Il lobbismo
Un’altra obiezione riguarda il lobbismo, tipico del sistema americano. Il lobbismo è una pratica legale negli Stati Uniti, tuttavia non riguarda il processo di nomina dei candidati, di cui ci siamo occupati qui, ma le attività del Congresso, ed è volto ad influenzare l’approvazione delle leggi. Nel processo di nomina dei candidati le lobby hanno un ruolo marginale, anche perché sono coinvolti passaggi politici ancora molto lontani dal varo di leggi che potrebbero incidere positivamente o negativamente su interessi particolari. Come sappiamo i candidati alla nomina finanziano le proprie campagne elettorali con le donazioni ricevute dagli elettori. Le lobby e le associazioni che intendono sostenere un candidato possono farlo liberamente creando i cosiddetti PACs o altri tipi di associazioni e comitati. Questi gruppi possono attivarsi per procurare al candidato donatori che condividano le loro idee, e lo facciano presente nel momento in cui consegnano la donazione al candidato, in modo da stimolarlo a prestare maggiore attenzione alle loro istanze. Oppure possono spendere risorse proprie, anch’esse frutto di donazioni, per finanziare messaggi pubblicitari a favore di uno o più candidati, o contro di loro, senza però avere legame con le campagne elettorali di quei candidati. Le associazioni sostengono un candidato se in quel sostegno vedono uno strumento per portare avanti le idee dei loro donatori, le battaglie per i loro interessi particolari. Non hanno alcuna propensione a dosare le loro iniziative secondo le delicate e prudenti strategie che ogni candidato considera, magari a torto, vitali per la sua campagna elettorale. Spesso creano imbarazzo ai candidati stessi, che comunque non possono impedire a quelle associazioni di investire i loro soldi come meglio credono.
In sostanza, il problema del lobbismo interessa solo marginalmente il processo di selezione dei candidati, perché quel processo è ancora troppo “lontano dal potere”. Men che meno può influenzare le decisioni della convention, governo e cuore pulsante del partito, visto che quelle decisioni non hanno ricadute immediate su alcunché di appetibile. Separando il governo del partito dal “potere” si garantisce anche la libertà da interferenze esterne.
D’altra parte, far emergere l’eventuale passato lobbista di un candidato può essere un utile strumento in mano ai suoi avversari, durante le campagne elettorali per le primarie. Spesso nei dibattiti televisivi ai candidati viene chiesto di chiarire se abbiano mai fatto attività lobbistiche durante la loro vita, e di solito un candidato con un passato lobbista viene penalizzato dagli elettori, soprattutto se ha guadagnato consistenti somme di denaro per quel tipo di attività.
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