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Ecco la proposta dettagliata delle Libertarie, cioè le primarie sequenziali in crescendo con convention, per la nomina del candidato premier del centrodestra e la scrittura delle regole e del programma elettorale.
Consegnata ad alcuni personaggi politici (Raffaele Fitto, Daniele Capezzone, Maurizio Bianconi) il 21 febbraio 2015. Esse costituiscono il modello base per un partito senza apparato, che funziona unicamente come macchina per fare emergere la volontà popolare, pertemmere agli elettori di candidarsi con effettive possibilità di vincere, selezionare tutti i candidati, scrivere il programma elettorale, decidere le regole del partito, controllarne l’applicazione e dirimere tutte le controversie.
Regione |
Numero delegati |
|
Regione |
Numero delegati |
Lombardia |
223 |
Sardegna |
40 |
|
Campania |
141 |
Liguria |
39 |
|
Lazio |
124 |
Marche |
37 |
|
Sicilia |
122 |
Abruzzo |
31 |
|
Veneto |
112 |
Friuli-Venezia Giulia |
30 |
|
Piemonte |
105 |
Trentino-Alto Adige |
23 |
|
Puglia |
100 |
Umbria |
20 |
|
Emilia-Romagna |
99 |
Basilicata |
15 |
|
Toscana |
87 |
Molise |
8 |
|
Calabria |
50 |
Valle d’Aosta |
3 |
Le libertarie sono elezioni primarie sequenzializzate su base regionale con un meccanismo in crescendo, per la nomina del candidato premier. Nelle libertarie gli elettori possono candidarsi liberamente e votare liberamente e gratuitamente. Esprimono preferenze per i candidati delegati alla convention. Sulla scheda elettorale ogni candidato delegato è abbinato al candidato alla nomina che intende votare alla convention. I delegati sono “elettori scelti da elettori”, non funzionari di partito.
Si vota in 13 date distinte, nell’arco di 13 settimane, con una pausa intermedia. Ogni regione sceglie un numero di delegati proporzionale alla sua popolazione. Ogni candidato alla nomina ottiene un numero di delegati calcolato in base ai voti di preferenza raccolti nella regione, usando un sistema di attribuzione “in crescendo”, cioè prima proporzionale, poi proporzionale con premio di maggioranza, e infine vincitore-piglia-tutto.
I delegati eletti partecipano alla convention, che nomina il candidato premier, modifica le regole delle libertarie e scrive il programma elettorale.
La diluizione temporale e territoriale massimizza il consenso, la risonanza mediatica e la raccolta di donazioni. Gli sbarramenti e la sequenzializzazione rendono ininfluenti eventuali tentativi di “sabotaggio” .
Diluendo la competizione si crea un evento di portata mediatica straordinaria. Per mesi l’attenzione dei mezzi di comunicazione è concentrata sulla competizione e sulla convention. I candidati emergenti, outsider e non, sono intervistati e scrutinati, si guarda al loro passato, si confrontano le loro idee e i loro programmi, si discute di previsioni, strategie e dell’andamento della raccolta di fondi.
Ipotesi:
elezioni politiche il 24-25 aprile 2016
Calendario delle elezioni primarie:
Data |
Regione |
Sistema elettorale |
15 novembre 2015 |
Molise | proporz. con sbarr. al 10% |
22 novembre 2015 |
Trentino Alto Adige | proporz. con sbarr. al 10% |
29 novembre 2015 | Basilicata | proporz. con sbarr. al 15% |
6 dicembre 2015 | Liguria | proporz. con sbarr. al 15% |
13 dicembre 2015 | Umbria, Abruzzo | proporz. con sbarr. al 20% |
20 dicembre 2015 | Calabria, Marche | proporz. con sbarr. al 20% |
|
Pausa natalizia |
|
17 gennaio 2016 | Lombardia | proporz. con sbarr. e premio |
24 gennaio 2016 | Sicilia, Sardegna | proporz. con sbarr. e premio |
31 gennaio 2016 | Lazio | proporz. con sbarr. e premio |
7 febbraio 2016 | Puglia, Campania | tutti i delegati al primo |
14 febbraio 2016 | Veneto, Friuli-Venezia Giulia | tutti i delegati al primo |
21 febbraio 2016 | Toscana, Emilia-Romagna | tutti i delegati al primo |
28 febbraio 2016 | Piemonte, Valle d’Aosta | tutti i delegati al primo |
“Proporzionale con sbarramento e premio” vuol dire: il primo classificato ottiene il 60% dei delegati (o la frazione corrispondente alla sua percentuale di voti, se superiore), il resto è assegnato con metodo proporzionale e sbarramento al 20%
Convention: 18-20 marzo 2016
La Convention nomina il candidato premier a maggioranza assoluta, scrive ed approva il programma elettorale, scrive ed approva le regole del partito (regole della convention, regole delle libertarie successive, tempistica, convocazione, ecc.), dirime le controversie.
I lavori della convention durano alcuni giorni. I delegati eleggono comitati di una cinquantina di persone incaricati di attuare le disposizioni della convention dopo il suo aggiornamento, fino alla convention successiva.
Il candidato premier sceglie il candidato vicepremier. La Convention nomina il candidato vicepremier a maggioranza assoluta. Entrambi i candidati nominati tengono discorsi di investitura a chiusura della Convention.
Sperabilmente, la Convention stabilisce che “vicepremier” è colui che diventa premier nel caso in cui il premier rinunci prima o durante il mandato, per qualunque motivo. Questo serve a ridurre i rischi di caduta del governo.
La Convention si chiude con l’apertura della campagna elettorale per le elezioni generali.
Scheda elettorale e modalità di voto
Fac simile:
□ Outsider | □ Cand | ____________ |
□ Del Outsi 1 | □ Del Cand 1 | ________ ________ |
□ Del Outsi 2 | □ Del Cand 2 | ________ ________ |
□ Del Outsi 3 | □ Del Cand 3 | ________ ________ |
… | … | … |
Ogni colonna contiene il nome di un candidato alla nomina e i nomi dei candidati delegati che lo sostengono. È aggiunta una colonna bianca per dare all’elettore la possibilità di votare un candidato alla nomina e candidati delegati diversi da quelli elencati sulla scheda elettorale.
L’elettore può votare il candidato alla nomina ed esprimere un numero massimo di preferenze per i suoi candidati delegati. Questo numero è pari al numero totale di delegati da eleggere nella provincia.
La ripartizione dei delegati regionali vinti da un candidato alla nomina tra i collegi provinciali è determinata proporzionalmente, in base alle preferenze raccolte dal candidato alla nomina nelle province. In ciascuna provincia sono eletti i delegati che hanno ottenuto più preferenze tra quelli abbinati al candidato alla nomina.
Alle libertarie possono votare coloro che risiedono nella regione, hanno diritto di voto e dichiarano di essere intenzionati a votare per il centrodestra alle elezioni generali.
Ogni elettore che si dichiara elettore di centrodestra può candidarsi alla nomina. La candidatura alla nomina va presentata separatamente in ogni regione, raccogliendo un certo numero di firme in quella regione (molto basso, per esempio uguale a 3 volte il numero totale di delegati che spettano alla regione).
Per presentare la propria candidatura a delegato, il candidato delegato deve raccogliere un modesto numero di firme nella provincia (per es. 2 volte il numero teorico di delegati spettanti alla provincia) e dichiarare il nome del candidato alla nomina che intende sostenere alla convention, oppure dichiararsi indipendente.
Il sostegno di un candidato delegato per un candidato alla nomina è soggetto all’approvazione del candidato alla nomina. Il candidato alla nomina deve approvare comunque un numero di candidati delegati pari al doppio dei delegati spettanti alla provincia. Se i candidati delegati sono minori di quel numero, deve approvarli tutti.
Simulazione di libertarie nazionali e attribuzione dei delegati ai candidati
Si presentano sei candidati: tre outsider e quattro candidati noti, Cand, Candi, Candid e Candida. Quattro si ritirano durante le primarie e tre arrivano in fondo. Le prime sei tornate tengono accesa la competizione, perché i delegati sono assegnati con metodo proporzionale, seppur con lo sbarramento. Le altre tornate proiettano velocemente il vincitore verso la maggioranza assoluta dei delegati, che gli vale la nomina. In questo schema, un outsider emerge con sorpresa nel Molise, dove però vince un solo delegato, poi ben figura in Trentino e in Basilicata, vince in Liguria e da allora diventa inarrestabile.
Outsider 1 |
Cand |
Candi |
Candid |
Candida |
Outsider 2 |
Outsider 3 |
|
Mol |
1 |
2 |
5 |
— |
— |
— |
Ritiro |
TAA |
4 |
10 |
9 |
— |
— |
Ritiro |
|
Bas |
4 |
6 |
4 |
— |
1 |
|
|
Lig |
13 |
12 |
9 |
5 |
— |
|
|
Umb |
10 |
7 |
3 |
— |
— |
|
|
Abr |
20 |
9 |
2 |
— |
— |
|
|
Cal |
20 |
15 |
10 |
— |
— |
|
|
Ma |
25 |
7 |
5 |
Ritiro |
— |
|
|
Lom |
150 |
73 |
— |
|
Ritiro |
|
|
Sic |
26 |
22 |
74 |
|
|
|
|
Sar |
16 |
24 |
— |
|
|
|
|
Laz |
75 |
25 |
24 |
|
|
|
|
Pug |
— |
90 |
— |
|
|
|
|
Cam |
141 |
— |
— |
|
|
|
|
Ven |
112 |
— |
— |
|
|
|
|
FVG |
— |
— |
30 |
|
|
|
|
Tos |
87 |
— |
— |
|
|
|
|
ER |
99 |
— |
— |
|
|
|
|
Sar |
— |
40 |
— |
|
|
|
|
Pie |
95 |
— |
— |
|
|
|
|
VA |
— |
3 |
— |
|
|
|
|
Totali |
898 |
345 |
175 |
5 |
1 |
— |
— |
Esempio: voti raccolti e numero di delegati nel Lazio
Candidato |
Numero voti |
Percentuale |
Numero delegati |
Outsider |
315000 |
60% |
75 |
Cand |
107000 |
20% |
25 |
Candi |
106000 |
20% |
24 |
Gli altri candidati alla nomina non superano lo sbarramento del 10% e quindi non ottengono delegati.
La distribuzione dei 75 delegati di Outsider nei collegi provinciali è effettuata col metodo proporzionale in base ai voti raccolti da Outsider nelle province. Supponiamo che i voti per Outsider siano 215000 a Roma, 60000 a Viterbo, 40000 a Latina, e nessuno altrove. Tra i candidati delegati abbinati a Outsider risultano eletti: i primi 52 classificati a Roma, i primi 14 classificati a Viterbo, i primi 9 classificati a Latina.
Una delle parole più comuni e dal significato più oscuro e ambiguo è la parola democrazia. Ne conosciamo veramente il significato? Davvero basta un’infarinata di elezioni qualunque per qualificare un sistema come democratico? In questo sito abbiamo più volte spiegato che non è così.
Per riconoscere una democrazia da un sistema elitario, che maschera il privilegio dietro, appunto, un’infarinata di elezioni qualunque, e metodi di selezione dei candidati sapientemente gestiti in modo da impedire il libero accesso dei cittadini alle cariche pubbliche, in questo sito e nel libro abbiamo proposto quello che abbiamo chiamato “il criterio della cassiera“, che ora rienunciamo in forma generale.
Il criterio della cassiera
Un sistema politico è una democrazia rappresentativa se e solo se qualunque cittadino eleggibile si può candidare a qualunque carica pubblica, in qualunque tornata elettorale, con effettive possibilità di vincere.
L’eleggibilità può essere vincolata solo da blandi limiti di età, da requisiti di nascita o residenza nel territorio nazionale o nel territorio di competenza della carica pubblica.
In breve, anche una cassiera di supermercato deve potersi candidare a premier con effettive possibilità di vincere, e le sue possibilità di vincere devono essere uguali alle possibilità di chiunque altro, di chi è già famoso come di chi è straricco. L’immagine della cassiera di supermercato che diventa premier mi è stata suggerita dal caso di una cassiera dell’Esselunga, Giusy Ferreri, che nel 2008 divenne una star della canzone grazie ad un programma televisivo, X Factor, che si proponeva appunto di andare a cercare talenti e farli emergere. Precisa o meno che sia questa “favola a lieto fine”, probabilmente senza quello strumento la cassiera sarebbe rimasta cassiera per tutta la vita e del suo talento si sarebbero accorti in pochi.
Quante sono le persone, in Italia, che hanno talento per fare politica e contribuire alla crescita del proprio paese, ma non avranno mai la possibilità di mettere a frutto le loro capacità, a causa di un sistema di partiti che blocca ogni loro tentativo sul nascere, e le respinge ed allontana invece che aiutarle ad emergere? Qual’è il danno che un paese, o una società di individui, infliggono a loro stessi impedendosi di mettere a frutto queste incredibili risorse, per soddisfare le bramosie di un branco di politicanti?
Ci sono 60 milioni di individui in Italia: conviene davvero restringere la scelta di un premier ad una manciata di persone facenti parte di una manciata di combriccole? Qual’è la probabilità che il premier migliore per il paese sia proprio una delle persone che fanno parte di quelle combriccole?
E comunque, si può davvero chiamare democrazia un sistema che funziona così? Ovviamente, no.
Per fare emergere le persone con il talento richiesto occorre uno strumento che agevoli la loro candidatura, la loro “discesa in campo”, come pure la valutazione dei candidati da parte degli elettori, e annulli il vantaggio di chi è già noto o ricco, o almeno impedisca che quel vantaggio si trasformi in privilegio. Il meccanismo deve funzionare in modo sufficientemente diluito nel tempo, perché non è possibile passare al setaccio 60 milioni di persone se si vota in tutto il territorio nazionale nello stesso giorno. Questo strumento esiste ed è il sistema delle primarie sequenziali in crescendo correlate alla convention, qui battezzato con la sigla PSC. Praticamente, è il sistema utilizzato negli Stati Uniti per le elezioni presidenziali. In quel paese vengono impiegati ben due anni per selezionare il nuovo presidente, con regole chiare e con una competizione che dà a tutti una possibilità.
Per concludere, l’Italia non è una democrazia, primo perché sicuramente non è una democrazia diretta, secondo perché non è nemmeno una democrazia indiretta, visto che il suo sistema politico non soddisfa il criterio della cassiera. Allo stesso modo, non sono democrazie i sistemi politici adottati nei paesi europei. Ancora oggi nel mondo soltanto gli Stati Uniti d’America sono una democrazia.
All’età di 90 anni è morto l’ex senatore al Congresso degli Stati Uniti George McGovern. Poco più di quarant’anni fa, McGovern fu il protagonista principale della transizione dal sistema dei partiti-apparati al sistema dei partiti governati dagli elettori, grazie alla riforma McGovern-Fraser. Essa modernizzò il partito democratico americano, stabilendo che tutti i delegati alla convention devono essere scelti dagli elettori, con modalità tali da riflettere fedelmente la volontà degli elettori del partito. Prima di quella riforma il partito era in mano a boss e capi-fazione che, per una via o per l’altra, riuscivano a nominare d’autorità gruppi di delegati, per poi manipolarli a piacimento.
Negli stati a maggioranza democratica le leggi che governavano le primarie pubbliche furono adattate alla riforma. Per non dover organizzare primarie autogestite, e quindi accollarsene le spese, anche il partito repubblicano si adattò subito al nuovo sistema.
A McGovern va dunque il merito di aver cambiato completamente la politica degli Stati Uniti, facendole fare un progresso senza uguali nella storia. Dal 1972 gli Stati Uniti d’America sono l’unica democrazia rappresentativa al mondo, nel senso che il loro sistema politico soddisfa il criterio della cassiera.
Potete leggere maggiori dettagli nella parte storica del libro.
McGovern si candidò alle elezioni del 1972, ma fu sconfitto dal presidente uscente Richard Nixon. McGovern riuscì ad ottenere la nomina del partito democratico anche grazie alle nuove regole. I maligni, cioè i capi-partito caduti in disgrazia, dissero che “si era fatto le regole apposta per vincere”. La realtà è invece che con quelle regole, che in quarant’anni hanno subito poche modifiche, nessuno è sicuro di vincere, perché il risultato è determinato unicamente dagli elettori. Lo sa Hillary Clinton, che, favorita, nel 2008 dovette cedere ad un nuovo arrivato, tale Barack Obama, e lo sa Mitt Romney, che quest’anno stava per essere scalzato via da Rick Santorum, un candidato che prima dei caucus dell’Iowa era dato al 3% dai sondaggi nazionali.
A questo punto viene spontaneo chiedersi: quanto tempo dovremo aspettare per avere in Italia il nostro McGovern?