Lo stallo del 1800

Il metodo del caucus congressuale fu impiegato dal 1800 al 1824. Alle elezioni del 1800 il caucus congressuale repubblicano candidò Jefferson e riuscì finalmente a trovare un’intesa sul nome del candidato vicepresidente da affiancargli, che fu Aaron Burr. Membri federalisti del Congresso si riunirono in caucus presso il Senato e ricandidarono il presidente uscente John Adams. Le elezioni furono vinte nettamente dai repubblicani di Jefferson, ma nel collegio elettorale si verificò una situazione unica nella storia degli Stati Uniti.

I grandi elettori repubblicani cercarono di mettersi d’accordo per far mancare un solo voto a Burr, in modo da eleggere presidente Jefferson e vicepresidente Burr. A causa di un malinteso, tuttavia, il piano fallì: Jefferson e Burr ricevettero esattamente lo stesso numero di voti. Come sappiamo, la Costituzione non prevedeva ancora un meccanismo per distinguere l’elezione del presidente dall’elezione del vicepresidente. Quando i primi classificati erano a pari merito, come quando nessun candidato otteneva la maggioranza assoluta, la decisione era rimessa alla Camera dei Rappresentanti.

Il problema era che la Camera dei Rappresentanti era a maggioranza federalista. I federalisti cercarono di sfruttare la situazione a loro vantaggio, cioè far vincere Burr con il solo scopo di fermare Jefferson. Si creò uno stallo che si protrasse per una settimana, e ben 35 votazioni. Alla fine Hamilton si convinse che Jefferson era, dal suo punto di vista, il candidato meno dannoso per il paese, e si spese per superare l’impasse. Fu così che alla fine Jefferson fu eletto presidente alla 36esima votazione. Per evitare il ripetersi di una situazione come quella, nel 1804 fu ratificato il dodicesimo emendamento alla Costituzione. Esso stabilisce che il collegio elettorale vota per il presidente e per il vicepresidente distintamente.

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