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In questi giorni il PD sta decidendo, con modalità a dire il vero oscure ai più, le regole delle sue primarie. Come più volte spiegato in questo sito (vedi qui, qui e qui), le primarie del PD non sono vere primarie democratiche, perché non soddisfano il criterio della cassiera, cioè non permettono a persone poco conosciute di candidarsi con effettive possibilità di vincere, ma restringono l’insieme dei “papabili” a una piccola casta di personaggi già politicamente affermati, rendendoli di fatto privilegiati rispetto a tutti gli altri elettori del partito.

Le diatribe interne al PD ci mostrano ancora una volta, quasi ce ne fosse bisogno, il ruolo vitale della convention nei partiti americani, dove i delegati eletti con le primarie, semplici elettori tra elettori, governano il partito, in particolare stabiliscono le regole per le elezioni primarie successive, in modo che non siano i contendenti a farsi le regole su misura a ridosso della nuova competizione o a competizione in corso. Questo è proprio quello che sta succedendo ora nel PD.

La convention rimpiazza gli apparati. Nei partiti che non si dotano di questo strumento di governo popolare una casta di privilegiati riesce in breve tempo a impossessarsi del partito a scapito di tutti gli altri, e a conquistare gradualmente posizioni da cui non si schioderà mai più. Per la cronaca, l’assemblea del PD chiamata a votare sulle regole delle primarie non ha nulla a che spartire con le convention dei partiti americani moderni.

Le primarie del PD sono così chiuse che più chiuse non si può. Per prima cosa, all’elettore viene chiesto di pagare per il suo voto, cosa proibita nelle primarie americane. Si tratta di una mini-iscrizione, di fatto. Una specie di iscrizione ricaricabile invece che in abbonamento, una pay-per-vote“, dove paghi solo quando vuoi partecipare. In secondo luogo, a chi si reca alle urne viene chiesto di sottoscrivere una dichiarazione di adesione ai valori e programmi del partito, o della coalizione. Questo è precisamente ciò che negli Stati Uniti definisce le primarie come primarie chiuse. Come non bastasse, ora vorrebbero istituire un albo degli elettori, una pre-registrazione, e tante altre amenità che soltanto menti veramente “illuminate” possono concepire.

I “dirigenti” del PD spiegano che le precauzioni sono necessarie per evitare che vengano a votare i sabotatori dei partiti avversari. E’ una scusa vecchia come il cucco. Di precauzioni alternative per impedire ai sabotatori di sabotare ce ne sono infinite (tra l’altro, il problema del sabotaggio avversario non si pone nemmeno nelle primarie sequenziali), ma le scelte fatte dai “dirigenti” del PD hanno tutto il sapore si scelte studiate a tavolino per favorire un candidato e svantaggiare un altro candidato.

A Renzi posso solo dire questo: invece che cercare di cambiare il tuo partito, cambia partito. Siccome però di partiti americani in Italia non ce ne sono, creane tu uno a partire dal consenso che hai. Con i metodi dei partiti americani spiegati in questo sito puoi arrivare in pochi anni al 51%.

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