che riportano all’assemblea dei delegati le richieste, proposte, idee, valutazioni degli elettori, su qualsiasi argomento ritengano opportuno farlo. Poi votano le proposte e prendono decisioni che vincolano il partito. Per questo motivo, i delegati non sono ricattabili, manovrabili o influenzabili. Tra le altre cose, vanno alla convention e soggiornano nel sito della convention (almeno quattro giorni) a proprie spese.

I principali compiti della convention sono:

1. controllare la corretta applicazione delle regole per selezionare i delegati e delle altre regole del partito (approvate dalla convention precedente) ed eventualmente dirimere le controversie (primo giorno);

2. scrivere, discutere e approvare le nuove regole del partito, valide fino alla convention successiva (secondo giorno);

3. scrivere, discutere e approvare il programma elettorale degli elettori (terzo giorno);

4. votare la nomina del candidato alla presidenza (quarto giorno).

Solo quest’ultima votazione ha un esito di solito scontato. I delegati comunicano in anticipo quale candidato alla nomina intendono votare. Gli elettori possono leggere questa informazione sulle schede elettorali delle primarie e votare di conseguenza. Per esempio, i delegati che sostengono un candidato alla nomina sono elencati e votabili immediatamente sotto il nome del candidato alla nomina.

Schema di scheda elettorale delle primarie:

 Obama        Clinton       
 DelOba1      DelClin1     
 DelOba2      DelClin2     
 DelOba3      DelClin3     
 DelOba4      DelClin4     
 DelOba5      DelClin5     
 DelOba6      DelClin6     
 …              …            

 

  candidati alla nomina     

  

  candidati delegati 

  candidati delegati

  candidati delegati

  candidati delegati

  candidati delegati

  …

 

La votazione per la nomina è l’unico impegno che i delegati prendono nei confronti del candidato alla nomina di cui si dichiarano sostenitori. In tutte le altre votazioni della convention e in tutti gli altri loro atti sono liberi di interpretare come credono il volere degli elettori che li hanno eletti.

La convention è definita come “l’autorità massima del partito“. Prima di aggiornarsi elegge il Comitato Nazionale, un sottoinsieme di delegati che ha il compito di attuare le disposizioni della convention fino alla convention successiva. Il Comitato Nazionale sottostà alla convention.

Il Comitato Nazionale si avvale di un Comitato Esecutivo, ancora più piccolo, che ha il compito di eseguire i compiti affidatigli dal Comitato Nazionale. Il Comitato Esecutivo sottostà alla convention e al Comitato Nazionale. Ogni decisione dei comitati ha valore temporaneo e deve essere approvata a posteriori, o corretta, dalla convention successiva.

In definitiva, nei partiti americani si osserva la seguente gerarchia ribaltata, dove il potere diminuisce salendo di livello e coinvolgendo meno persone e il livello superiore è da considerare strumento per eseguire il volere del livello inferiore:

 

*** C E ***

******* C N *******

******** convention *******

************ elettori *************

 

E’ grazie all’esistenza della convention che i partiti americani sono privi di apparati. Se non ci fosse la convention lo spazio sarebbe occupato abusivamente da un gruppo di persone (l’apparato) che prenderebbe decisioni al posto degli elettori (del tipo: per quali candidature fare le primarie, quando e come organizzarle, chi può votare, chi può essere eletto, e tutte le altre decisioni che riguardano il partito), e creerebbe una casta di privilegiati all’interno del partito: è esattamente quello che succede negli attuali partiti italiani.

Le elezioni primarie per la selezione dei candidati alla carica X del partito U e del partito C saranno sempre primarie “sequenziali”. Spieghiamo cosa significa.

Immaginate una cassiera dell’Esselunga che ritiene di avere le capacità di governare il paese e, forte di quelle ma col suo semplice stipendio di cassiera dell’Esselunga si candida a primarie nazionali (tipo quelle organizzate dal PD) per la scelta del candidato premier di un partito. Le primarie nazionali, a differenza delle primarie sequenziali, sono quelle in cui si vota contemporaneamente in tutto il territorio nazionale.

Domanda: quante effettive possibilità di vincere avrà quella cassiera dell’Esselunga? Risposta: zero. Un sistema che non permette alla cassiera dell’Esselunga di candidarsi con effettive possibilità di vincere non fa emergere veramente la volontà degli elettori. Le primarie nazionali chiedono ai candidati di saltare acrobaticamente con un solo balzo da valle fino alla cima della montagna. Di fatto, dà effettive possiblità di vittoria soltanto a quei due tre personaggi che stanno già in cima, cioè sono già famosi e sulla cresta dell’onda in quel particolare momento, o sono straricchi,  o hanno gli appoggi e le amicizie giusti, e il sostegno finanziario pronto.

Immaginate ora che invece di chiedere il miracolo, cioè il salto acrobatico da valle alla cima del monte in un sol colpo, si venga incontro ai candidati predisponendo un percorso diluito e graduale, una scala che collega la valle alla cima girando intorno alla montagna e riducendo al massimo la pendenza di ogni gradino. Chi è già in cima conserverà ancora un vantaggio, certo, ma mica poi tanto… Tutti avranno tempo e modo di raggiungerlo.

Per essere concreti, consideriamo le primarie per la scelta del candidato premier. Invece che votare in tutta Italia nello stesso momento, si stabilisce di cominciare dal Molise, l’Iowa italiano. La cassiera sconosciuta potrà candidarsi per tempo alle primarie del Molise, farsi qualche viaggio per la regione, tenere qualche comizio.

Viene il momento delle primarie del Molise. Della cassiera sconosciuta non avrà ancora parlato nessuno, tranne gli elettori che saranno andati ai suoi comizi. La cassiera non vincerà di certo le primarie del Molise, ma magari si piazza “bene”, diciamo decima, appena sopra il rumore di fondo costituito dai candidati della domenica, che si ritireranno subito dopo. Primo, secondo, terzo e quarto saranno i soliti noti, dati per favoriti.

Una settimana dopo si voterà, supponiamo, in Abruzzo. Nella settimana intermesia, la cassiera riceverà un po’ più di attenzione, magari meriterà qualche intervista sui giornali. Se ha le capacità guadagnerà consenso. Non vincerà neanche le primarie dell’Abruzzo, figurarsi, ma magari avanzerà un bel po’. Immaginiamo che si classifichi quinta, subito dietro i favoriti. Un bel colpo…

Nella settimana successiva l’attenzione verso di lei aumenterà, i giornali avranno una storia da raccontare, faranno a gara per intervistare quella cassiera, forse ancora più per curiosità che per altro, e le donazioni fluiranno molto più cospicue. Da quel momento tutti si accorgeranno di lei e avrà risolto il primo problema, la mancanza di fama, riducendo di colpo le distanze dagli avversari già noti. Se la nostra outsider si dimostrerà capace, trasformerà le occasioni che avrà in ulteriore consenso, e nelle Marche si piazzerà, magari, seconda.

A quel punto, tra i favoriti, si diffonde il panico: chi è questa? da dove viene? dove vuole arrivare? L’outsider sarà subissata di richieste di interviste, le domande saranno ora tutte molto incisive, gli avversari la attaccheranno su tutti i fronti. Di nuovo: se saprà rispondere, trasformerà tutte quelle opportunità in ulteriore consenso.

Non solo, ma la gente comincerà a contribuire alla sua causa con donazioni spontanee. La cassiera scoprirà, con sua sorpresa, che gli elettori sono estremamente generosi quando vedono in faccia a chi danno i loro soldi, e sanno come verranno spesi, invece di darli ad un gruppo di persone indistinto e perderne traccia il minuto successivo. La cassiera avrà così risolto il suo secondo problema: la raccolta dei finanziamenti. Rientrerà subito in pari colle spese sostenute fino ad allora, e le rimarrà molto da spendere per farsi propaganda.

La settimana successiva la cassiera avrà la concreta opportunità di piazzare il colpo del ko: vincere le primarie della Puglia. Se ciò succederà, non la fermerà più nessuno.

Vi ho descritto quattro tappe, che in qualche caso potrebbero essere tre, o cinque, o sei, ma per capirci diciamo quattro, il Molise, l’Abruzzo, le Marche e la Puglia: quattro tappe bastano per colmare il gap, lo svantaggio che separa lo sconosciuto
dal più famoso, chi non ha risorse finanziarie dal più facoltoso. Negare quelle tappe equivale a tagliare fuori tutti tranne uno o due privilegiati. Scegliendo le regole delle primarie oculatamente, si può anche decidere in anticipo chi le vince.

Riepiloghiamo. Le primarie sequenziali per la scelta del candidato premier si svolgono chiamando gli elettori di ogni regione a votare in una data diversa, a una settimana di distanza gli uni dagli altri, cominciando dagli elettori delle regioni più piccole. La sequenza di primarie regionali è determinata dalle regole del partito, stabilite dalla convention precedente. Tipicamente, ogni regione può decidere di far votare i suoi elettori col sistema elettorale che preferisce e le regole stabilite dalla convention nazionale del partito fissano soltanto alcuni limiti da rispettare (come per esempio, la posizione della regione nella sequenza e un’ampia finestra temporale entro cui le primarie si devono svolgere comunque). Inoltre, gli elettori delle primarie scelgono il candidato premier votando per i delegati regionali alla convention nazionale abbinati a quel candidato premier.

Nell’esempio appena fatto le primarie per la scelta del candidato premier sono sequenzializzate su base regionale. Si potrebbe decidere di sequenzializzarle in modo diverso, per gruppi di province e comuni o frazioni di regione, o ancora gruppi di regioni. Tuttavia, qualunque sia il frazionamento del territorio interessato che sta alla base della sequenza, il criterio deve essere sempre guidato dal principio enunciato sopra: se permette alla cassiera dell’Esselunga di candidarsi con effettive possibilità di vittoria, posto che abbia le qualità, le idee e i programmi graditi agli elettori, allora il criterio è un buon criterio. In tutti gli altri casi è da considerarsi una finzione. 

Un partito che non consulta gli elettori o li consulta con un criterio inadeguato sceglie di fatto una via involutiva che lo porta a chiudersi. Pertanto perderà elettori e sarà via via scalzato da un nuovo partito aperto, nato sponeateamente nel frattempo, che ne prenderà il posto. Infatti, il sistema dei due partiti aperti U e C è un sistema irreversibile.

Per la scelta del candidato a qualunque altra carica si procederà in modo simile, frazionando il territorio interessato in base al “criterio della cassiera” e sequenzializzando le primarie in base a quel frazionamento. Per esempio, per la scelta del candidato sindaco di un comune si può usare il frazionamento in circoscrizioni, o gruppi o frazioni di esse, per la scelta del candidato senatore, o deputato, si procederà frazionando il collegio corrispondente, e così via per tutte le cariche, comprese quelle non monocratiche (consiglieri comunali, provinciali, eccetera), così come per decidere l’ordine con cui i candidati vengono messi in lista nei collegi multinominali.

(2 – continua)

Vi espongo la teoria dei partiti aperti U e C, che partendo dal nulla e a costo zero arrivano, in due-tre tornate elettorali, a conquistare il 100% dell’elettorato. 

Spieghiamo innanzitutto perché li chiamiamo partito U e partito C. Per attrarre il maggior consenso e la maggior parte di elettorato i due partiti devono essere completamente aperti, e quindi completamente neutri. Pertanto le loro denominazioni devono pure essere neutre, non devono far venire in mente niente di "schierato".  Usare una singola lettera dell’alfabeto sembra la via migliore per arrivare a questo scopo. Però alcune combinazioni di lettere non le possiamo usare, come E-O, che potrebbe far pensare ad est-ovest, coi connotati storici e politici che questa scelta si potrebbe portare appresso. Non possiamo prendere A-B, perché la prima lettera è prima e la seconda, per l’appunto, è seconda. Similmente, non possiamo prendere A-Z, A-a, A-AA, ecc. La lettera O non può essere usata, perché è chiusa. Invece, le lettere U e C sono lettere "aperte", e la C è usata nella teoria degli insiemi per indicare inclusione. U e C non fanno pensare assolutamente a nulla, almeno a me. In secondo luogo, sono "simmetriche", perché l’una è la rotazione di 90 gradi dell’altra. Questo serve a ricordare che i due partiti sono assolutamente uguali. Infine, anche le loro posizioni nell’alfabeto (italiano) sono simmetriche. 

Gli elettori dei partiti U e C saranno chiamati uini e cini, rispettivamente. I due partiti non hanno iscritti o apparati, non hanno rappresentanti o portavoce, non hanno struttura, non hanno organizzazione, non hanno uno stato, non hanno una carta dei valori, non hanno idee o ideologie a priori. Sono delle pure e semplici macchine per permettere agli elettori di candidarsi e selezionare candidati, scrivere programmi elettorali, regole e valori con validità temporanea, e presentarsi alle elezioni. Sono unicamente strumenti per fare emergere la volontà popolare. Il funzionamento di queste macchine elettorali costa pochissimo, come vedremo, quindi non richiede una struttura organizzativa.

I partiti U e C funzionano col sistema delle primarie sequenziali e della convention. All’elezione di ciascuna carica pubblica X (premier, governatore di regione, sindaco, deputato, senatore, consigliere regionale, consigliere comunale, ecc.) sono associate una sequenza di elezioni primarie e una convention, con le quali viene scelto il candidato alla carica X, scritto il programma elettorale e la carta delle regole del partito, formato il comitato che si occuperà di organizzare le primarie e la convention la volta successiva. Ogni decisione e ogni documento approvato valgono fino alla convention successiva. Ad ogni tornata elettorale viene azzerato tutto e si riparte da zero.

Con dovuto anticipo prima di una tornata elettorale, con la quale si eleggerà il rappresentante alla carica X, il comitato organizzativo del partito (investito di questo ruolo col sistema primarie-convention della tornata elettorale precedente) dichiara aperte le candidature alla "nomina". La nomina è l’investitura con la quale il partito U o il partito C nomina una persona suo candidato alla carica X.  Il comitato organizzativo dichiara aperte anche le candidature a posti di delegato alla convention.

Chiunque si può candidare alla nomina, così come ai posti di delegato. I delegati sono cittadini scelti da cittadini che si recano (a proprie spese) alla convention dove hanno diritto di voto. I lavori della convention durano uno o alcuni giorni, dopodiché vengono aggiornati alla tornata elettorale successiva. 

Quando una persona si candida a un posto di delegato comunica al comitato organizzatore il candidato alla nomina che intende appoggiare, e per il quale voterà alla convention. Da quel momento il candidato delegato sarà sempre abbinato al candidato alla nomina che intende sostenere. Per esempio, sulla scheda elettorale delle primarie il suo nome sarà scritto a fianco del candidato alla nomina, assieme ai nomi degli altri candidati delegati che intendono appoggiare per quello stesso candidato alla nomina. Così gli elettori avranno modo di scegliere i propri delegati e il candidato alla nomina preferito allo stesso tempo.

(1 – continua)

Immaginate un partito che sia letteralmente una piazza aperta, dove chiunque può andare e venire, non ci sono muri, delimitazioni, regole né restrizioni, tutte le decisioni sono prese consultando chiunque si identifichi come elettore.

Immaginate che in questo partito non esista apparato, che il partito non costi nulla. Una semplice macchina per fare emergere la volontà popolare, per fare emergere i candidati voluti dal popolo.

Immaginate che le candidature siano decise con primarie sequenziali all’americana. Invece che votare su tutto il territorio nello stesso giorno, il compito viene spezzettato e quindi si riduce e diluisce lo sforzo. Per il candidato premier si voterebbe così: una regione oggi, un’altra fra una settimana, e avanti per tre mesi. Si crea una competizione di cui si parla per tutta la sua durata, con una risonanza mediatica che porta pubblicità e accresce il consenso. Per il candidato sindaco si voterebbe in una circoscrizione dopo l’altra, sempre a distanza di una settimana. E così per qualunque candidatura.

Immaginate ancora che chiunque si dichiari elettore del partito possa votare alle primarie, chiunque dichiari di aver già votato il partito in passato si possa candidare, senza restrizioni di sorta. Grazie allo spezzettamento, chiunque avrebbe delle concrete possibilità di vittoria, anche partendo con pochi soldi e andando avanti raccogliendo donazioni spontanee, se è gradito agli elettori. Invece, nelle competizioni in cui gli elettori delle primarie vanno a votare in tutto il territorio nello stesso giorno, come nelle primarie del PD, solo quattro-cinque persone già note dalla tv, o straricche, hanno qualche possibilità vera. La sequenzializzazione delle primarie, come in America, aumenta a dismisura il numero di persone che possono emergere, come i Mike Huckabee,  i Rick Santorum, i Carter e lo stesso Obama stanno a dimostrarci.

Immaginate che colle primarie si eleggano anche i delegati che poi vanno alla convention, stendono il programma elettorale e le regole del partito valide fino alla convention successiva. Poi i delegati tornano tutti a casa, i candidati vanno a competere contro gli avversari, gli elettori vanno a votare. Tra una convention e l’altra non resta in piedi nulla. Nessun apparato, nessun segretario, nessun parassita di partito. Solo un meccanismo per scegliere candidati, per fare emergere la volontà popolare.

Immaginate un partito come questo, in competizione alle elezioni contro i partiti tradizionali. Quanto tempo resisterebbero, secondo voi, i partiti esistenti contro una forza simile? I partiti chiusi si sfalderebbero subito contro un partito aperto. Appena scontentano qualcuno (i loro funzionari passano la maggior parte del tempo a litigare, pestarsi i piedi e pugnalarsi alle spalle…) quello li molla ed entra nel partito aperto, dove nessuno gli dice o impedisce niente. Tempo due-tre tornate elettorali e quei partiti chiusi vengono svuotati e spariscono. Il partito aperto funzionerebbe come una calamita, come una spugna, e assorbirebbe velocemente tutte le forze e le energie altrui. Chi offre di più raccoglie anche di più. Chi agli elettori offre tutto, chi lascia che siano gli elettori a decidere tutto, in tutte le fasi e a tutti i livelli, raccoglie il massimo del consenso. Non esiste metodo per raccogliere un consenso più ampio.

I partiti chiusi verrebbero distrutti e resterebbero in piedi solo due partiti aperti funzonanti col meccanismo delle primarie sequenziali e della convention.

Normalmente le elezioni sono tenute ovunque nello stesso giorno. Questo sistema sembra logico e ragionevole, perché tutti i cittadini vengono trattati allo stesso modo. Tuttavia, questo sistema non dà alcuna chance di vittoria a persone che non sono già famose o incredibilmente ricche.

Negli Stati Uniti è in uso un sistema differente, limitatamente alle primarie presidenziali: ogni stato decide autonomamente la data delle sue primarie all’interno di una certa finestra temporale, fissata dalle regole nazionali del partito. Il risultato è una sequenza di primarie e caucus che copre sei mesi, a cominciare dall’Iowa, il New Hampshire, per continuare colla Carolina del nord e la Florida, in gennaio. Poi si va in Nevada, Minnesota, Colorado, Maine e Michigan, nella prima metà di febbraio. Si finisce collo Utah nel giugno avanzato. Ogni stato fa svolgere le sue primarie nel giorno che preferisce, normalmente separato di almeno una settimana dalle primarie degli altri stati. Alcuni gruppetti di stati tengono le primarie nello stesso giorno (mini-martedì, super-martedì, ecc.).

Questa diluizione ha parecchie conseguenze importanti. Per prima cosa, non tutti gli elettori sono trattati allo stesso modo. I residenti dell’Iowa, del New Hampshire e della Carolina del nord hanno l’opportunità di votare per primi, quindi i loro voti contano di più. 

Questo non è visto come un problema, a dire il vero. Se fosse percepito come tale sarebbe risolvibile con un meccanismo di rotazione. Il compito degli elettori di quei tre stati è principalmente quello di ridurre la lunga lista di candidati ad una lista più corta, contenente i tre-quattro nomi di quei candidati che hanno concrete possibilità di incontrare il gradimento degli elettori. Il risultato di questa operazione non cambierebbe molto se al posto di quei tre stati ne fossero sceglti altri.

La conseguenza più importante, invece, della diluizione è che essa dà concrete possibilità di vittoria a candidati che altrimenti non avrebbero alcuna chance. Spezzettare il compito lo rende molto più facile da affrontare. Prolungando il processo si riesce ad aprirlo alla partecipazione di candidati che non sono già famosi, e anche a coloro che non sono già ricchi. I candidati sono costretti a battere il territorio, visitare una quantità enorme di località, incontrare tantissime persone, farsi conoscere dagli elettori, stringere mani, raccogliere fondi sotto forma di donazioni spontanee.

Facciamo alcuni esempi. Nel 2008 Mike Huckabee emerse dall’anonimato improvvisamente ed ebbe una vera possibilità di agguantare la nomina repubblicana dopo la vittoria in Iowa. Nel 2012 un candidato che non aveva alcuna precedente esperienza in politica, Herman Cain, balzò improvvisamente in testa ai sondaggi dopo mesi di percentuali a una cifra. Per un certo divenne il favorito ed ebbe delle notevoli possibilità di giocarsi la nomina al pari degli altri. Poi l’emergere di notizie imbarazzanti circa la sua vita personale lo constrinse a ritirarsi prematuramente. Rick Santorum è forse l’esempio migliore: fino a una settimana prima dei caucus dell’Iowa tutti i sondaggi nazionali lo davano all’1-3%. Poi vinse in Iowa ed improvvisamente divenne uno degli sfidanti più accreditati contro Mitt Romney. 

Possiamo anche menzionare i candidati nominati contro la volontà dell’establisment. Nel 1980 il favorito dal partito repubblicano era George H. Bush, ma fu battuto da Ronald Reagan. In 2008 la favorita del partito democratico era Hillary Clinton, ma fu battuta da Barack Obama. 

Possiamo concludere che un sistema fatto di primarie e convention funziona bene se chiunque può candidarsi con concrete possibilità di vincere. Le primarie nazionali non soddisfano questo criterio, ma le primarie sequenziali sì, se la sequenza è ben studiata. Per questo motivo, la sequenzializzazione dovrebbe essere adottata per tutti i tipi di primarie, per qualunque tipo di candidati, che siano presidenti o governatiri, deputati o senatori, sindaci o consiglieri.

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