Archive for July 2012
Lanciato oggi il progetto “YouCaucus”, pensato per permettere l’organizzazione di primarie online. Gli elettori si registrano fornendo una versione digitalizzata della tessera elettorale, per controllo, e un indirizzo email valido. La tessera elettorale è visionata e controllata, normalmente entro 24 ore. Se i dati sono corretti la registrazione viene approvata e l’approvazione è comunicata all’elettore via email. La registrazione approvata vale per sempre.
L’elettore registrato può votare nelle primarie che coinvolgono il suo comune di residenza (comprese le primarie relative alla regione di appartenenza e le primarie nazionali). In qualunque momento può deregistrarsi (se preferisce che tutti i dati che lo riguardano siano cancellati) e riregistrarsi (che può servire a chi cambia residenza o ha dovuto cambiare tessera elettorale per qualunque motivo). La riregistrazione, tuttavia, necessita di una nuova approvazione.
Attualmente, il progetto YouCaucus è in versione beta. Chiunque può registrarsi con nomi e dati di fantasia, e votare immediatamente alle “primarie per il candidato sindaco di Paperopoli“. La versione beta serve per testare la presenza di eventuali bug, che possono essere segnalati a questo indirizzo, dove possono essere mandati anche commenti e osservazioni sul progetto.
Prevediamo di fare, entro le prossime tornate elettorali, primarie locali e nazionali, per i candidati premier di vari partiti, i candidati sindaci, eccetera.
Le primarie del progetto YouCaucus sono da intendere come libere consultazioni tra elettori, nello spirito del progetto youcaucus.com, su cui potete trovare dettagli negli articoli pubblicati in questo sito, per esempio qui. Le consultazioni di YouCaucus non necessitano dell’approvazione dei partiti ufficiali, ma procedono unicamente “dal basso”. Si tratta delle primarie degli elettori, non delle primarie dei partiti. Molti candidati sono inseriti in lista “d’ufficio”.
Le primarie del progetto “YouCaucus” saranno svolte in maniera assolutamente rigorosa. Normalmente, il voto è segreto. Ciò vuol dire che nessuna informazione che lega l’elettore al voto espresso viene registrata. Tuttavia, a richiesta sarà possibile anche fare primarie a voto palese, nello spirito dei caucus del Partito Democratico americano.
Chiunque potrà aggiungere la propria candidatura e proporre le proprie primarie (raccogliendo un certo numero di “firme” a sostegno). Sarà possibile anche organizzare convention, candidarsi a delegato e votare i delegati alla convention sulle schede elettorali (online) delle elezioni primarie.
A più riprese, nei mesi scorsi, i vertici del PdL dichiararono pubblicamente l’intenzione di voler fare elezioni primarie per la scelta del candidato premier alle prossime elezioni politiche. Non appena Berlusconi ha annunciato di volersi ricandidare, il PdL è tornato sui suoi passi. Dall’altra parte, il PD tergiversa ancora, nonostante le pressanti richieste di Renzi, sulla data e le modalità delle sue primarie nazionali. Ai dirigenti di quel partito non basta il fatto di fare primarie nazionali, per l’appunto, invece che primarie sequenziali, sapendo che le primarie nazionali penalizzano tutti i candidati che non hanno l’investitura dell’apparato. Probabilmente vogliono fare anche "primarie a sorpresa", per assicurarsi che gli avversari non abbiano nemmeno una possibilità minima e remota di dare fastidio al candidato dell’apparato. Sono quelle che negli USA chiamerebbero snap-primary, usate decenni fa (prima dell’avvento del sistema moderno che sancì il superamento degli apparati partitici) per consultare gli elettori in maniera tale da favorire una fazione rispetto a tutte le altre. E’ ormai quasi certo che gli organi dirigenti del PD convocheranno le primarie all’ultimo momento. Dopo il risultato del voto, secondo loro scontato (ma in realtà non così scontato, perché Renzi gode già di una certa notorietà), diranno: "avete visto? dicevate tanto di questo Renzi, ma non è andato poi così lontano…" Vedremo se gli elettori del PD premieranno le "furbate" del loro partito.
Che cosa sta succedendo? Sta succedendo che gli apparati si stanno arroccando a difesa dei loro privilegi, contro le istanze provenienti dal popolo. Quando possono impediscono di fare le primarie, quando non possono le fanno in modo da mortificare la volontà popolare, invece che farla emergere. Cercano in tutti i modi di "domare" qualsiasi forma di consultazione degli elettori. Tuttavia, la guerra degli apparati contro il popolo è una guerra persa in partenza: lo sanno loro e lo sappiamo noi. L’unica cosa che importa ai politicanti è di tirarla lunga il più possibile, in modo da assicurarsi i privilegi ancora per un po’ di tempo e scaricare il problema sui loro successori.
La domanda che ci dobbiamo porre è: come possiamo accelerare il processo di apertura dei partiti e sgretolamento degli apparati? Da decenni gli apparati partitici ci sottraggono libertà ed opportunità. Se non ci diamo da fare in prima persona potremmo non riuscire a riprenderci quel che ci appartiene durante il corso della nostra vita.
Se PdL e PD non vogliono fare le primarie, oppure non vogliono farle sequenziali, oppure non vogliono nemmeno farle in date congrue e comunicate con adeguato anticipo, insomma non vogliono farle con modalità che garantiscano agli elettori di fare veramente emergere la loro volontà, che fare? Una possibilità c’è.
L’anno prossimo si terranno elezioni politiche ed elezioni amministrative. Sicuramente in alcune realtà locali si faranno primarie per i candidati alle elezioni amministrative (a Pisa, per esempio, si dovrà scegliere il sindaco). Sperabilmente in alcuni casi si sperimenteranno primarie sequenziali correlate alla convention. Comunque sia, si può
1. tenere le primarie per i candidati alle elezioni amministrative con congruo anticipo, in modo che precedano di almeno un mese le elezioni politiche nazionali;
2. abbinare le primarie per i candidati alle elezioni amministrative a primarie autogestite per i candidati a premier.
In sostanza, si tratterà di primarie degli elettori, autogestite dagli elettori, i quali si consulteranno liberamente sulle proprie intenzioni di voto. Infatti, non c’è nessun bisogno di avere il beneplacito degli apparati per fare elezioni primarie. Abbinare le primarie per il premier ad altre primarie, per esempio quelle relative ad elezioni locali, riduce notevolmente lo sforzo organizzativo e può invogliare più elettori a partecipare.
Per esempio, chi organizza primarie per il candidato sindaco di Pisa per un qualunque partito di area di centrodestra, potrà stabilire di permettere agli elettori, sulla stessa scheda elettorale, di esprimere anche la propria preferenza per il candidato premier del centrodestra. I candidati in lista per la nomina di candidato premier saranno personalità politiche di rilievo ritenute potenziali candidati a premier (Berlusconi, Montezemolo, Della Valle, Monti, ecc. – indipendentemente dalla loro volontà di essere messi o non messi in lista) e poi chiunque altro si voglia candidare. Lo stesso possono fare i partiti locali che si collocano a sinistra, per il candidato premier della loro area politica, anche se le famose primarie "snap" nazionali del PD si saranno già tenute e avranno già incoronato il candidato dell’apparato.
Assieme ai risultati delle elezioni primarie del candidato sindaco (per esempio, di Pisa) saranno divulgati i risultati delle elezioni primarie pisane per il candidato premier del centrodestra, o centrosinistra. Se più città seguiranno l’esempio, la sequenzializzazione delle primarie per il candidato premier seguirà automaticamente.
Una volta diffusi i risultati delle primarie degli elettori per il candidato premier, i partiti di centrodestra, o centrosinistra, potranno decidere se ignorarli, come probabilmente faranno, o tenerne conto. Nel primo caso sanciranno la loro lontananza dagli elettori, nel secondo il loro arretramento di fronte agli elettori. In ogni caso, il risultato finale sarà
POPOLO – APPARATI 1 : 0
Oggi apprendiamo che Berlusconi avrebbe intenzione di ricandidarsi a premier alle prossime elezioni politiche. Subito dopo, alcuni giornalisti hanno stabilito che le primarie del PdL (o del partito erede del PdL, comunque si chiami) non si faranno, perché "non avrebbero senso, visto che si ricandida Berlusconi". In realtà, le primarie (all’americana) hanno senso sempre, anche quando a ricandidarsi è il presidente in carica. Per esempio, quest’anno il Partito Democratico americano ha tenuto i caucus e le primarie regolarmente, come ha sempre fatto, e fra non molto terrà la convention, "nonostante" il candidato presidente sia ancora Obama. Per quale motivo?
Le primarie sequenziali correlate alla convention si possono fare anche se si ricandida Berlusconi, e anzi avrebbero ugualmente un grande impatto, perché potrebbero portare al partito anche un 10% di voti in più alle elezioni politiche. Inoltre, aumenterebbero non poco la raccolta di donazioni spontanee da parte degli elettori e massimizzerebbero la risonanza mediatica.
Alcune ricerche dicono che le primarie di per sé portano mediamente il 6% dei voti in più. Facendole per bene, sequenzializzandole e correlandole alla convention, e propagandando strada facendo il nuovo sistema in modo adeguato sui mezzi di comunicazione, credo che in Italia sia possibile arrivare al 10-12% in più. Visto che Berlusconi è convinto che la sua ricandidatura possa portare il PdL al 30% del consenso, combinandola colle primarie sequenziali e la convention il PdL potrebbe arrivare, da solo, al 40%. In questo momento il PdL ha bisogno di usare tutti i sistemi possibili per recuperare consenso, per cui farebbe bene a riflettere su questi dati e a non tralasciare alcuna possibilità.
Ho seguito Berlusconi nelle campagne elettorali precedenti. Fa un comizio dietro l’altro percorrendo tutto il territorio della penisola. Si ferma in tutte le regioni, con un calendario definito, proprio come un candidato americano durante le primarie sequenziali. E’ possibile ritagliare il calendario delle primarie sequenziali + convention del PdL (o suo partito erede) in base al calendario delle visite di Berlusconi alle varie regioni, e far votare in ciascun luogo qualche giorno dopo il comizio. Ciò accrescerà l’attenzione per i comizi, oltre che per le primarie.
Se qualcuno si candidasse "contro" Berlusconi il risultato finale non cambierebbe, come non cambia negli Stati Uniti, ma la competizione attrarrebbe grande attenzione da parte dei media, aiutando il PdL a risalire nei sondaggi. Molti giornali di sinistra intervisterebbero gli sfidanti solo per dargli filo da torcere, e così farebbero parlare del PdL ininterrottamente per mesi, unica possibilità che questo partito ha per vincere le prossime politiche. Se Berlusconi apprezzerà le potenzialità del sistema, sarà lui stesso a spingere i personaggi in vista del suo partito affinché si candidino, proprio per ravvivare la competizione. Inoltre, un calendario di consultazioni articolato come quello offerto dalle primarie sequenziali + convention agevola la raccolta di donazioni da parte degli elettori, altrimenti depresse dallo scarso contatto con i candidati.
Non solo. Le primarie sarebbero interessanti per una serie di altri motivi (anche se Berlusconi fosse l’unico candidato di spicco, come quest’anno Obama è stato l’unico candidato di spicco nelle primarie democratiche americane). Per esempio, con le primarie gli elettori saranno chiamati ad eleggere i propri delegati alla convention. Il ruolo e il funzionamento della convention nei partiti governati dagli elettori sono spiegati qui. I delegati avranno non solo il compito di "incoronare" il vincitore, ma anche di elaborare il "programma elettorale degli elettori" e prendere altre decisioni rilevanti per il partito, rafforzandole di un’investitura popolare altrimenti inesistente. Sarebbe un’altro ottimo sistema per attrarre consenso. Ho sentito spesso i leader del PdL parlare di "programma elettorale degli elettori". Tuttavia, non hanno mai spiegato come farlo scrivere agli elettori. Probabilmente pensavano a gazebo allestiti allo scopo, come fecero per la scelta del nome del partito, ma in questo modo i media ne parlerebbero per una sera soltanto, con un beneficio minimo.
La convention sarebbe un momento di grande attrazione mediatica, a ridosso delle elezioni. Inoltre, per rafforzare il suo successivo governo, alla fine della convention Berlusconi proporrà ai delegati un candidato vicepresidente (Alfano) e chiederà alla convention di ratificare che il ticket vincitore Berlusconi-Alfano si debba intendere all’americana, cioè che Alfano diventi premier se per qualche motivo Berlusconi dovesse interrompere durante il quinquennio. Tra parentesi, se davvero Berlusconi vuole far vincere Alfano, questa è l’unica possibilità che ha.
Infine non dimentichiamo che le primarie sequenziali correlate alle convention dovrebbero essere utilizzate per tutte le candidature, che Berlusconi si ricandidi a premier o meno. Finché i candidati al parlamento ricevono le candidature "gratis" (e gli altri altrettanto "gratis" vengono marginalizzati), è chiaro che non hanno grandi motivazioni a darsi da fare per raccogliere consenso, fare comizi e impegnarsi in campagna elettorale, lasciando, come sempre, questa incombenza a Berlusconi. Se il PdL combinasse le primarie sequenziali + convention per il candidato premier con sistemi simili per tutte le candidature, potrebbe sfiorare il 50%.
Quanto detto vale per tutti i partiti, chiaramente, anche per il PD e il Movimento 5 Stelle. Chi è convinto di vincere le elezioni, però, di solito si convince erroneamente che il suo approccio sia quello giusto. E’ più facile convincere i partiti in difficoltà, e non c’è dubbio che il PdL, che Berlusconi si ricandidi o meno, è uno di questi.
Nell’articolo “Mitt Romney ha davvero qualche chance contro Barack Obama?” ho messo in evidenza alcune debolezze del candidato repubblicano alla presidenza Mitt Romney, basate sull’analisi dell’andamento delle primarie repubblicane. Infatti, Romney è essenzialmente un candidato moderato e può avere grandi difficoltà a convincere gli elettori più conservatori a sostenerlo e andare a votarlo. Sulla base di quell’analisi mi ero convinto che nella battaglia contro Obama Romney non avesse molte chance di vittoria.
Recentemente, tuttavia, un evento importante ha cambiato le carte in tavola. A sorpresa, la Corte Suprema americana ha deciso a favore della costituzionalità del contestato “Obamacare”, cioè la riforma sanitaria voluta da Obama, che prevede tra l’altro l’obbligo per tutti di acquistare un’assicurazione sanitaria. Inizialmente, sembrava che questa fosse una vittoria di Obama e desse slancio alla sua campagna elettorale. Tuttavia, col passare dei giorni è diventato chiaro che le cose non stavano proprio come i democratici avrebbero voluto.
Per non cassare la riforma di Obama, la Corte ha dovuto stabilire che l’obbligo ad acquistare un’assicurazione sanitaria deve essere considerato alla stregua di “una tassa”, e quindi la riforma di Obama pende sul capo di ogni cittadino americano come un’enorme tassa in tempi di crisi, cosa che ha suscitato le ire di tantissimi elettori, anche coloro che l’assicurazione sanitaria ce l’hanno già, e che con la riforma di Obama si vedono privati della libertà di decidere di non rinnovarla in futuro. La decisione della Corte ha ridato fiato ai conservatori, inclusi i Tea Party, che si erano abbastanza sopiti e mostravano poco entusiasmo per Romney. Le donazioni a favore di Romney sono aumentate enormemente subito dopo la decisione della Corte. Ricordiamo che Romney si è impegnato ad abrogare Obamacare appena si insedierà alla Casa Bianca.
Allo stato attuale, penso che la competizione tra Mitt Romney e Barack Obama sia più equilibrata di quanto era prima della decisione della Corte Suprema, con Obama ancora favorito, ma molto meno. Credo che Mitt Romney potrà colmare il gap restante soltanto se azzeccherà la scelta del candidato vicepresidente. Per annullare questo effetto, Barack Obama dovrebbe scaricare il grigio Joe Biden e scegliere un candidato vicepresidente che possa davvero aiutarlo a riconquistare la Casa Bianca.
Ogni altro evento di rilievo sarà comunicato e discusso su questo sito, dove seguiremo l’evolversi delle elezioni americane 2012 passo dopo passo.
Segnalo anche la pagina di RealClearPolitics dove potete seguire in tempo reale l’andamento dei sondaggi sulla corsa alla Casa Bianca, con informazioni sulle medie e gli errori statistici.
Se proprio vogliamo dotare i partiti governati dagli elettori di “statuti”, possiamo stabilire che essi siano fatti dei soli cinque punti seguenti (dal libro “Il sistema dei partiti governati dagli elettori”):
Statuto
1. il partito è completamente aperto e completamente neutro;
2. tutte le decisioni, in tutte le fasi, sono demandate completamente agli elettori, e solo a loro, consultati in modo paritario usando il sistema delle primarie sequenziali correlate alla convention;
3. nel complesso, le regole devono soddisfare il criterio della cassiera, spiegato qui (“anche una cassiera di supermercato deve poter correre per la nomina con concrete, non solo teoriche, possibilità di vincere”);
4. tutte le decisioni si riferiscono ad una specifica tornata elettorale, per una specifica carica elettiva, e sono azzerate alla tornata elettorale successiva, e non hanno nessuna influenza sulle decisioni relative alle altre cariche elettive;
5. il partito è a costo zero, coadiuvato unicamente da volontari.
Ricordiamo che in partenza i due partiti devono essere assolutamente identici, dei contenitori vuoti. Ogni loro caratterizzazione deve provenire dagli elettori dei partiti.
Il sistema PSC
Il sistema delle primarie sequenziali correlate alla convention, chiamato brevemente “sistema PSC“, funziona come segue.
Ad ogni carica pubblica, che chiamiamo brevemente “carica X”, e ad ogni tornata elettorale sono associati sistemi PSC diversi.
a. Con le primarie sequenziali gli elettori eleggono i loro delegati alla convention.
b. La convention nomina il candidato del partito alla carica X, a maggioranza assoluta. Inoltre, scrive il programma elettorale degli elettori, e governa il partito, a priori e a posteriori, in merito alle procedure da usare e usate per quel processo PSC.
I delegati comunicano in anticipo il candidato alla nomina per cui intendono votare alla convention. Questa informazione è riportata sulle schede elettorali delle primarie. Gli elettori delle primarie possono esprimere una preferenza per il candidato alla nomina e un certo numero di preferenze per i candidati delegati che lo sostengono. A) Le preferenze raccolte dai candidati alla nomina sono usate per calcolare il numero di delegati vinti da ciascuno di essi. B) Le preferenze raccolte dai candidati delegati sono usate per determinare i nominativi dei delegati eletti che sostengono ciascun candidato alla nomina, nel numero stabilito col calcolo A).
Schema di scheda elettorale delle primarie:
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Per altri dettagli sul ruolo della convention nei partiti governati dagli elettori si veda qui.
Le regole devono comunque essere studiate per soddisfare il criterio della cassiera. La convention, quale autorità massima del partito, ha anche il compito di assicurarsi che sia così. Un modo semplice per soddisfare il criterio della cassiera è soddisfare i requisiti seguenti.
a. Il territorio interessato viene suddiviso in un numero sufficiente di zone di varie dimensioni e popolazione, in base alle quali vengono sequenzializzate le primarie.
b. Le primarie delle varie zone sono tenute in date separate da un numero sufficiente di giorni (tipicamente una settimana), in modo da agevolare la campagna elettorale dei candidati poco noti o non ricchi.
c. Lungo la sequenza si procede con un percorso “in crescendo“, tanto rispetto alle dimensioni delle zone interessate (da intendersi sia in termini geografici che in termini demografici) quanto rispetto ai sistemi elettorali impiegati per il calcolo A). Precisamente:
c1. la sequenzializzazione comincia con zone di piccole dimensioni, prosegue con zone di dimensioni medie e finisce con zone di dimensioni grandi;
c2. nella prima fase della sequenza il risultato del calcolo A) è stabilito con sistemi elettorali proporzionali (con sbarramento crescente dal 10%, al 15%, al 20%), nella fase centrale sono usati sistemi proporzionali con sbarramento (al 20%) e premio di maggioranza (almeno il 55% o 60% dei delegati al primo classificato) e nella fase finale è usato il sistema del “vincitore piglia tutto” (tutti i delegati della zona al primo classificato).
Il sistema del percorso in crescendo permette a chiunque di partecipare con concrete possibilità di vincere, perché all’inizio non penalizza i candidati poco noti, ma anzi agevola la loro discesa in campo e diluisce lo sforzo necessario, affinché possano colmare il gap che li separa dai candidati più noti. Man mano che si procede secondo la sequenza stabilita, il crescendo proietta il vincitore verso la maggioranza assoluta dei delegati. Tipicamente alla convention la votazione per la nomina diventa una mera formalità. I delegati votano per il candidato alla nomina che hanno anticipatamente dichiarato di sostenere, quindi il vincitore è già noto in anticipo, in base al risultato delle primarie. Tuttavia, in tutte le altre votazioni della convention i delegati sono liberi di interpretare il volere degli elettori che li hanno eletti come meglio credono, senza alcun vincolo di seguire le eventuali indicazioni dei candidati alla nomina. La convention diventa determinante anche nella votazione per la nomina se nessun candidato alla nomina ha ottenuto la maggioranza assoluta dei delegati nelle primarie.
Le regole applicate sono inizialmente quelle approvate dalla convention precedente (relativa al sistema PSC associato alla stessa carica pubblica X e allo stesso territorio), ma la loro applicazione è comunque soggetta al controllo e alla verifica a posteriori della convention eletta col nuovo sistema PSC, la quale deve anche dirimere le controversie eventualmente sorte nel frattempo. Di solito le regole approvate dalle convention non sono rigide, ma semplici requisiti da soddisfare, e lasciano a ciascuna zona la libertà di decidere autonomamente. In questo modo, eventuali aggiustamenti delle regole adottati durante il processo e approvati a posteriori dalla nuova convention possono essere decisi senza violare le regole approvate dalla vecchia convention. La nuova convention approva anche le nuove regole, che varranno per il sistema PSC relativo alla tornata elettorale successiva.
Intervento video alla conferenza di Sedizione Liberale del 7 luglio 2012 a Firenze, in cui spiego il funzionamento della convention nei partiti americani e il suo ruolo quale governo popolare del partito, fondamentale per rendere i partiti americani dei partiti governati dagli elettori.
Come detto, nei partiti americani, la convention è il governo popolare del partito. Vi partecipano delegati eletti con le primarie sequenziali.
I delegati alla convention sono elettori tra elettori. Non fanno alcuna carriera politica, né sono interessati a farla, e non guadagnano nulla dal partecipare alla convention. Sono semplici elettori scelti da elettori, che riportano all’assemblea dei delegati le richieste, proposte, idee, valutazioni degli elettori, su qualsiasi argomento ritengano opportuno farlo. Poi votano le proposte e prendono decisioni che vincolano il partito. Per questo motivo, i delegati non sono ricattabili, manovrabili o influenzabili. Tra le altre cose, vanno alla convention e soggiornano nel sito della convention (almeno quattro giorni) a proprie spese.
I principali compiti della convention sono:
1. controllare la corretta applicazione delle regole per selezionare i delegati e delle altre regole del partito (approvate dalla convention precedente) ed eventualmente dirimere le controversie (primo giorno);
2. scrivere, discutere e approvare le nuove regole del partito, valide fino alla convention successiva (secondo giorno);
3. scrivere, discutere e approvare il programma elettorale degli elettori (terzo giorno);
4. votare la nomina del candidato alla presidenza (quarto giorno).
Solo quest’ultima votazione ha un esito di solito scontato. I delegati comunicano in anticipo quale candidato alla nomina intendono votare. Gli elettori possono leggere questa informazione sulle schede elettorali delle primarie e votare di conseguenza. Per esempio, i delegati che sostengono un candidato alla nomina sono elencati e votabili immediatamente sotto il nome del candidato alla nomina.
Schema di scheda elettorale delle primarie:
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candidati alla nomina
candidati delegati candidati delegati candidati delegati candidati delegati candidati delegati …
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La votazione per la nomina è l’unico impegno che i delegati prendono nei confronti del candidato alla nomina di cui si dichiarano sostenitori. In tutte le altre votazioni della convention e in tutti gli altri loro atti sono liberi di interpretare come credono il volere degli elettori che li hanno eletti.
La convention è definita come “l’autorità massima del partito“. Prima di aggiornarsi elegge il Comitato Nazionale, un sottoinsieme di delegati che ha il compito di attuare le disposizioni della convention fino alla convention successiva. Il Comitato Nazionale sottostà alla convention.
Il Comitato Nazionale si avvale di un Comitato Esecutivo, ancora più piccolo, che ha il compito di eseguire i compiti affidatigli dal Comitato Nazionale. Il Comitato Esecutivo sottostà alla convention e al Comitato Nazionale. Ogni decisione dei comitati ha valore temporaneo e deve essere approvata a posteriori, o corretta, dalla convention successiva.
In definitiva, nei partiti americani si osserva la seguente gerarchia ribaltata, dove il potere diminuisce salendo di livello e coinvolgendo meno persone e il livello superiore è da considerare strumento per eseguire il volere del livello inferiore:
*** C E ***
******* C N *******
******** convention *******
************ elettori *************
E’ grazie all’esistenza della convention che i partiti americani sono privi di apparati. Se non ci fosse la convention lo spazio sarebbe occupato abusivamente da un gruppo di persone (l’apparato) che prenderebbe decisioni al posto degli elettori (del tipo: per quali candidature fare le primarie, quando e come organizzarle, chi può votare, chi può essere eletto, e tutte le altre decisioni che riguardano il partito), e creerebbe una casta di privilegiati all’interno del partito: è esattamente quello che succede negli attuali partiti italiani.