Partiti italiani ed elezioni italiane
Il “problema della democrazia” è essenzialmente un problema di fisica. Consultare 50 milioni di persone per fare emergere la volontà popolare richiede tempi e strumenti adatti. Non è qualcosa che si improvvisa. Per essere concreti, poniamoci la seguente domanda: basta “un’infarinatura di elezioni di tipo qualsiasi ogni 4-5 anni” per definire un paese, come l’Italia, una democrazia? Assolutamente no. Ci possiamo girare attorno quanto vogliamo, ma l’Italia, e così gli altri paesi europei, non sono democrazie. L’infarinatura di elezioni di tipo qualsiasi ogni 4-5 anni viene concessa al popolo soltanto per poter dire di avergliela concessa, e tenere buona la gente. Il popolo si convince che i suoi rappresentanti li ha davvero scelti lui e che quindi non ci sia niente da fare. Ma quei rappresentanti, in realtà, non li ha affatto scelti il popolo.
La fisica può essere applicata in tantissimi campi, perché offre una preparazione mentale molto apprezzata per la sua versatilità. Per esempio, l’econofisica, la fisica applicata all’economia, permette, tra le tante cose, di stanare gli speculatori che drogano il mercato. Il tutto analizzando i dati di borsa (ordini di vendita e di acquisto) e confrontandoli colle leggi della statistica. Con metodi simili è possibile stanare i sondaggi… creativi. Analizzando i dati forniti dai sondaggisti italiani di settimana in settimana, si scopre facilmente che non obbediscono alle leggi della statistica. Negli Usa, i dati forniti dai sondaggisti sono invece perfettamente in accordo colle leggi della statistica. Per questo i loro sondaggi sono più affidabili, anche se non sempre precisi. Infatti, l’errore intrinseco di un sondaggio è comunque molto grande, e fare sondaggi precisi costerebbe cifre proibitive. Se però oltre all’errore intrinseco dobbiamo tenere conto anche della creatività del sondaggista che ci ha messo le mani, tanto vale affidarsi agli oroscopi.
La “demofisica”, cioè la scienza fisica della democrazia, si prefigge di identificare il sistema più efficiente e pratico per fare emergere fedelmente la volontà popolare (per esempio nella scelta dei candidati, nella scrittura di programmi elettorali, nelle decisioni sulle regole che governano un partito o movimento politico), analizzando i tempi minimi, gli strumenti necessari, i costi. In sostanza, la demofisica cerca la soluzione al problema della democrazia, la formula della democrazia.
YouCaucus sostiene di avere trovato questa formula, fondata sul sistema “PSC” delle primarie sequenziali in crescendo con convention, e lavora per divulgarla e applicarla. In questo articolo la applicheremo allo scenario italiano presente, ipotizzando la creazione di due nuovi movimenti, e proponendo idee e strategie con le quali potrebbero davvero riuscire ad abbattere il sistema dei partiti attuali.
In questo momento, nel parlamento italiano ci sono tre poli, cioè tre partiti o movimenti maggiori, che hanno più o meno la stessa forza. Ebbene, occorre sapere che il “tripolo” è “contro natura”, cioè in natura non esiste. Ciò vuol dire che è una configurazione talmente instabile che dovrà precipitare più prima che poi verso la configurazione stabile, che è il dipolo. Chiaramente, il Movimento 5 Stelle è il più debole dei tre, perché è nuovo, perché dichiara guerra agli altri due, e perché gli altri due si possono alleare per farlo fuori. Quanto potrà resistere? Vediamolo.
E’ impossibile che il Movimento 5 Stelle, da solo, abbatta entrambi gli avversari, perché il risultato finale sarebbe monopartitico, un monopolo. Ipotetiche divisioni successive non cambiano la conclusione di questo ragionamento, perché il problema stiamo affrontando è come arrivare all’abbattimento dei partiti/apparato, e il tripolo non potrà mai collassare in un monopolo. Quindi il progetto del Movimento 5 Stelle, così come formulato oggi, cioè il progetto di spazzare via entrambi i poli avversari, è irrealizzabile.
Il tripolo dovrà necessariamente collassare in un dipolo. Realisticamente, è possibile che il risultato finale del processo di collasso sia il dipolo PD-M5S? No, nonostante la debolezza attuale del centrodestra, perché il M5S non è di centrodestra. È possibile che il risultato finale sia M5S-exPdl? Non adesso, perché il PD è troppo forte.
Il risultato finale sarà inevitabilmente PD-exPdl. Lo si capisce un po’ anche dai risultati delle elezioni europee: nonostante tutti gli scandali, il centrodestra è riuscito a sopravvivere, e ora tornerà alla carica. Se gli elettori di centrodestra avessero avuto un’alternativa, il centrodestra di Berlusconi sarebbe collassato al 7-10%, per poi sparire nel nulla. Ma questo avrebbe portato al dipolo PD-M5S, che non è nelle cose. Dobbiamo arrenderci all’impossibilità di abbattere entrambi i poli PD e exPdL?
Torniamo alla fisica. La configurazione più stabile dopo quella di dipolo è quella di quadrupolo. Quella che sto per proporre è una rivoluzione totale della politica, e non mi aspetto che quello che dico sia apprezzato immediatamente, anche perché capisco che non è facile cambiare. Il sistema politico per cui si batte YouCaucus è “open source”. Non è di mio interesse spingere qualcuno a fare qualcosa che non vuol fare, e non ho nulla da guadagnare se lo fa. Ciò che chiedo ai lettori è di prestare attenione a quello che propongo, e di guardarlo con atteggiamento scientifico.
Come più volte sostenuto su questo sito, è cruciale per chiunque voglia abbattere un sistema di partiti, crearne due, di partiti. Non uno, ma due. Con un solo partito, o movimento, non si riuscirà mai a vincere contro il sistema, neanche quando, con l’aiuto della fortuna, potrà capitare di vincere le elezioni. Ma se invece si creano due movimenti, un Movimento Democratico e un Movimento Repubblicano, le cose cambiano: si realizza il quadrupolo. Due nuove forze politiche vengono contrapposte alle due vecchie, per “marcarle a uomo”, fare “uno contro uno”. Ciascuna si occupa di abbattere la forza vecchia corrispondente, prosciugandone l’elettorato. Se i due movimenti funzionano in base ai principi enunciati da YouCaucus, possono svuotare completamente i partiti del sistema nell’arco di pochi anni, arrivando ad un consenso pari al 90% complessivo dell’elettorato che si reca a votare.
In questo modo il sistema andrà in tilt, perché non saprà più come comportarsi di fronte alle due nuove falangi. Esse saranno le ganasce dello schiaccianoci che stritolerà i vecchi partiti. Ciascuno dei due movimenti marcherà a uomo l’avversario di cui vuole prosciugare i voti, PD o exPdl. I vecchi partiti non avranno scampo, né un attimo di respiro. Tutti gli elettori sapranno chi votare, senza più ambiguità. Chi è conservatore voterà il Movimento Repubblicano, chi è progressista voterà il Movimento Democratico. Seguendo le indicazioni di YouCaucus i voti dell’attuale Movimento 5 Stelle spariranno molto presto a beneficio dei movimenti nuovi. I voti di PD ed ex PdL si prosciugheranno poco dopo.
Com’è possibile fare queste affermazioni con una tale sicurezza? E’ possibile perché un insieme di dati sperimentali ci consentono di farle. Uno scienziato prende i dati sperimentali, li analizza, identifica la teoria che li decodifica, e poi si rivolge agli sperimentatori per proporre nuovi esperimenti, nuove verifiche. Se i dati di partenza sono in numero sufficiente, le predizioni della teoria sono praticamente certe. I dati da cui è partito lo studio di YouCaucus sono abbondanti quanto basta, perché provengono da duecento anni di storia americana, e da circa quindici anni di storia italiana.
Possiamo confidare con assoluta certezza nello scenario delineato sopra perché quanto prevediamo è già successo, in ben due casi.
Primo: è successo negli Stati Uniti quaranta anni fa. Occorre sapere che prima di quella data i partiti americani erano dominati da apparati più litigiosi dei nostri, fazioni contrapposte, capi partito che manovravano come pedine i delegati alle convention e ribaltavano la volontà popolare come pareva loro. Nel 1968 Chicago fu messa a ferro e fuoco dai dimostranti mentre si svolgeva la convention democratica. Gli elettori volevano farla finita colla guerra in Vietnam, l’apparato del loro partito voleva invece continuarla. Il partito democratico fu costretto ad accettare delle riforme interne, che inaspettatamente provocarono il crollo di tutti gli apparati. Da allora i delegati divennero semplici elettori tra elettori, mandati dagli elettori a governare il partito e supervisionarne il funzionamento. Da allora emersero gli Obama dal nulla, e furono messi in grado di battere i candidati di quel che restava dei vecchi apparati (vedi la sconfitta subita da Hillary Clinton).
Secondo: sono già riuscito a fare qualcosa di simile in Italia.
In passato, dal 2004 al 2007, ebbi modo di conoscere e studiare il funzionamento dei partiti italiani dall’interno. Mi accorsi che qualcosa non andava e cominciai a chiedermi come avrebbe dovuto essere fatto un partito per funzionare veramente. Studiai il sistema americano e raccolsi i miei risultati nella prima versione del mio libro, che è appunto del 2007. Dopo aver elaborato quelle teorie ebbi modo di conoscere i vari leader del centrodestra italiano. Mi illusi che i leader fossero disposti ad ascoltarmi e a rivoluzionare il loro partito seguendo le mie linee guida (ero giovane e ottimista…).
Nel dicembre 2011 alcuni vecchi amici mi chiesero di andare con loro a una cena elettorale del PdL a Firenze, e così ne approfittai per consegnare il libro e la mia proposta ad Alfano. Gli spiegai i punti chiave di persona, insistendo in particolare sul fatto che le primarie non vanno fatte come le fa il PD, perché se si vota in tutta Italia nello stesso giorno solo chi è già ricco o famoso ha effettive possibilità di vincere. Occorre diluire la competizione temporalmente e territorialmente nell’arco di mesi, in modo che anche una cassiera del supermercato abbia effettive possibilità di vincere.
Da allora non rividi più Alfano, ma veicolai le stesse idee tramite altre personalità politiche, tra cui l’Onorevole Stracquadanio e Sedizione Liberale. Prima delle elezioni politiche del 2013 una parte del PdL, capeggiata proprio da Alfano, avanzò una proposta ispirata alla mia, e si battè per fare primarie all’americana con convention. Per la prima volta i giornali parlavano di “primarie sequenziali con convention”. Ma un’altra parte del PdL, capeggiata da Berlusconi, si oppose con forza. La lotta intestina fu senza esclusione di colpi, e vide vittoriosa la fazione guidata da Berlusconi. Le due fazioni siglarono la pace in vicinanza delle elezioni politiche. Tuttavia, poco dopo le elezioni, l’equilibrio cedette, e in men che non si dica ciascuno andò per la sua strada. Mi piace pensare che la lacerazione causata dalla diatriba interna sulle primarie americane suggerite da me abbia contribuito, e magari non poco, alla fine del PdL. Questo illustra il potenziale tsunamico e distruttivo di questo sistema di idee.
No mi stancherò mai di ripeterlo: per arrivare al 90% dei consensi (traguardo raggiungibile) e abbattere i partiti attuali, è assolutamente necessario creare DUE movimenti, non uno. Inoltre, devono essere fatti in modo da garantire il prosciugamento totale dei voti dei partiti avversari.
Come si fa a garantire questa evoluzione? Occorre garantirsi il voto degli elettori, essere sicuri che preferiranno votare uno dei due movimenti nuovi piuttosto che uno dei due vecchi partiti. E come si fa ad ottenere questo? Come si fa a sapere quali sono i punti programmatici più graditi agli elettori? Come si fa a sapere quali sono i candidati che godono del loro maggior favore? La risposta è sorprendentemente semplice. Basta chiederlo a loro, agli elettori. Basta farselo dire da loro, dare loro la possibilità di candidarsi, farsi eleggere e governare il partito o movimento in tutto e per tutto.
Queste risposte ovvie nascondono un problema. Si dirà, infatti: nell’attuale Movimento 5 Stelle sono gli elettori che scelgono i candidati, con le primarie online. Sono gli elettori che fanno il programma elettorale, sempre votando online, ecc. E allora, perché il Movimento 5 Stelle non prosciuga i voti degli altri e vola verso il 51%?
E qui torniamo alla fisica. Consultare centomila persone, o decine di milioni, non è così semplice. Qualunque consultazione deve essere diluita temporalmente e territorialmente nell’arco di alcuni mesi, in modo che gli elettori abbiano il tempo di fare tutto quello che devono fare per governare veramente il movimento, o partito: controllare l’applicazione delle regole, modificare le regole per il futuro, scrivere il programma elettorale, candidarsi, candidare altri, fare campagna elettorale, vagliare i candidati, riflettere sulle proprie decisioni, rielaborarle, votare i candidati, vagliarli una seconda volta, votarli una seconda volta, riflettere di nuovo, rielaborare ancora, votare ancora, e poi ancora, e poi ancora, e poi ancora…
Impossibile, si dirà. E invece è possibile, e anche molto semplice da fare. La soluzione esiste, è quella per cui si batte YouCaucus, ma purtroppo, in Europa non è ancora applicata. La scienza che si occupa di questo problema è la metapolitica.
Per capire di cosa parlo, pensiamo alle primarie che il PD fa per eleggere il suo segretario. Immaginiamo una cassiera dell’Esselunga che ritiene di avere le capacità di governare il paese e, forte di quelle ma col suo semplice stipendio di cassiera dell’Esselunga si candida alle primarie nazionali del PD. Domanda: quante effettive possibilità di vincere avrà quella cassiera dell’Esselunga? Risposta: zero. Un sistema che non permette alla cassiera dell’Esselunga di candidarsi con effettive possibilità di vincere non è un sistema democratico, ma una ben orchestrata presa in giro. Le primarie in cui si vota in tutto il territorio nazionale in un giorno solo chiedono ai candidati di saltare in un sol colpo da valle fino alla cima della montagna. Di fatto, dà effettive possibilità di vittoria soltanto a quei due tre personaggi che stanno già in cima, cioè sono già famosi (politicanti che frequentano abitualmente salotti televisivi, giornalisti e personaggi di spettacolo) o sono straricchi.
Immaginiamo ora che invece di chiedere il miracolo, cioè il salto acrobatico da valle alla cima del monte in un sol colpo, si venga incontro ai candidati predisponendo un percorso diluito e graduale, una scala che collega la valle alla cima girando intorno alla montagna e riducendo al massimo la pendenza di ogni gradino. Chi è già in cima conserverà ancora un vantaggio, certo, ma mica poi tanto…
Per essere concreti, consideriamo le primarie per la scelta del candidato premier. Invece che votare in tutta Italia nello stesso momento, si stabilisce di cominciare dal Molise, l’Iowa italiano. La cassiera sconosciuta può candidarsi per tempo alle primarie del Molise, farsi qualche viaggio per la regione e tenere qualche comizio, senza rischiare di andare in rovina. Viene il momento delle primarie del Molise. Della cassiera sconosciuta non ha ancora parlato nessuno, tranne gli elettori che sono andati ai suoi comizi. La cassiera non ha nessuna possibilità di vincere le primarie del Molise, sia ben chiaro. Tuttavia, basta che emerga dal fondo dei numerosi candidati della domenica per farsi notare e continuare a sperare. Una settimana dopo si vota, supponiamo, in Abruzzo. Nel frattempo qualche giornale locale intervista la candidata, più che altro per curiosità. La quale, se ha effettivamente le capacità di cui parlavamo, guadagna punti. Non riesce a vincere le primarie dell’Abruzzo, certo, ma magari si piazza sesta, scavalcando qualche riccone o personaggio famoso. A questo punto, molti cominciano a chiedersi: chi è questa qui? Non sarà mica la rivelazione di queste elezioni, per caso? Le richieste di interviste arrivano più numerose, e anche le donazioni. Una settimana dopo si vota nelle Marche. La cassiera si classifica terza: si diffonde i panico tra tutti i candidati di apparato. Cominciano a sudare freddo. In tv non si parla altro che di lei. E infatti, una settimana dopo vince le primarie dell’Umbria. A quel punto non la ferma più nessunno. Tutte le altre primarie saranno plebisciti per lei.
La diluizione permette agli elettori di rielaborare le loro decisioni. Chi vota in Abruzzo conosce già il risultato delle consultazioni tenute in Molise e se ne serve per fare uno screening ulteriore dei candidati. Chi vota nelle Marche conosce già i risultati di chi ha votato in Molise e in Abruzzo, e può raffinare le sue valutazioni ulteriormente. Con questo percorso il popolo può “ragionare”. Non c’è nessuna possibilità che emergano malintenzionati con questo sistema, che è anche un antidoto contro infiltrazioni mafiose e di chiunque voglia pilotare i risultati a discapito della volontà popolare.
Infine, qualunque divisione interna al movimento sarà sanata dalla serie impressionante di vittorie inanellate dal candidato prescelto nella seconda parte della sequenza di consultazioni. Per questo l’ho chiamato “sistema della primarie sequenziali in crescendo con convention”.
Riepiloghiamo. Le primarie sequenziali per la scelta del candidato premier sono organizzate chiamando gli elettori di ogni regione a votare in una data diversa, a una settimana di distanza gli uni dagli altri, cominciando dagli elettori delle regioni più piccole. Nell’esempio appena fatto le primarie per la scelta del candidato premier sono sequenzializzate su base regionale. Il principio che sta alla base di questo sistema politico è semplice semplice: se un sistema politico/partitico permette alla cassiera dell’Esselunga di candidarsi con effettive possibilità di vincere, posto che abbia le qualità, le idee e i programmi graditi agli elettori, allora quel sistema politico è una democrazia. In tutti gli altri casi è da considerarsi un’abile fregatura. Per questo motivo l’Italia NON è una democrazia. Per questo motivo non sono democrazie la Germania, la Francia, il Regno Unito, la Spagna, eccetera.
Dare tutto il potere agli elettori significa anche altre cose:
Il movimento o partito non ha apparati, segretari, portavoce, coordinatori, organi dirigenti, capi, cariche interne e via discorrendo. Nessuno è più uguale degli altri.
Il movimento o partito è fatto di elettori e non di iscritti. Chiunque può votare alle elezioni primarie del Movimento Repubblicano o del Movimento Democratico (ma non a quelle di tutti e due contemporaneamente). Essendo le consultazioni diluite nel tempo, il rischio di infiltrazioni e sabotaggi (già studiato ampiamente negli Usa) è completamente sotto controllo.
Gli elettori scelgono fra loro i candidati alle cariche pubbliche, con modalità come quelle descritte sopra che facciano veramente emergere la volontà popolare. Nessun candidato scelto ricopre ruoli particolari nel movimento o partito, ma rimane un suo semplice elettore al suo cospetto. Gli elettori scelgono fra loro anche delegati da mandare alla convention per alcuni giorni, dove governano il partito.
Il partito o movimento è inizialmente neutro. Qualunque idea, regola interna, proposta programmatica o candidato è decisa dagli elettori con le modalità descritte, e solo da loro.
Non è tutto. Le consultazioni diluite nel tempo sono macchine formidabili per massimizzare voti, consenso, risonanza mediatica e raccolta di donazioni. Per mesi sui giornali non si farà altro che parlare della competizione interna ai due movimenti. Emergeranno gli Obama a cui oggi nessuno dà alcuna possibilità di emergere. Cresceranno, faranno esperienza durante i mesi di primarie e arriveranno al giorno delle elezioni trascinati dall’onda del successo ottenuto in quella competizione. I vecchi partiti saranno tramortiti e, presi in contropiede, soccomberanno.
I due movimenti non vorranno allearsi con i vecchi partiti, ma potranno allearsi tra loro realizzando larghe intese, se ciò servirà ad abbattere il sistema. Il risultato finale, l’abbattimento del sistema attuale di partiti/apparato è però garantito.
Stamattina mi sono recato a Milano nella sede della Casaleggio Associati e ho lasciato una copia del libro “Il sistema dei partiti governati dagli elettori” e una lettera esplicativa per Gianroberto Casaleggio. Non ho potuto incontrarlo di persona, poiché era impegnato in riunioni, ma non ho dubbi che la sua segretaria gli consegnerà il materiale.
In particolare, ho spiegato nella lettera che il Movimento 5 Stelle dovrebbe dare origine a due movimenti distinti, il Movimento Democratico 5 Stelle e il Movimento Repubblicano 5 Stelle, applicando la teoria dei partiti U e C che conquistano il 100% dell’elettorato partendo da zero, e seguendo i principi di YouCaucus per soddisfare il criterio della cassiera.
La consegna di questi documenti rappresenta un altro piccolo passo nell’opera di divulgazione del pensiero di Youcaucus. La speranza che Casaleggio legga il libro e recepisca il messaggio è molto maggiore che nel caso degli altri miei destinatari di missive simili (tra cui Beppe Grillo, Matteo Renzi, Angelino Alfano e Silvio Berlusconi), perché comunicare con lui dovrebbe essere più facile.
Occorre sapere che il tipo umano a cui appartengono politici, giornalisti e uomini di spettacolo è fatto, di persone che usano la parola, il “verbo”, non per comunicare ciò che è, la realtà effettuale delle cose, ma per produrre un certo effetto o reazione, nell’interlocutore, nella maggior parte dei casi facendo leva sull’emotività. L’aderenza tra la realtà e ciò che dice una persona di questo tipo è molto labile, alle volte totalmente assente. Forse questa è la ragione per cui non sono mai riuscito a fare arrivare il mio messaggio a quelle persone.
Sarebbe impossibile fare scienza, per esempio, adoperando la comunicazione a quel modo. L’altro tipo umano, quello “del sì sì, no no“, invece può fare scienza, ma difficilmente riuscirà ad avere successo come politico, perché dire la verità in politica equivale a una condanna. Siccome Casaleggio non appartiene al primo tipo umano, c’è qualche speranza che appartenga al secondo, o a qualche tipo intermedio.
Tempo fa ho scritto un post nel quale informavo di un lodevole tentativo messo in atto da alcuni esponenti politici fiorentini, di fare primarie sequenziali con convention a Firenze in vista delle elezioni comunali per il sindaco. Purtroppo quel tentativo, come gli altri precedenti dello stesso tipo, è fallito, e alla fine hanno prevalso la mancanza di coraggio e le logiche di partito.
Se chiederete conto del fallimento alle persone coinvolte assisterete al solito, stucchevole, scaricabarile. Agli occhi di un qualunque politico selezionato dal sistema attuale un progetto come quello di YouCaucus può essere al massimo una fonte di ispirazione per uno slogan, un pretesto per organizzare una conferenza stampa, uno strumento per raggranellare una briciola di consenso in più (o almeno così crede lui), o semplicemente dare fiato al proprio esibizionismo. Egli non vede il progetto per ciò che è, per il suo contenuto, per ciò che può portare, lo vede soltanto per ciò a cui gli può servire in quel dato momento.
Vi chiederete allora perché io abbia collaborato, pur sapendo come funziona il gioco. Il punto è che le possibilità di cambiare le cose offerte dalla nondemocrazia italiana sono talmente povere che non va buttato via niente, senza farsi beninteso troppe illusioni. Lo abbiamo già detto e ridetto: il cittadino non è chiamato a governare il suo partito, ma a fare il tifo per il suo partito.
Prima o poi si troverà il grimaldelo per scardinare questo sistema, ma è utile anche sapere, nella ricerca di quell’anello che non tiene, che questo sistema antidemocratico è fatto veramente bene, solido, robusto, difficilmente perforabile.
Mi sono recentemente candidato alle parlamentarie europee del Movimento 5 Stelle, e così ho potuto verificare dall’interno il funzionamento delle loro consultazioni. Riporto qui il mio giudizio.
Le candidature sono state aperte il 26 marzo, senza alcun preavviso. Il primo turno di votazioni si è tenuto il 31 marzo, il secondo turno il 3 aprile. Il tutto sempre senza preavvisi di sorta.
Nel primo turno di votazioni si dovevano valutare centinaia di curricula mai visti prima, caricati dal sistema operativo a 5 stelle in modo approssimativo. Molti profili erano tagliati come pure le lettere di intenti, con frasi a metà. Non esisteva un motore di ricerca interno per poter scorrere i profili in maniera efficiente. Si poteva soltanto cercare per città, sesso e poco altro.
A Pisa i candidati da valutare erano circa trecento. Volendo, 300 candidati potrebbero stare su un’unica pagina web, ma erano invece organizzati in modo da massimizzare il numero di click necessari per raggiungerli, impedendo di fatto di valutarli in tempi ragionevoli. Sembrava un web anni 90, realizzato in modo molto approssimativo da illetterati di internet. La cosa è quanto mai sorprendente, perché il Movimento 5 Stelle si spaccia per il movimento che fa decidere la rete.
La mia indagine conferma che il Movimento 5 Stelle non soddisfa i criteri minimi di YouCaucus per poterlo considerare un movimento governato dai suoi elettori. Ricordiamo infatti che tra i criteri suddetti è di importanza fondamentale dare ai candidati e agli elettori modi e tempi per permettere loro di candidarsi e fare le proprie scelte, cose che evidentemente non sono giudicate importanti per il M5S. Di sequenzialità delle primarie neanche l’ombra, come pure della convention dei delegati. Le regole delle consultazioni continuano a piovere dall’alto, all’improvviso, senza che gli elettori abbiano alcuna voce in capitolo.
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Aggiunta successiva (giugno 2015): non ho mai saputo quanti voti ho preso. Immagino che nessun altro candidato, tranne quelli passati al secondo turno, sia stato informato dei voti ottenuti. Pertanto le primarie del Movimento 5 Stelle non sono una cosa seria.
Esistono vari strumenti in rete per fare petizioni, raccogliere firme, confrontarsi, riunirsi, discutere, ecc., ma sono troppo dispersivi. La mia impressione è che finora i social network siano stati pensati per frammentare, distrarre, intrattenere la gente, portarla un po’ a spasso, per dirla brutalmente, invece che organizzare e aumentare il potere dei cittadini. Questi strumenti creano per lo più illusioni, e sfruttano l’ingenuità degli utenti. Si pensi per esempio a Twitter e Facebook. Gli utenti postano messaggi nell’illusione che qualcuno li leggerà, ma se sapessero quante sono le persone che li leggono effettivamente e quale impatto ha la lettura, non butterebbero via il loro tempo a quel modo. Basta creare un sito web e cercare di attrarre visitatori per rendesi conto che non basta esserci per essere visti. Eppure milioni e milioni di persone insistono a lavorare tutti i giorni per arricchire Zuckerberg e Dorsey.
L’idea di YouCaucus è quella di creare un social network che va nella direzione esattamente opposta, per raccogliere ed unire le energie dei cittadini invece che disperderle, e arrivare a cambiare la società e la politica. Questo progetto lo chiameremo PolisNet.
In breve, si tratta di trasferire sul web la comunità dei cittadini in quanto soggetti politici, creando il social network dei cittadini in quanto elettori, candidati, membri di partiti, fornendo una serie di spazi per incontrarsi, discutere, comunicare, elaborare proposte collettivamente (regole di partito, leggi, proposte di modifica della costituzione, ecc.), tenere convention, videoconferenze, organizzare primarie, candidarsi, fare campagna elettorale, votare i candidati alle primarie, ecc. Una serie di strumenti per ottimizzare questo tipo di interconnessioni e renderle fruibili in qualsiasi momento da tablet, PC e smartphone.
La spina dorsale della struttura è l’idea di sistema politico teorizzato da YouCaucus, e ispirata allo studio dei partiti americani, in particolare il loro funzionamento interno, fatto di convention e primarie sequenziali. I (due) nuovi partiti saranno creati dal nulla, senza apparati e a costo zero. Gli elettori saranno messi in grado di governare interamente il loro partito. Avranno il tempo, il modo e gli strumenti per farlo. Potranno candidarsi a qualunque carica pubblica con effettive possibilità di vincere, perché saranno rimossi i numerosi ostacoli che normalmente riducono le chances degli outsiders, degli sconosciuti e di coloro che non hanno grandi disponibilità economiche.
Si parte “creando” due partiti, chiamati U e C, completamente neutri, vuoti e identici. I cittadini cominciano a iscriversi al social, potendo optare per l’appartenenza a U o a C, oppure dichiararsi indipendenti. Inseriscono il loro curriculum, lo corredano delle proprie idee politiche e proposte. Creano il loro profilo, decidendo quali informazioni rendere pubbliche e quali mettere da parte. Man mano che le iscrizioni fluiscono i partiti cominciano ad acquistare un’anima, un’identità (comunque variabile nel tempo). Chiunque potrà lasciare il partito per diventare indipendente o iscriversi all’altro.
La struttura del sito conterrà da una parte tutti gli iscritti, poi tutti i candidati, tutte le elezioni, tutte le convention, tutte le primarie, tutte le sequenzializzazioni delle primarie, il tutto organizzato per regioni, comuni, e provvisto di motori di ricerca appropriati per accedere rapidamente alle informazioni desiderate. Appena i partiti U e C avranno abbastanza consenso per presentarsi alle elezioni lo faranno e la comunità da virtuale diventerà reale.
Il mio interesse principale è trasformare il web nel veicolo della democrazia. Non ho nessuna idea politica particolare da propagandare, anzi la neutralità dello strumento è cruciale perché funzioni.
Il valore commerciale di una cosa del genere credo possa essere consistente. Sarà generato come segue. Il sito diventerà anche la Fed americana, l’ente che controlla le elezioni. Cioè, PolisNet sarà anche “la banca della politica“. Ciascun candidato dovrà aprire un conto su PolisNet, come su PayPal, e lì dovrà far fluire tutte le donazioni. Da lì dovrà attingere per tutte le spese della campagna elettorale. In questo modo sarà possibile esercitare le forme di controllo sulle donazioni e le spese elettorali, quei controlli che negli Usa sono fatti appunto dalla Fed (come controllare il rispetto dei vincoli sulle donazioni – per esempio, ognuno può donare al massimo 2000 euro – e l’obbligo di rendicontare tutte le spese). Chiaramente di spazio per creare un business ce n’è molto.
Poiché non posso realizzare il progetto da solo, cerco collaboratori. Contattatemi a questo indirizzo.
I lettori di questo blog forse ricorderanno che mesi fa spiegai, in questo post, di aver mandato in tilt il PdL con la proposta, fatta ad Alfano qualche tempo prima, di primarie sequenziali in crescendo con convention (per dettagli, vedi qui, o qui).
Prima delle elezioni politiche del 2013 una parte del PdL avanzò una proposta molto simile, e un’altra parte del PdL, capeggiata da Berlusconi, si oppose con forza. La lotta intestina fu senza esclusione di colpi, e vide vittoriosa la fazione guidata da Berlusconi. Le due fazioni siglarono la pace vista la vicinanza delle elezioni politiche.
Poco dopo le elezioni, però, complici le note altre vicissitudini di Berlusconi, l’equilibrio non resse e ciascuno andò per la sua strada. Mi piace pensare che la lacerazione causata dalla diatriba interna sulle primarie americane suggerite da me abbia contribuito, e magari non poco, alla fine del PdL.
Ora il Nuovo Centrodestra non ha futuro, e la Nuova Forza Italia non sa più dove sbattere. Probabilmente le imminenti elezioni europee sanciranno la scomparsa di tutti e due.
A Firenze il consigliere regionale Paolo Marcheschi ha recentemente proposto al centrodestra le primarie sequenziali “in crescendo” con convention per la scelta del candidato sindaco del 2014. Giusto ieri ne ha dato comunicazione alla stampa. La proposta, alla cui formulazione ho avuto il piacere di collaborare, è stata bene accolta dai mezzi di comunicazione, con articoli di stampa scritti bene e in modo preciso.
Per esempio, l’ANSA l’ha presentata così:
Fdi: Crosetto, “primarie alla fiorentina” modello per Italia (ANSA)
FIRENZE, 12 SET – “Le primarie alla fiorentina, lanciate oggi da Fratelli d’Italia sul territorio, saranno studiate con molta attenzione a livello nazionale. Potrebbero essere un progetto pilota da replicare in tutta Italia. Un sistema veramente innovativo di svolgere le primarie, un meccanismo capace di coinvolgere realmente i cittadini e di aprire la politica a tutte le persone di buona volonta’.” Cosi’, in una nota, il coordinatore nazionale di Fratelli d’ Italia Guido Crosetto commenta le ‘primarie sequenziali’ lanciate oggi dai consiglieri regionali toscani Giovanni Donzelli e Paolo Marcheschi insieme al consigliere comunale Francesco Torselli per la scelta del prossimo candidato sindaco a Firenze. (ANSA). Y2G 12-SET-13 20:36
Su questo sito seguiremo l’evolversi della discussione sul tema, informandovi degli sviluppi. Potete trovare altre informazioni qui, dove sono disponibili anche le slides della presentazione di Marcheschi. Qui sotto un breve riepilogo del problema e le simulazioni delle primarie fiorentine, con relative spiegazioni.
Come abbiamo spiegato più volte, se si vota in tutto il territorio nello stesso giorno, come fa il PD colle sue primarie “stile 1860”, e magari con regole e date decise dagli apparati all’ultimo minuto, solo le persone già note o ricche hanno effettive possibilità di vincere, cioè i candidati d’apparato e pochi altri. Potrà mai vincere una cassiera del supermercato? Certo che no. Ma anche chi proviene da un partito piccolo, come Fratelli d’Italia o la Lega, è penalizzato, perché non ha nessuna chance di battersela ad armi pari contro il candidato del partito maggiore. Eppure le primarie devono essere competizioni tra persone, non tra partiti o correnti, per cui tutti devono essere uguali sulla linea di partenza, anche la cassiera del supermercato.
Come dice Crosetto nella nota dell’ANSA, le primarie fiorentine “potrebbero essere un progetto pilota da replicare in tutta Italia“. E allora immaginiamole, queste primarie sequenziali a livello nazionale, per esempio per la scelta del candidato premier.
Immaginiamo che si voti prima in Molise, una settimana dopo in Abruzzo, una settimana dopo nelle Marche, una settimana dopo in Toscana, e così via, proprio come nelle primarie americane. Anche una cassiera del supermercato può permettersi di fare qualche viaggio in Molise, e se capita che raccolga del consenso e qualche donazione, magari non vince le primarie del Molise, ma può ottenere un risultato di tutto rispetto. Infatti, basta che “si piazzi bene”, che emerga dal fondo, perché la gente cominci a parlare di lei. Nella settimana che separa le primarie del Molise da quelle dell’Abruzzo alcuni giornali la noteranno e la intervisteranno. Magari non vincerà le primarie dell’Abruzzo, ma se arriva diciamo terza, sarà consacrata come rivelazione e avrà già colmato, in due mosse, il gap che la svantaggiava rispetto ai candidati già noti e quelli favoriti dall’appartenenza ai partiti maggiori.
Poi tocca alle Marche. Se la candidata-rivelazione continua a piazzarsi bene, o magari vince, non la fermerà più nessuno. Tutte le primarie successive saranno plebisciti per lei. Un percorso diluito temporalmente e geograficamente come quello delle primarie sequenziali dà modo e tempo a tutti i candidati di convincere i cittadini a votare per loro. Un meccanismo affrettato come le primarie “o la va o la spacca” del PD azzoppa in partenza tutti i candidati non privilegiati, creando di fatto una sperequazione antidemocratica.
Le primarie di cui parlo sono dunque le “primarie sequenziali in crescendo con convention“. Esse eleggono i candidati alla carica monocratica, ma anche delegati alla convention popolare del partito (o coalizione), l’organo che supervisiona le primarie stesse, ne decide le regole e scrive il programma elettorale degli elettori.
Nella proposta di primarie fiorentine, la sequenza delle primarie si basa sulle 5 circoscrizioni nelle quali è diviso il comune, partendo dalle meno popolose per finire colla più popolosa.
Il sistema elettorale “in crescendo” si riferisce al sistema di assegnazione dei delegati nelle varie tappe della sequenza (proporzionale, poi maggioritario, poi vincitore piglia tutto). Potrebbe essere un po’ ostico da digerire, ma diventa più facile da capire se spieghiamo a cosa serve, cioè coniugare una competizione vera e combattuta colla necessità di proiettare un vincitore al di sopra di tutti gli avversari, in modo che la sua vittoria diventi indiscutibile.
Il proporzionale (con sbarramento alto, diciamo 20%, per evitare sabotaggi da parte degli avversari) serve a garantire che nelle prime tappe la competizione rimanga aperta, ciò che ravviva l’interesse e garantisce agli outsider vere possibilità di battersi. Adottando, all’estremo opposto, il sistema “vincitore piglia tutto” nelle prime tappe si stenderebbe subito al tappeto chiunque non sia già noto al grande pubblico. Allo stesso tempo, il passaggio al maggioritario e poi al vincitore piglia tutto impedisce che la competizione si protragga all’infinito. Con questo meccanismo di solito le ultime tappe proiettano il vincitore ben oltre la maggioranza assoluta, in modo che la sua vittoria non lasci dubbi e spazio a recriminazioni, ciò che serve a unire il partito e la coalizione.
Analizziamo la proposta fiorentina e la relativa simulazione, che illustra questo meccanismo.
Tabella 1.
Sistema elettorale |
Popolazione |
Numero delegati |
Affluenza stimata |
|
Circoscrizione 3 |
Proporzionale |
41637 |
9 |
1134 |
Circoscrizione 1 |
Proporzionale |
69030 |
15 |
1810 |
Circoscrizione 4 |
Maggioritario |
69036 |
15 |
1870 |
Circoscrizione 2 |
Maggioritario |
90865 |
20 |
2392 |
Circoscrizione 5 |
Vincitore piglia tutto |
108846 |
24 |
3008 |
Totali |
379414 |
83 |
10214 |
dove “proporzionale” = proporzionale con sbarramento al 20%, “maggioritario” = il 60% (al minimo) dei delegati va al 1o classificato, il resto è distribuito con metodo proporzionale con sbarramento al 20%.
Tabella 2.
Candidato 1 |
Candidato 2 |
Candidato 3 |
Candidato 4 |
Voti totali |
|||||
Voti |
Deleg. |
Voti |
Deleg. |
Voti |
Deleg. |
Voti |
Deleg |
||
Circ. 3 |
290 |
3 |
401 |
4 |
230 |
2 |
213 |
0 |
1134 |
Circ. 1 |
543 |
5 |
895 |
7 |
372 |
3 |
ritiro |
1810 |
|
Circ. 4 |
743 |
9 |
590 |
3 |
537 |
3 |
1870 |
||
Circ. 2 |
1364 |
14 |
596 |
6 |
432 |
0 |
2392 |
||
Circ. 5 |
1884 |
24 |
1124 |
0 |
ritiro |
3008 |
|||
Totali |
4824 |
55 |
3606 |
20 |
1571 |
8 |
213 |
0 |
10214 |
Per esempio, nella tabella 2 il candidato 1 si trova in svantaggio dopo la prima tappa e anche dopo la seconda. Sorpassa il candidato 2 nella terza e stacca l’avversario nella quarta. Tuttavia, il candidato 2 potrebbe ancora aggiudicarsi la maggioranza assoluta dei delegati se vincesse l’ultima tappa. Chiunque ottiene la maggioranza relativa dei delegati, ottiene in realtà la maggioranza assoluta, per cui il voto della convention diventa una formalità. Questo è uno schema tipico di ciò che accade nelle primarie presidenziali americane.
Infine, ho proposto a Marcheschi di aggiungere la “sesta circoscrizione”, la circoscrizione online, che diventerebbe la prima della sequenza. Il sito YouCaucus è provvisto di un sottodominio attrezzato per le primarie online (vedi qui). Nella circoscrizione online può votare chiunque risieda a Firenze e abbia diritto di voto. Deve fornire copia della sua tessera elettorale e non potrà votare ai seggi fisici. Le votazioni della circoscrizione online si concluderanno una settimana prima delle votazioni nelle altre circoscrizioni. I risultati saranno comunicati subito dopo la chiusura del voto online e assegneranno un certo numero di delegati online, distribuiti proporzionalmente, con sbarramento al 20%.