Organizzazione dei partiti

I padri della Costituzione americana e i primi leader degli Stati Uniti vedevano i partiti politici con diffidenza e sospetto. A più riprese George Washington, Alexander Hamilton, Thomas Jefferson, Andrew Jackson, James Madison e James Monroe, denunciarono il “pericolo dei partiti”, giudicati come bacini di intolleranza e faziosità, sedi di forme di tirannia, e alle volte chiamati perfino “una maledizione per il paese” [73]. La Costituzione americana non attribuisce ai partiti un ruolo o una autorità particolari. Infatti, non li menziona nemmeno. Nonostante questo, la nascita dei partiti fu rapida e inevitabile, e vi contribuirono alcuni dei grandi personaggi appena menzionati. I partiti si diedero spontaneamente regole e organizzazioni proprie, senza bisogno di leggi specifiche in materia. Nel corso della storia cambiarono spesso denominazione, composizione, idee ed obiettivi politici, come pure le strutture interne, le regole, le modalità e il grado di coinvolgimento degli elettori nelle proprie attività. Il percorso che portò alla forma partitica moderna, quella dei partiti governati dagli elettori, fu, come abbiamo visto, lungo e accidentato. In alcune fasi storiche i partiti rappresentarono la volontà popolare in modo soddisfacente, in altre meno. In certi periodi le strutture dei partiti acquistarono influenza e potere, in altri li persero. Nella fase attuale i partiti americani hanno strutture così leggere che forse supererebbero le iniziali diffidenze dei padri fondatori.

Oggi i partiti americani sono gli strumenti con i quali gli elettori determinano la politica degli Stati Uniti. L’organizzazione dei partiti è fatta principalmente di convention e comitati. Gli elettori governano i partiti mediante le primarie, i caucus e le convention. Le primarie sono lo strumento col quale designano i candidati alle elezioni e spesso i delegati alle convention. I caucus sono lo strumento più usato per designare i delegati alle convention. La convention è il governo popolare del partito e la sua autorità più alta. Tramite la convention gli elettori stabiliscono le regole, scrivono il programma politico-elettorale, governano la struttura del partito e ne curano gli affari. Primarie e convention sono intercorrelate a livello nazionale, scorrelate a livello locale. I comitati nazionali e locali, come i comitati esecutivi e specifici sono eletti dalle rispettive convention o da altri comitati, per curare gli affari del partito tra una convention e la successiva. I comitati attuano le disposizioni della convention da cui sono stati insediati. Nella maggior parte dei casi hanno mere funzioni organizzative e di routine (organizzare le primarie, le convention, la campagna elettorale, curare il bilancio del partito, ecc.). Non possono prendere decisioni, se non su mandato della convention da cui sono stati insediati, e le loro decisioni sono comunque soggette al vaglio della convention successiva. Il sistema fondato su primarie e convention è sufficiente ad adempiere a tutte le funzioni di un partito politico. Dopo quanto già detto nei capitoli precedenti, rimangono pochi argomenti da trattare per completare il quadro: le regole, i comitati permanenti e i comitati esecutivi.

Per definizione, il partito è l’insieme dei suoi elettori. Pertanto, tutti gli elettori del partito, e solo loro, devono avere ruolo, paritario, nelle decisioni che riguardano il partito. Più precisamente, il partito non è fatto di “iscritti”, ma di “elettori registrati”, o “elettori dichiarati”. Qualunque elettore, quando si registra come tale presso l’amministrazione pubblica, può dichiarare, senza alcun onere, la propria appartenenza partitica, nel qual caso diventa a tutti gli effetti membro del partito scelto. Qualunque elettore registrato ad un partito può partecipare alle primarie e ai caucus del partito per designare i candidati alle elezioni. Inoltre, può partecipare ai caucus locali per scegliere i delegati alle varie convention. Infine, può candidarsi a fare il delegato a una o più convention, per contribuire al governo del partito. La registrazione al partito è una nozione molto blanda. In molti stati le primarie e i caucus sono semiaperti o aperti. Ciò significa che possono parteciparvi anche gli elettori indipendenti e/o registrati a partiti diversi. è ovunque possibile, anche negli stati a primarie e caucus chiusi, cambiare la propria registrazione al momento del voto o poco prima.

L’organizzazione dei partiti è molto leggera. Dal 1972 i democratici hanno delle regole nazionali più chiare e vincolanti di quelle dei repubblicani, i quali tendono a valorizzare il più possibile l’autonomia degli stati. La struttura dei partiti si articola su vari livelli, dai quartieri, o sezioni elettorali, alle città, alle contee, ai distretti legislativi (le unità territoriali che eleggono un singolo rappresentante al parlamento statale), ai distretti congressuali, agli stati, fino ad arrivare al livello più alto, quello nazionale. Le convention di contea, di distretto, statali e nazionale sono le autorità rappresentative del partito nelle rispettive unità territoriali. Se si escludono i delegati alla convention nazionale e i candidati alla nomina presidenziale, che sono scelti coi metodi ampiamente discussi, in ciascuna unità territoriale i delegati sono designati mediante il sistema caucus-convention, mentre i candidati alle elezioni locali sono selezionati con le primarie. In alcuni casi, quando i vincitori delle primarie non ottengono una percentuale minima di voti, la nomina dei candidati passa alla convention del partito. Per esempio, in Iowa se il candidato alla nomina relativa ad una carica pubblica statale non vince le primarie con almeno il 35% dei voti, la nomina passa alla convention statale. In vari stati del sud, invece, si usano primarie con ballottaggio.

I partiti americani non hanno una catena gerarchica o di comando. Ogni unità è autonoma e riceve la propria autorità e investitura dal basso: dalle convention di livello inferiore o direttamente dagli elettori. Le unità “superiori” (cioè relative a zone geografiche più ampie) possono esercitare influenza su quelle “inferiori” (cioè relative a sottoaree geografiche), o viceversa, soltanto per il carisma, prestigio o personalità dei personaggi politici coinvolti, non per un effettivo potere delle une sulle altre. Nessun individuo può parlare a nome del partito, o dettarne la linea politica. Nemmeno il presidente degli Stati Uniti è nelle condizioni di dare ordini agli altri esponenti del suo partito. Ciascun rappresentante del partito risponde soltanto ai propri elettori.

Poiché ciascuna unità si autodetermina, la “struttura” dei partiti è il risultato dell’equilibrio tra le varie unità, o, se si vuole, tra primarie e convention. L’organizzazione è dinamica e spontanea, e si rinnova continuamente. La convention si riunisce una sola volta e decade subito dopo aver assolto ai suoi compiti. Le regole approvate dalla convention valgono fino alla convention successiva, che ne approva di nuove. Alla fine di ogni ciclo, qualche settimana o mese prima della scadenza elettorale, la parola torna agli elettori, per azzerare e rinnovare tutto: le candidature, le cariche, la convention, i comitati, il programma e le regole. Non esistono forme di privilegio, diritti acquisiti, rendite di posizione o scorciatoie che permettano di raggirare la consultazione popolare. I delegati alle convention e i membri dei comitati non hanno alcun diritto di precedenza o vantaggio per accedere ad alcuna carica o candidatura. Anche i rappresentanti eletti che desiderano ricandidarsi alla stessa carica per un ulteriore mandato devono risottoporsi alle primarie, quindi al giudizio degli elettori.

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