Le Libertarie Pisane 2018

Le Libertarie

La convention




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La settimana prossima mi recherò a Roma per incontrare vari parlamentari di centrodestra e proporre loro le libertarie. Ora è il centrodestra, con tutti i suoi problemi, il settore politico più interessante e potenzialmente aperto ad accogliere il progetto di YouCaucus, che riepilogo qui sotto.

Le Libertarie

Il partito è governato interamente ed unicamente dagli elettori. Gli elettori, e soltanto gli elettori, hanno la prima parola, l’ultima parola e tutte le parole che stanno tra la prima e l’ultima. Le Libertarie sono lo strumento con il quale gli elettori governano il partito.

Le libertarie sono consultazioni aperte, libere e sequenziali in crescendo (cioè diluite temporalmente e territorialmente, in modo da dare a una cassiera del supermercato le stesse possibilità di vincere che avrà un qualunque persona già nota o ricca) per scegliere i candidati alle elezioni e i delegati alle convention.

La convention è lo strumento con il quale i delegati, che sono cittadini tra cittadini (e non funzionari di partito, che non esistono nei partiti governati dagli elettori, dove non è ammessa alcuna forma di apparato) stabiliscono le regole delle libertarie e della convention stessa (e indicano quelle della convention successiva).

Per il funzionamento di un partito non è necessario nient’altro. In un partito governato dagli elettori, non ci sono apparati, segretari, capi, organi dirigenti, coordinatori. In parole semplici: “non ci sono elettori più uguali degli altri“. Non ci sono candidature o ricandidature garantite. Nessun eletto potrà scrollarsi gli elettori di dosso, che gli staranno col fiato sul collo dal primo all’ultimo momento. Se l’eletto non si atterrà alla volontà popolare, gli elettori lo puniranno alle consultazioni successive.

Lo tsunami delle libertarie

Basandoci sui dati relativi alle primarie Obama-Clinton del 2008, possiamo stimare l’affluenza potenziale e la raccolta di fondi di ipotetiche libertarie realizzate in Italia per lo schieramento moderato-conservatore. I risultati del calcolo sono i seguenti:

Affluenza potenziale: 10-11 milioni di elettori

Raccolta fondi del candidato vincitore: 100 milioni di euro, in donazioni individuali di 70 Euro ciascuna (in media)

Raccolta fondi totale (candidati individuali + partito): 180 milioni di Euro

Chiaramente, la sequenzializzazione agevola la raccolta delle donazioni e stimola la partecipazione. Si ricordi che le primarie dell’Unione del 2005 (“stile 1860”), le più partecipate in Italia, portarono alle urne poco più di 4 milioni di persone, e quel risultato non fu mai più eguagliato.

Le libertarie possono provocare un vero e proprio tsunami. Come già nel 2012, quando la mia proposta di primarie sequenziali all’americana con convention riuscì a farsi strada all’interno del PdL fino a portarlo alla fibrillazione (vedi qui e qui), così oggi la proposta delle libertarie si può insinuare all’interno del centrodestra e dare voce alla voglia (che serpeggia fra molti deputati e senatori) di un sistema che faccia emergere la volontà popolare invece che anestetizzarla. Sicuramente le libertarie potranno riunire tutte le anime del centrodestra, dalla Lega di Salvini alla Forza Italia di Fitto (Berlusconi si dovrà aggregare, che gli piaccia o meno) ai tanti conservatori/repubblicani che stanno tra i nostri elettori (e tra gli astenuti), ma non hanno mai trovato rappresentanza, né modi di candidarsi ed emergere. Se tanto mi dà tanto, il momento è quello giusto.

Diffondendo le idee di YouCaucus e spiegandole alla gente, ho notato che le madri di famiglia, come i benzinai, i tabaccai e le cassiere del supermercato, capiscono le idee al volo, tanto che mi danno sempre suggerimenti intelligenti e perspicaci per migliorarle. Per contro, quando spiego le idee ai politici, noto che fanno numerose resistenze. Capiscono subito che le libertarie sono una seria minaccia alle loro cariche, visto che con questo sistema non prenderebbero neanche un voto.

Pertanto, per dare scacco matto agli apparati, occorre diffondere le idee delle Libertarie tra la gente, invece che all’interno degli apparati. In questo modo, gli apparati saranno messi in un angolo: se diranno no alle libertarie, diranno no agli elettori, e quindi si condanneranno alla morte politica. Se diranno sì alle libertarie, diranno sì alla fine dei partiti-apparato, e quindi si condanneranno alla morte politica.

Per concludere: il sistema dei partiti attuali è il sistema grazie al quale:

i primi restano sempre primi, e gli ultimi restano sempre ultimi.

Il sistema delle libertarie, al contrario, è il sistema che garantisce che:

gli ultimi hanno sempre la possibilità (concreta, effettiva, non meramente teorica) di diventare primi, e i primi sono sempre a rischio (perché avranno gli elettori col fiato sul collo) di diventare ultimi.

Mi sono recentemente candidato alle parlamentarie europee del Movimento 5 Stelle, e così ho potuto verificare dall’interno il funzionamento delle loro consultazioni. Riporto qui il mio giudizio.

Le candidature sono state aperte il 26 marzo, senza alcun preavviso. Il primo turno di votazioni si è tenuto il 31 marzo, il secondo turno il 3 aprile. Il tutto sempre senza preavvisi di sorta.

Nel primo turno di votazioni si dovevano valutare centinaia di curricula mai visti prima, caricati dal sistema operativo a 5 stelle in modo approssimativo. Molti profili erano tagliati come pure le lettere di intenti, con frasi a metà. Non esisteva un motore di ricerca interno per poter scorrere i profili in maniera efficiente. Si poteva soltanto cercare per città, sesso e poco altro.

A Pisa i candidati da valutare erano circa trecento. Volendo, 300 candidati potrebbero stare su un’unica pagina web, ma erano invece organizzati in modo da massimizzare il numero di click necessari per raggiungerli, impedendo di fatto di valutarli in tempi ragionevoli. Sembrava un web anni 90, realizzato in modo molto approssimativo da illetterati di internet. La cosa è quanto mai sorprendente, perché il Movimento 5 Stelle si spaccia per il movimento che fa decidere la rete.

La mia indagine conferma che il Movimento 5 Stelle non soddisfa i criteri minimi di YouCaucus per poterlo considerare un movimento governato dai suoi elettori. Ricordiamo infatti che tra i criteri suddetti è di importanza fondamentale dare ai candidati e agli elettori modi e tempi per permettere loro di candidarsi e fare le proprie scelte, cose che evidentemente non sono giudicate importanti per il M5S. Di sequenzialità delle primarie neanche l’ombra, come pure della convention dei delegati. Le regole delle consultazioni continuano a piovere dall’alto, all’improvviso, senza che gli elettori abbiano alcuna voce in capitolo.

_______________________________________

Aggiunta successiva (giugno 2015): non ho mai saputo quanti voti ho preso. Immagino che nessun altro candidato, tranne quelli passati al secondo turno, sia stato informato dei voti ottenuti. Pertanto le primarie del Movimento 5 Stelle non sono una cosa seria.

La convention democratica non ha brillato per il messaggio trasmesso, abbastanza scontato e povero di proposte per il futuro, ma sembra aver ugualmente regalato ad Obama un balzo in avanti nei sondaggi. Anche la raccolta di donazioni del mese di agosto ha visto Obama prevalere di poco su Romney (114 milioni di dollari contro 111,6 milioni), dopo che Romney aveva prevalso su Obama di circa 20 milioni in ciascuno dei tre mesi precedenti. Probabilmente, l’approssimarsi delle elezioni ha risvegliato molti elettori democratici.

Rimangono comunque alcuni dubbi sui sondaggi, perché molti registrano un numero di elettori democratici addirittura superiore a quello del 2008. Probabilmente i campioni scelti dai sondaggisti, consapevolmente o no, sono sistematicamente spostati verso Obama. Come si sa, ogni tanto ci sono elezioni dall’esito imprevisto, nelle quali le aspettative di tutti i sondaggisti vengono smentite. Le elezioni americane di quest’anno si candidano ad essere di questo tipo.

Durante la convention democratica ci sono stati anche momenti di imbarazzo. Alcuni giornalisti avevano notato che dal platform, il “programma elettorale degli elettori“, nella sua versione pronta per l’approvazione della convention, erano spariti i riferimenti a Dio e a Israele. Gli esponenti democratici non sapevano spiegare come fosse successo. Per porre rimedio alcuni delegati hanno proposto all’assemblea una mozione per inserire i riferimenti mancanti. Il presidente dell’assemblea ha messo ai voti la mozione per acclamazione. Tuttavia, non tutto è filato liscio, e le telecamere hanno immortalato la scena successiva impietosamente. Ecco quello che è successo.

Erano necessari i due terzi per approvare la mozione. Tuttavia, comparando “ad orecchio” le grida dei delegati a favore con quelle, immediatamente successive, dei delegati contro, non era possibile stabilire con ragionevole certezza che una maggioranza qualunque fosse a favore della mozione. Il presidente, indeciso sul da farsi, ha fatto ripetere la votazione per ben tre volte, senza che cambiasse il risultato. Alla fine si è limitato a leggere quanto scritto sul teleprompt che stava davanti a lui: “ad opinione del presidente, la maggioranza dei due terzi è favorevole, e la mozione viene approvata”, sommerso dai “buuuu” dei delegati contrari. Ecco un video di questi momenti

Di solito il platform, come le altre importanti decisioni della convention, tra cui le nuove regole del partito, è pronto con un certo anticipo prima dell’inizio della convention. I delegati si mettono al lavoro e si consultano subito dopo essere eletti nelle primarie. Quando inizia la convention il grosso del lavoro è già fatto, e normalmente l’approvazione dei documenti proposti non riserva sorprese. I lavori dei delegati e della convention  durano fino alle sette di sera, in ciascuno dei quattro giorni della convention. Non interessano il grande pubblico, tanto che non sono nemmeno trasmessi dalle tv, sostituiti da filmati di repertorio. Dalle 7.30 circa comincia la carrellata di interventi propagandistici fatti più che altro per il pubblico televisivo.

Noi confondiamo le convention americane con i momenti serali di grande propaganda, i palloncini che scendono dall’alto per festeggiare il candidato nominato, e così via. L’incidente occorso ai democratici ci permette di ricordare che in realtà la convention ha compiti di importanza cruciale per il funzionamento del partito. Essa infatti è il governo popolare del partito, come spiegato qui, e soppianta gli apparati.

Finora Mitt Romney si è mosso in modo molto intelligente ed ha azzeccato parecchie decisioni importanti, superando le aspettative dei suoi stessi sostenitori. La prima mossa azzeccata è stata quella di ignorare le provocazioni dei democratici. Obama ha speso milioni di dollari in messaggi pubblicitari contenenti tesi troppo deboli e puramente speculative, prive della forza necessaria per mettere veramente in difficoltà l’avversario. In questo modo ha confermato l’impressione che molti americani hanno di lui: una persona che non sa spendere bene i propri soldi non sa spendere bene i soldi della collettività. In genere, l’efficacia di messaggi negativi e provocatori non sta tanto nel contenuto dei messaggi stessi, ma nella reazione che suscitano presso gli avversari. Se l’avversario risponde in modo efficace, o non risponde affatto, come ha fatto Romney tenendo la bussola fissa sui problemi dell’economia, quei messaggi si rivelano di minima utilità.

La scelta del candidato vicepresidente è stata pure azzeccata. E’ la prima decisione cruciale di un candidato presidente, dalla quale si può capire se è veramente pronto a guidare il paese. Scegliendo Paul Ryan al proprio fianco, Romney ha voluto lanciare una sfida aperta ad Obama e ai democratici sul loro stesso terreno, affermare che il proprio piano per il rientro del debito, e i sacrifici che prevede, non sono causa di imbarazzo, ma cavalli di battaglia su cui confrontarsi apertamente cogli avversari, per conquistare il consenso della gente sull’urgenza di risolvere i problemi dell’economia, non sulle promesse di dare qualche vantaggio agli uni tassando gli altri. La convention repubblicana ha completato l’opera di costruzione di un’immagine positiva e diffusione di un messaggio rivolto a tutti gli americani. Romney ha scelto la via dell’unità di tutti gli americani contro la crisi, il nemico numero uno del momento attuale, e contrapposto questa prospettiva alla campagna divisiva di Obama, fondata sul principio del “divide et impera”. Il messaggio repubblicano è passato, ed è sicuramente un messaggio efficace.

Sarà difficile per i tanti fan di Obama tornare alle urne e votare convintamente un presidente che da mesi non apre bocca sui problemi del paese, non si avventura nemmeno a proporre un piano per uscire dalla crisi, per creare posti di lavoro, imbarazzato com’è dal fallimento della sua politica. Per settimane la principale preoccupazione dei democratici è stata disquisire su cosa possa essere e cosa possa non essere scritto nelle dichiarazioni dei redditi del suo avversario, mai rilasciate, relative ai dieci anni passati. Sicuramente non è il principale problema di lavoratori, disoccupati e piccoli imprenditori, di chi viene licenziato come di chi è costretto a licenziare e a chiudere la propria attività.

Ora la palla passa nel campo democratico. La prossima settimana i democratici americani terranno la loro convention. Sarà l’ultima occasione per mostrare di avere un piano per il futuro del paese, di poter offrire delle prospettive a breve e lungo termine. Se invece insisteranno con i tentativi fatti finora, per la verità molto maldestri, di demonizzare gli avversari, sanciranno definitivamente la scollatura tra loro e la gente. In quel caso, paradossalmente, il partito democratico diventerà di fatto un partito di benestanti e ammaliapopolo, perché soltanto chi ha abbastanza soldi in cassa, in una situazione come questa, non si accorge dei problemi di chi fatica a riempire il serbatoio di benzina.

Allo stato attuale i sondaggi danno i due candidati praticamente alla pari. Prima della convention repubblicana avrei detto che una situazione di parità nei sondaggi era da intendersi come un leggero vantaggio per Obama, ora penso che sia da leggere come un leggero vantaggio per Romney. Infatti, l’ottimismo che si respira in casa repubblicana è palpabile, mentre il presidente uscente trasmette sempre più, anche con l’espressione del suo sguardo, la situazione di difficoltà in cui si trova.

Ripercorrendo la storia dei partiti americani e studiandone il funzionamento, fondato sulle elezioni primarie e le convention, elaboriamo una strategia per realizzare il sistema dei partiti governati dagli elettori anche in Italia.

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Se proprio vogliamo dotare i partiti governati dagli elettori di “statuti”, possiamo stabilire che essi siano fatti dei soli cinque punti seguenti (dal libro “Il sistema dei partiti governati dagli elettori”):

Statuto

  1. il partito è completamente aperto e completamente neutro;

  2. tutte le decisioni, in tutte le fasi, sono demandate comple­tamente agli elettori, e solo a loro, consultati in modo parita­rio usando il sistema delle primarie sequenziali correlate alla con­vention

  3. nel complesso, le regole devono soddisfare il criterio della cassiera, spiegato qui (“anche una cassiera di supermercato deve poter correre per la nomina con concrete, non solo teoriche, possibilità di vincere”); 

  4. tutte le decisioni si riferiscono ad una specifica tornata eletto­rale, per una specifica carica elettiva, e sono azzerate alla tornata elettorale successiva, e non hanno nessuna influenza sul­le decisioni relative alle altre cariche elettive;

  5. il partito è a costo zero, coadiuvato unicamente da volontari.

Ricordiamo che in partenza i due partiti devono essere assolutamente identici, dei contenitori vuoti. Ogni loro caratterizzazione deve provenire dagli elettori dei partiti.


Il sistema PSC

Il sistema delle primarie sequenziali correlate alla convention, chiamato brevemente “sistema PSC“, funziona come segue. 

Ad ogni carica pubblica, che chiamiamo brevemente “carica X”, e ad ogni tornata elettorale sono associati sistemi PSC diversi. 

   a. Con le primarie sequenziali gli elettori eleggono i loro delegati alla convention. 

  b. La convention nomina il candidato del partito alla carica X, a maggioranza assoluta. Inoltre, scrive il programma elettorale degli elettori, e governa il partito, a priori e a posteriori, in merito alle procedure da usare e usate per quel processo PSC. 

I delegati comunicano in anticipo il candidato alla nomina per cui intendono votare alla convention. Questa informazione è riportata sulle schede elettorali delle primarie. Gli elettori delle primarie possono esprimere una preferenza per il candidato alla nomina e un certo numero di preferenze per i candidati delegati che lo sostengono. A) Le preferenze raccolte dai candidati alla nomina sono usate per calcolare il numero di delegati vinti da ciascuno di essi. B) Le preferenze raccolte dai candidati delegati sono usate per determinare i nominativi dei delegati eletti che sostengono ciascun candidato alla nomina, nel numero stabilito col calcolo A).

Schema di scheda elettorale delle primarie:

 Obama        Clinton       
 DelOba1      DelClin1     
 DelOba2      DelClin2     
 DelOba3      DelClin3     
 DelOba4      DelClin4     
 DelOba5      DelClin5     
 DelOba6      DelClin6     
 …               …              

 

candidati alla  nomina ——–> A) le preferenze espresse qui determinano il numero di delegati eletti che sostengono il candidato alla nomina
candidati delegati
candidati delegati
candidati delegati ->
candidati delegati ->
candidati delegati ->
candidati delegati
candidati delegati
B) le preferenze espresse qui determinano i nomi dei delegati eletti che sostengono ciascun candidato alla nomina, nel numero stabilito dal calcolo A)

 


Per altri dettagli sul ruolo della convention nei partiti governati dagli elettori si veda qui.

Le regole devono comunque essere studiate per soddisfare il criterio della cassiera. La convention, quale autorità massima del partito, ha anche il compito di assicurarsi che sia così. Un modo semplice per soddisfare il criterio della cassiera è soddisfare i requisiti seguenti. 

a. Il territorio interessato viene suddiviso in un numero sufficiente di zone di varie dimensioni e popolazione, in base alle quali vengono sequenzializzate le primarie. 

b. Le primarie delle varie zone sono tenute in date separate da un numero sufficiente di giorni (tipicamente una settimana), in modo da agevolare la campagna elettorale dei candidati poco noti o non ricchi.

c. Lungo la sequenza si procede con un percorso “in crescendo“, tanto rispetto alle dimensioni delle zone interessate (da intendersi sia in termini geografici che in termini demografici) quanto rispetto ai sistemi elettorali impiegati per il calcolo A).  Precisamente:

     c1. la sequenzializzazione comincia con zone di piccole dimensioni, prosegue con zone di dimensioni medie e finisce con zone di dimensioni grandi;

   c2. nella prima fase della sequenza il risultato del calcolo A) è stabilito con sistemi elettorali proporzionali (con sbarramento crescente dal 10%, al 15%, al 20%), nella fase centrale sono usati sistemi proporzionali con sbarramento (al 20%) e premio di maggioranza (almeno il 55% o 60% dei delegati al primo classificato) e nella fase finale è usato il sistema del “vincitore piglia tutto” (tutti i delegati della zona al primo classificato).

Il sistema del percorso in crescendo permette a chiunque di partecipare con concrete possibilità di vincere, perché all’inizio non penalizza i candidati poco noti, ma anzi agevola la loro discesa in campo e diluisce lo sforzo necessario, affinché possano colmare il gap che li separa dai candidati più noti. Man mano che si procede secondo la sequenza stabilita, il crescendo proietta il vincitore verso la maggioranza assoluta dei delegati. Tipicamente alla convention la votazione per la nomina diventa una mera formalità. I delegati votano per il candidato alla nomina che hanno anticipatamente dichiarato di sostenere, quindi il vincitore è già noto in anticipo, in base al risultato delle primarie. Tuttavia, in tutte le altre votazioni della convention i delegati sono liberi di interpretare il volere degli elettori che li hanno eletti come meglio credono, senza alcun vincolo di seguire le eventuali indicazioni dei candidati alla nomina. La convention diventa determinante anche nella votazione per la nomina se nessun candidato alla nomina ha ottenuto la maggioranza assoluta dei delegati nelle primarie.

Le regole applicate sono inizialmente quelle approvate dalla convention precedente (relativa al sistema PSC associato alla stessa carica pubblica X e allo stesso territorio), ma la loro applicazione è comunque soggetta al controllo e alla verifica a posteriori della convention eletta col nuovo sistema PSC, la quale deve anche dirimere le controversie eventualmente sorte nel frattempo. Di solito le regole approvate dalle convention non sono rigide, ma semplici requisiti da soddisfare, e lasciano a ciascuna zona la libertà di decidere autonomamente. In questo modo, eventuali aggiustamenti delle regole adottati durante il processo e approvati a posteriori dalla nuova convention possono essere decisi senza violare le regole approvate dalla vecchia convention. La nuova convention approva anche le nuove regole, che varranno per il sistema PSC relativo alla tornata elettorale successiva.


Intervento video alla conferenza di Sedizione Liberale del 7 luglio 2012 a Firenze, in cui spiego il funzionamento della convention nei partiti americani e il suo ruolo quale governo popolare del partito, fondamentale per rendere i partiti americani dei partiti governati dagli elettori.

Come detto, nei partiti americani, la convention è il governo popolare del partito. Vi partecipano delegati eletti con le primarie sequenziali.

I delegati alla convention sono elettori tra elettori. Non fanno alcuna carriera politica, né sono interessati a farla, e non guadagnano nulla dal partecipare alla convention. Sono semplici elettori scelti da elettori, che riportano all’assemblea dei delegati le richieste, proposte, idee, valutazioni degli elettori, su qualsiasi argomento ritengano opportuno farlo. Poi votano le proposte e prendono decisioni che vincolano il partito. Per questo motivo, i delegati non sono ricattabili, manovrabili o influenzabili. Tra le altre cose, vanno alla convention e soggiornano nel sito della convention (almeno quattro giorni) a proprie spese.

I principali compiti della convention sono:

1. controllare la corretta applicazione delle regole per selezionare i delegati e delle altre regole del partito (approvate dalla convention precedente) ed eventualmente dirimere le controversie (primo giorno);

2. scrivere, discutere e approvare le nuove regole del partito, valide fino alla convention successiva (secondo giorno);

3. scrivere, discutere e approvare il programma elettorale degli elettori (terzo giorno);

4. votare la nomina del candidato alla presidenza (quarto giorno).

Solo quest’ultima votazione ha un esito di solito scontato. I delegati comunicano in anticipo quale candidato alla nomina intendono votare. Gli elettori possono leggere questa informazione sulle schede elettorali delle primarie e votare di conseguenza. Per esempio, i delegati che sostengono un candidato alla nomina sono elencati e votabili immediatamente sotto il nome del candidato alla nomina.

Schema di scheda elettorale delle primarie:

 Obama        Clinton       
 DelOba1      DelClin1     
 DelOba2      DelClin2     
 DelOba3      DelClin3     
 DelOba4      DelClin4     
 DelOba5      DelClin5     
 DelOba6      DelClin6     
 …              …            

 

  candidati alla nomina     

  

  candidati delegati 

  candidati delegati

  candidati delegati

  candidati delegati

  candidati delegati

  …

 

La votazione per la nomina è l’unico impegno che i delegati prendono nei confronti del candidato alla nomina di cui si dichiarano sostenitori. In tutte le altre votazioni della convention e in tutti gli altri loro atti sono liberi di interpretare come credono il volere degli elettori che li hanno eletti.

La convention è definita come “l’autorità massima del partito“. Prima di aggiornarsi elegge il Comitato Nazionale, un sottoinsieme di delegati che ha il compito di attuare le disposizioni della convention fino alla convention successiva. Il Comitato Nazionale sottostà alla convention.

Il Comitato Nazionale si avvale di un Comitato Esecutivo, ancora più piccolo, che ha il compito di eseguire i compiti affidatigli dal Comitato Nazionale. Il Comitato Esecutivo sottostà alla convention e al Comitato Nazionale. Ogni decisione dei comitati ha valore temporaneo e deve essere approvata a posteriori, o corretta, dalla convention successiva.

In definitiva, nei partiti americani si osserva la seguente gerarchia ribaltata, dove il potere diminuisce salendo di livello e coinvolgendo meno persone e il livello superiore è da considerare strumento per eseguire il volere del livello inferiore:

 

*** C E ***

******* C N *******

******** convention *******

************ elettori *************

 

E’ grazie all’esistenza della convention che i partiti americani sono privi di apparati. Se non ci fosse la convention lo spazio sarebbe occupato abusivamente da un gruppo di persone (l’apparato) che prenderebbe decisioni al posto degli elettori (del tipo: per quali candidature fare le primarie, quando e come organizzarle, chi può votare, chi può essere eletto, e tutte le altre decisioni che riguardano il partito), e creerebbe una casta di privilegiati all’interno del partito: è esattamente quello che succede negli attuali partiti italiani.

Le elezioni primarie per la selezione dei candidati alla carica X del partito U e del partito C saranno sempre primarie “sequenziali”. Spieghiamo cosa significa.

Immaginate una cassiera dell’Esselunga che ritiene di avere le capacità di governare il paese e, forte di quelle ma col suo semplice stipendio di cassiera dell’Esselunga si candida a primarie nazionali (tipo quelle organizzate dal PD) per la scelta del candidato premier di un partito. Le primarie nazionali, a differenza delle primarie sequenziali, sono quelle in cui si vota contemporaneamente in tutto il territorio nazionale.

Domanda: quante effettive possibilità di vincere avrà quella cassiera dell’Esselunga? Risposta: zero. Un sistema che non permette alla cassiera dell’Esselunga di candidarsi con effettive possibilità di vincere non fa emergere veramente la volontà degli elettori. Le primarie nazionali chiedono ai candidati di saltare acrobaticamente con un solo balzo da valle fino alla cima della montagna. Di fatto, dà effettive possiblità di vittoria soltanto a quei due tre personaggi che stanno già in cima, cioè sono già famosi e sulla cresta dell’onda in quel particolare momento, o sono straricchi,  o hanno gli appoggi e le amicizie giusti, e il sostegno finanziario pronto.

Immaginate ora che invece di chiedere il miracolo, cioè il salto acrobatico da valle alla cima del monte in un sol colpo, si venga incontro ai candidati predisponendo un percorso diluito e graduale, una scala che collega la valle alla cima girando intorno alla montagna e riducendo al massimo la pendenza di ogni gradino. Chi è già in cima conserverà ancora un vantaggio, certo, ma mica poi tanto… Tutti avranno tempo e modo di raggiungerlo.

Per essere concreti, consideriamo le primarie per la scelta del candidato premier. Invece che votare in tutta Italia nello stesso momento, si stabilisce di cominciare dal Molise, l’Iowa italiano. La cassiera sconosciuta potrà candidarsi per tempo alle primarie del Molise, farsi qualche viaggio per la regione, tenere qualche comizio.

Viene il momento delle primarie del Molise. Della cassiera sconosciuta non avrà ancora parlato nessuno, tranne gli elettori che saranno andati ai suoi comizi. La cassiera non vincerà di certo le primarie del Molise, ma magari si piazza “bene”, diciamo decima, appena sopra il rumore di fondo costituito dai candidati della domenica, che si ritireranno subito dopo. Primo, secondo, terzo e quarto saranno i soliti noti, dati per favoriti.

Una settimana dopo si voterà, supponiamo, in Abruzzo. Nella settimana intermesia, la cassiera riceverà un po’ più di attenzione, magari meriterà qualche intervista sui giornali. Se ha le capacità guadagnerà consenso. Non vincerà neanche le primarie dell’Abruzzo, figurarsi, ma magari avanzerà un bel po’. Immaginiamo che si classifichi quinta, subito dietro i favoriti. Un bel colpo…

Nella settimana successiva l’attenzione verso di lei aumenterà, i giornali avranno una storia da raccontare, faranno a gara per intervistare quella cassiera, forse ancora più per curiosità che per altro, e le donazioni fluiranno molto più cospicue. Da quel momento tutti si accorgeranno di lei e avrà risolto il primo problema, la mancanza di fama, riducendo di colpo le distanze dagli avversari già noti. Se la nostra outsider si dimostrerà capace, trasformerà le occasioni che avrà in ulteriore consenso, e nelle Marche si piazzerà, magari, seconda.

A quel punto, tra i favoriti, si diffonde il panico: chi è questa? da dove viene? dove vuole arrivare? L’outsider sarà subissata di richieste di interviste, le domande saranno ora tutte molto incisive, gli avversari la attaccheranno su tutti i fronti. Di nuovo: se saprà rispondere, trasformerà tutte quelle opportunità in ulteriore consenso.

Non solo, ma la gente comincerà a contribuire alla sua causa con donazioni spontanee. La cassiera scoprirà, con sua sorpresa, che gli elettori sono estremamente generosi quando vedono in faccia a chi danno i loro soldi, e sanno come verranno spesi, invece di darli ad un gruppo di persone indistinto e perderne traccia il minuto successivo. La cassiera avrà così risolto il suo secondo problema: la raccolta dei finanziamenti. Rientrerà subito in pari colle spese sostenute fino ad allora, e le rimarrà molto da spendere per farsi propaganda.

La settimana successiva la cassiera avrà la concreta opportunità di piazzare il colpo del ko: vincere le primarie della Puglia. Se ciò succederà, non la fermerà più nessuno.

Vi ho descritto quattro tappe, che in qualche caso potrebbero essere tre, o cinque, o sei, ma per capirci diciamo quattro, il Molise, l’Abruzzo, le Marche e la Puglia: quattro tappe bastano per colmare il gap, lo svantaggio che separa lo sconosciuto
dal più famoso, chi non ha risorse finanziarie dal più facoltoso. Negare quelle tappe equivale a tagliare fuori tutti tranne uno o due privilegiati. Scegliendo le regole delle primarie oculatamente, si può anche decidere in anticipo chi le vince.

Riepiloghiamo. Le primarie sequenziali per la scelta del candidato premier si svolgono chiamando gli elettori di ogni regione a votare in una data diversa, a una settimana di distanza gli uni dagli altri, cominciando dagli elettori delle regioni più piccole. La sequenza di primarie regionali è determinata dalle regole del partito, stabilite dalla convention precedente. Tipicamente, ogni regione può decidere di far votare i suoi elettori col sistema elettorale che preferisce e le regole stabilite dalla convention nazionale del partito fissano soltanto alcuni limiti da rispettare (come per esempio, la posizione della regione nella sequenza e un’ampia finestra temporale entro cui le primarie si devono svolgere comunque). Inoltre, gli elettori delle primarie scelgono il candidato premier votando per i delegati regionali alla convention nazionale abbinati a quel candidato premier.

Nell’esempio appena fatto le primarie per la scelta del candidato premier sono sequenzializzate su base regionale. Si potrebbe decidere di sequenzializzarle in modo diverso, per gruppi di province e comuni o frazioni di regione, o ancora gruppi di regioni. Tuttavia, qualunque sia il frazionamento del territorio interessato che sta alla base della sequenza, il criterio deve essere sempre guidato dal principio enunciato sopra: se permette alla cassiera dell’Esselunga di candidarsi con effettive possibilità di vittoria, posto che abbia le qualità, le idee e i programmi graditi agli elettori, allora il criterio è un buon criterio. In tutti gli altri casi è da considerarsi una finzione. 

Un partito che non consulta gli elettori o li consulta con un criterio inadeguato sceglie di fatto una via involutiva che lo porta a chiudersi. Pertanto perderà elettori e sarà via via scalzato da un nuovo partito aperto, nato sponeateamente nel frattempo, che ne prenderà il posto. Infatti, il sistema dei due partiti aperti U e C è un sistema irreversibile.

Per la scelta del candidato a qualunque altra carica si procederà in modo simile, frazionando il territorio interessato in base al “criterio della cassiera” e sequenzializzando le primarie in base a quel frazionamento. Per esempio, per la scelta del candidato sindaco di un comune si può usare il frazionamento in circoscrizioni, o gruppi o frazioni di esse, per la scelta del candidato senatore, o deputato, si procederà frazionando il collegio corrispondente, e così via per tutte le cariche, comprese quelle non monocratiche (consiglieri comunali, provinciali, eccetera), così come per decidere l’ordine con cui i candidati vengono messi in lista nei collegi multinominali.

(2 – continua)

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