La diffusione mediatica e i finanziamenti della convention

Prima delle riforme iniziate nel 1969-72, il compito più importante della convention era la designazione dei candidati alla presidenza e alla vicepresidenza. Nell’era delle primarie moderne i candidati alla presidenza dei due partiti maggiori furono sempre decisi dalle primarie. Sotto questo aspetto, le convention si limitarono a ratificare i risultati delle consultazioni popolari, e dunque la designazione del candidato presidente non richiese mai più di una votazione. Anche nel 2008, quando i superdelegati furono determinanti per la scelta del candidato democratico, non ci furono sorprese. I superdelegati si distribuirono in modo coerente con il risultato del voto popolare, che aveva premiato Obama rispetto a Clinton, e annunciarono per tempo le loro intenzioni di voto, in maggioranza favorevoli a Obama, per cui il risultato del voto della convention fu ugualmente scontato.

Di solito il nome del vincitore emerge verso la metà della stagione delle primarie, con notevole anticipo rispetto alla convention. I candidati alla presidenza iniziano la campagna elettorale per le presidenziali anche prima di ricevere l’investitura ufficiale della convention, a partire dal momento in cui hanno la certezza di essersi aggiudicati un numero di delegati sufficiente ad assicurarsi la nomina. Oggi la convention è anche la cerimonia di investitura e proclamazione ufficiale del candidato designato e l’apertura della campagna elettorale. I lavori della convention sono trasmessi da vari canali della televisione via cavo e possono essere seguiti da tutti i cittadini degli Stati Uniti. Agli esponenti del partito meno noti sono riservate le ore del giorno in cui l’affluenza è minore e l’audience televisiva è più bassa. Agli esponenti più conosciuti sono riservate le ore serali di maggiore ascolto. I momenti di maggiore interesse, come il discorso di accettazione del candidato presidente, sono trasmessi anche dai maggiori canali nazionali via etere.

Solitamente, durante la convention il partito cresce vistosamente nei sondaggi, un effetto che viene riequilibrato da un effetto opposto che ha luogo durante la convention del partito avversario.

Dal 1924 al 1948 le convention furono trasmesse principalmente via radio, dal 1952 in poi principalmente per televisione [71]. Nel 1940 e 1948 le convention furono coperte da canali televisivi che raggiungevano solo alcune aree geografiche del paese, quelle limitrofe alle città in cui erano situate le convention. Anche se le convention contengono momenti interessanti e comizi molto seguiti, la maggior parte dei lavori è poco interessante per il grande pubblico televisivo. La diffusione via radio era relativamente più facile da gestire, sia per i partiti che per i candidati. La televisione, per contro, può dare risonanza ad aspetti altrimenti marginali e punire impietosamente qualunque negligenza. Per esempio, può mostrare delegati che ignorano gli oratori, si distraggono, leggono il giornale, chiacchierano. In assenza di un’adeguata coreografia studiata in anticipo, la trasmissione televisiva integrale dei lavori rischia di danneggiare l’immagine del partito. Successe ai repubblicani nel 1964, quando numerosi delegati furono immortalati dalle tv mentre gridavano a squarciagola il loro sostegno al candidato nominato e fischiavano gli altri candidati. Quattro anni dopo i repubblicani corsero ai ripari e da allora sparì ogni atteggiamento scomposto: ai telespettatori furono mostrate soltanto centinaia di persone sorridenti e festanti. Per contro, nel 1968 furono i democratici a trovarsi impreparati di fronte alle riprese televisive. Quella cruciale convention democratica fu comunque difficile da gestire per il contesto drammatico in cui ebbe luogo: le proteste contro la guerra in Vietnam, i disordini, gli eccessi della polizia di Chicago contro i manifestanti, peraltro anch’essi trasmessi dalle tv. Nelle primarie gli elettori avevano chiaramente espresso maggiore gradimento per i candidati che volevano porre fine alla guerra in Vietnam, e così il candidato nominato Humphrey e il presidente uscente Johnson furono fischiati da parecchi delegati. Nella convention regnò la confusione, e non furono rispettati i tempi, cosa che dà un’impressione molto negativa agli spettatori televisivi.

Non è chiaro che il pubblico reagisca positivamente di fronte a comportamenti artificiali e troppo composti, anche se sono sicuramente preferibili alla mancanza di controllo. Comunque, oggi entrambi i partiti gestiscono le convention in maniera impeccabile e le adattano perfettamente alle necessità della televisione. La maggior parte dei lavori sono svolti prima della convention, dai comitati permanenti. Il programma della convention è studiato attentamente in modo da contenere la durata complessiva entro i quattro giorni. Nei momenti di minor interesse sono trasmessi filmati della campagna elettorale, spesso senza interruzione. Le dimostrazioni “spontanee” dei sostenitori sono preparate attentamente.

Nel frattempo, grazie alle riforme che portarono all’epoca moderna, le ragioni alla base di possibili comportamenti scomposti sparirono progressivamente. Siccome il nome del vincitore è noto in anticipo, le manifestazioni di sostegno a candidati alternativi non hanno più luogo e senso. Del resto, i sostenitori dei candidati sconfitti non hanno motivo di contestare alla convention un vincitore sancito dal popolo. Anzi, spesso quei candidati si ritirano per tempo e istruiscono i propri delegati ad appoggiare il vincitore. Insomma, è vero che i partiti hanno imparato ad autocontrollarsi e non corrono più il rischio di offrire ai cittadini spettacoli poco convincenti, ma è anche vero che gran parte del merito va riconosciuto alle regole trasparenti che i partiti si sono dati nell’epoca moderna, che hanno reso quel lavoro molto più facile.

Alla televisione e alla sua capacità di amplificare qualunque dissenso interno va riconosciuto anche un ruolo importante nell’agevolare le riforme del 1969-72 e sancire quel cambiamento come irreversibile, scoraggiando sul nascere ogni tentativo di ritorno al passato. Le convention combattute, come quelle in cui il candidato nominato era deciso dai partiti, spesso da accordi sottobanco, non erano più compatibili col nuovo mezzo di comunicazione. Ciò contribuì a convincere anche i più scettici, e a sciogliere gli ultimi dubbi di chi voleva conservare il sistema precedente. Tanto valeva cedere il potere di nomina dei candidati al popolo, far decidere direttamente gli elettori, ed eliminare alla radice ogni possibilità di contestazione interna. Oggi non sopravvive alcuna nostalgia dell’epoca precedente le riforme, che sembra appartenere ad un passato lontano, anche se in realtà terminò meno di quarant’anni fa. Le nuove generazioni non sanno nemmeno che pochi decenni fa la politica americana era ostaggio delle macchinazioni, dei ricatti e dei machiavellismi, che esistevano apparati e boss di partito, che il popolo era sì chiamato a decidere, ma di fatto altri decidevano al suo posto e potevano ribaltare la volontà popolare a proprio piacimento.

Dal 1976 le convention sono finanziate in parte con i soldi pubblici [72]. Istituiti con la legge del 1974, i fondi sono prelevati dallo stesso conto che finanzia le campagne elettorali dei candidati alle primarie e alle elezioni generali, sotto il controllo della Federal Election Commission. Barrando un’apposita casella sulla propria dichiarazione dei redditi, i contribuenti possono devolvere volontariamente 3 dollari a testa delle proprie tasse a questo tipo di scopi (era 1 solo dollaro prima del 1993). Ciascuno dei due partiti maggiori può ricevere, per la convention, un ammontare massimo di finanziamenti pubblici calcolato a partire dal limite fissato dalla legge del 1974 (pari a 4 milioni di dollari per partito), aggiustato in base all’aumento del costo della vita dal 1974 ad oggi. Nel 2004 i partiti maggiori ricevettero poco meno di 15 milioni di dollari ciascuno, nel 2008 quasi 17 milioni, nel 2012 poco più di 18 milioni. Il tetto di spesa consentita ai partiti per la convention è pari a quanto ricevono in finanziamenti pubblici. Tuttavia, a questo limite sfuggono i finanziamenti delle città ospitanti, che possono arrivare ad uguagliare o superare i finanziamenti pubblici. Le città che hanno la fortuna di essere prescelte come sedi delle convention sono ben disposte a sponsorizzare questi eventi, spesso generosamente, perché ne traggono grande vantaggio economico. Per esempio, possono mettere a disposizione della convention trasporti pubblici addizionali a costi ridotti. Anche le compagnie private possono contribuire al di fuori del tetto di spesa fissato, affittando sedie, tavoli e altro materiale o equipaggiamento per conto della convention.

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