Il programma elettorale, la politica, le regole

L’attuale sistema italiano non prevede alcuno strumento per permettere ai cittadini di elaborare il programma elettorale. Qualcuno obietterà che gli elettori votano i candidati anche in base al programma elettorale e alle idee di ciascuno di essi. Tuttavia, le elezioni non sono lo strumento appropriato per esprimere idee e posizioni politiche articolate, formulare ed elaborare proposte programmatiche in tempo reale, e contribuire alla scrittura del programma elettorale di chi si candida a rappresentare i cittadini.

In genere, nel nostro sistema il candidato ad una carica monocratica scrive il programma elettorale sulla base della propria esperienza politica, mettendo a frutto le sue doti naturali e le capacità apprese di percepire il polso dell’elettorato. In più, può servirsi di sondaggi e avvalersi di collaboratori preparati e fidati. Magari riesce a farsi idee abbastanza chiare e definite sul programma da proporre agli elettori e quindi da realizzare nel caso fosse eletto. Tuttavia, non si tratterà mai del “programma degli elettori”, ma della personale interpretazione data dal candidato di quello che gli elettori potrebbero volere. Un sistema efficiente non può fondarsi sull’intuito dei singoli candidati e del loro staff di collaboratori. Se gli elettori non vengono consultati in materia, non c’è garanzia che i candidati conoscano le esigenze di cittadini provenienti da zone del paese lontane e diverse tra loro, e possano sapere con precisione quanto consenso raccoglie ciascuna proposta e quanto sia sentita dalla gente, intuire o indovinare le richieste che i cittadini non hanno avuto modo di avanzare. Non si possono mettere sullo stesso piano i sistemi senza garanzie che si affidano alla “veggenza” dei candidati e il sistema in cui viene consultato il popolo.

Molto più evoluto è un sistema dotato di uno strumento appropriato, la convention, che permette agli elettori di esprimere ed elaborare idee, posizioni, valutazioni, e avanzare attivamente proposte programmatiche, col grado di dettaglio che ritengono più opportuno e con congruo anticipo prima delle elezioni generali. La convention e la sequenzializzazione delle primarie realizzano un flusso di comunicazione adeguato nella direzione che va dagli elettori ai candidati. Sono i cittadini, mediante i delegati che inviano alla convention, che stabiliscono le regole del partito, lo governano, discutono e approvano il programma elettorale, indirizzano l’azione degli eletti. Negli Stati Uniti, un’assemblea di qualche migliaio di delegati, provenienti da tutti gli stati dell’Unione, è in grado di rappresentare le posizioni degli elettori in modo soddisfacente, anche a beneficio dei candidati che si presentano alle elezioni. Il documento programmatico permette ai candidati di conoscere le richieste degli elettori e le loro proposte, e adeguare la campagna elettorale di conseguenza. Sta ai candidati decidere quale valore attribuire al “programma elettorale degli elettori”, ma è chiaramente loro interesse valorizzarlo il più possibile, visto che stanno per ripresentarsi di fronte agli stessi elettori che hanno contribuito a scriverlo, per chiedere loro il voto alle elezioni generali. Dall’interesse che il candidato mostra per il programma degli elettori, questi ultimi possono capire quante probabilità ci sono che il candidato, una volta eletto, li ascolti anche in futuro. In sostanza, con questo sistema gli elettori hanno anche la possibilità di “testare” il loro candidato prima di consegnare il paese nelle sue mani, e decidere se dargli il voto o meno anche in base al risultato di questo test.

Grazie alla comunicazione bidirezionale tra candidati ed elettori, il candidato dispone di numerosi strumenti in più per battere gli avversari alle elezioni generali. Nella maggior parte dei casi, se li fa suggerire dagli elettori stessi, come nel caso delle proposte da inserire nel programma elettorale. In parole povere, lo spirito del sistema americano si può riassumere nel modo seguente: vuoi sapere quale candidato è più forte ed ha più possibilità di battere l’avversario? chiedilo agli elettori; vuoi sapere quali soluzioni e programmi proporre per raccogliere più voti possibile? chiedili agli elettori; vuoi conoscere le priorità dei vari temi politici? chiedile agli elettori; e così via. Lo spirito dei partiti italiani è invece il seguente: le idee e i valori per cui si batte il nostro partito, fissati a priori, sono quelli giusti, su ciò non si discute; noi lo abbiamo già capito, ma tante persone non lo hanno ancora capito; il compito del partito è lavorare per promuovere e diffondere quelle idee e quei valori, accrescere il consenso attorno ad essi, convincere gli elettori; se gli elettori non si convincono, vuol dire che non abbiamo lavorato abbastanza bene per convincerli (o, in alcuni settori politici, vuol dire che “gli elettori non hanno capito”, oppure che “gli elettori sono stupidi”). In ogni caso, le idee e i valori proposti a priori non sono comunque da mettere in discussione, cosa che infatti può avvenire soltanto con traumi e scissioni. In definitiva, i partiti tradizionali non sono pensati come strumenti per far emergere la volontà popolare, ma come strumenti per “guidare”, o “catechizzare”, la volontà popolare, considerata intrinsecamente fallace. Si parte dalla presunzione di essere depositari della verità e si interpreta la politica come una missione volta a convincere chi non è ancora convinto. Soltanto in questa visione delle cose hanno senso i partiti statici e chiusi. L’illusione di solito dura poco, perché la volontà popolare rimane indifferente di fronte a tanta ingenuità, ed erode progressivamente il consenso di quei partiti per rifugiarsi verso partiti nuovi e magari più piccoli, aumentando la frammentazione. è questo il destino ineluttabile di un sistema politico fatto soltanto i partiti chiusi.

Riepilogando, con la convention l’elettore è promosso da individuo passivo che si limita a scegliere chi votare tra una serie di alternative, magari proposte con metodologie ambigue e poco chiare, a individuo attivo che determina le scelte del partito. Il sistema fatto di primarie sequenziali correlate alla convention consente la comunicazione interattiva tra i candidati e gli elettori. Infine, la correlazione tra le primarie e la convention nazionale garantisce la coerenza del programma colla scelta del candidato. La combinazione e correlazione tra i due strumenti realizza il sistema dei partiti governati dagli elettori.

è bene ribadire che il sistema fatto di primarie sequenziali e convention non può esistere senza uno dei suoi due elementi costitutivi fondamentali. Senza la primarie si avrebbe il sistema dell’epoca preriformatrice, in cui la convention era sottoposta al controllo dei capi-partito. Senza la convention, il vuoto sarebbe occupato subito da gruppi elitari e si formerebbero gli “apparati”. Questi si approprierebbero delle funzioni dell’autorità più alta del partito, strappandole agli elettori. Le primarie si terrebbero per gentile concessione dei partiti, con modalità stabilite dagli apparati, magari con candidati filtrati dai partiti, in date e luoghi decisi dai partiti. In definitiva, si formerebbe una struttura “superiore” agli elettori, che prenderebbe decisioni senza consultarli. Non si potrebbe parlare di partiti governati dagli elettori, ma si dovrebbe parlare di partiti governati dagli apparati, come nel caso dei partiti italiani.

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