La sequenzializzazione delle primarie presidenziali

La sequenza delle primarie presidenziali varia di elezione in elezione, come prodotto delle decisioni autonome degli stati. Tuttavia, possiamo distinguere alcune regolarità che è utile sottolineare. Nella fase delle primarie moderne la parte finale della stagione delle primarie rimase praticamente invariata, collocata tra l’inizio e la metà di giugno. Per contro, la parte iniziale della stagione subì variazioni ragguardevoli. In un primo momento fu posticipata e poi progressivamente anticipata. La sequenza cominciò quasi sempre con il caucus dell’Iowa, seguito dalle “prime primarie della nazione”, quelle del New Hampshire. Dal 1972 al 1980 il caucus dell’Iowa fu tenuto a fine gennaio, mentre dal 1984 al 1996 fu tenuto durante il mese di febbraio, per poi essere di nuovo anticipato a gennaio nel 2000 e nel 2004, quando fu fissato al 19 di quel mese. Nel 2008 e nel 2012 si tenne il 3 gennaio. Per contro, le primarie del New Hampshire subirono un’anticipazione progressiva e regolare dal 1972 ad oggi: si svolsero all’inizio di marzo nel 1972, a fine febbraio dal 1976 al 1984, a metà febbraio dal 1988 al 1996, all’inizio di febbraio nel 2000 e fine gennaio nel 2004. Nel 2008 si tennero l’8 gennaio e nel 2012 il 10 gennaio. Nel 1988 alcuni stati del sud si accordarono per concentrare le loro primarie in un giorno di marzo, il cosiddetto supermartedì, con lo scopo di dare maggiore risonanza alle proprie consultazioni e orientare la nomina verso un candidato più favorevole al sud. Nel 2004 alcuni stati del supermartedì decisero di anticipare di circa un mese le loro primarie e i loro caucus, creando il minimartedì, che concentrò le consultazioni di 7 stati. Nel 2008 il supermartedì tornò alla ribalta, concentrando 21 consultazioni democratiche e 19 repubblicane in una data molto anticipata, il 5 febbraio. Il caso non si ripeté nel 2012, quando la concentrazione maggiore di caucus e primarie ebbe luogo soltanto il 6 marzo: i democratici tennero 8 consultazioni, di cui una cancellata, e i repubblicani 9.

Nel 2000 le primarie del New Hampshire furono seguite da una manciata di primarie e caucus distanziate di pochi giorni, e poi dal supermartedì, all’inizio di marzo, che concentrò 11 primarie e 4 caucus nello stesso giorno. Nella campagna democratica del 2004 le primarie del Distretto di Columbia precedettero anche il caucus dell’Iowa e le primarie del New Hampshire. Queste furono seguite dal minimartedì, all’inizio di febbraio (fatto di 5 primarie e due caucus), poi da 11 consultazioni distribuite sporadicamente durante il resto del mese di febbraio (5 primarie e 6 caucus), e dal supermartedì all’inizio di marzo (9 primarie e un caucus).

Nel 2008 il caucus dell’Iowa e le primarie del New Hampshire si tennero il 3 e l’8 gennaio, rispettivamente. Questi due stati furono costretti ad anticipare le loro consultazioni perché la Carolina del sud minacciava i loro primati, avendo fissato le primarie repubblicane al 19 gennaio (mentre quelle democratiche, autogestite dal partito, si svolsero il 26 dello stesso mese). Le contestate primarie del Michingan si tennero 7 giorni dopo quelle del New Hampshire, prima ancora delle primarie della Carolina del sud. Un’altra manciata di stati votò in gennaio, mentre il supermartedì, come già ricordato, fu il 5 febbraio e concentrò un numero inusuale di consultazioni. All’inizio di marzo si era già votato in una quarantina di stati. Nel 2012 la stagione tornò a diluirsi, tanto che dopo il supermartedì del 6 marzo si era votato solo in una ventina di stati. In quella data non era ancora chiaro chi sarebbe stato il vincitore della nomina repubblicana.

Le consultazioni che si svolgono per prime, siano esse primarie o caucus, ricevono un’attenzione maggiore da parte degli elettori e una risonanza sui media senza uguali. Il caucus dell’Iowa, dal 1976, le primarie del New Hampshire, dal 1972, e, più recentemente, le primarie della Carolina del sud sono passaggi cruciali per i candidati alla nomina. Molti di loro si ritirano subito dopo una di queste consultazioni. Addirittura, alcuni si ritirano immediatamente dopo i caucus dell’Iowa. Spesso i risultati impietosi e il dibattito sui media condannano molti pretendenti alla marginalità. Quando i candidati si convincono di non avere sufficiente consenso per raccogliere fondi e arrivare alla fine della stagione, abbandonano la competizione e fanno spazio ai candidati più forti. Tipicamente, dopo il caucus dell’Iowa e le primarie del New Hampshire la competizione effettiva si riduce ai primi tre classificati di entrambi. In pratica, il ruolo degli elettori dell’Iowa e del New Hampshire consiste nell’operare una selezione preliminare che riduce i candidati in lizza ai soli che davvero possono vincere. Recentemente, la Carolina del sud è riuscita ad elevare le sue primarie al rango di “prime primarie degli stati del sud”, che verificano il gradimento di cui godono i candidati, in particolare repubblicani, negli stati ex-confederati.

Alle volte la maggiore importanza attribuita alle prime consultazioni solleva dubbi e critiche. L’Iowa e il New Hampshire sono stati relativamente piccoli e non rappresentativi della popolazione americana. Il primo conta circa tre milioni di abitanti, il secondo meno di un milione e mezzo. Tuttavia, i campioni di elettori interpellati sono sufficientemente ampi da fornire riscontri importanti circa la popolarità dei candidati e le effettive possibilità di vittoria di ciascuno. D’altra parte, se la stagione cominciasse da stati popolosi soltanto i candidati che hanno già accumulato grosse disponibilità finanziarie, o sono già famosi, potrebbero parteciparvi con concrete possibilità di vittoria, mentre i candidati nuovi sarebbero penalizzati. Cominciare da stati piccoli è fondamentale per agevolare la discesa in campo di candidati poco noti e dare loro concrete possibilità di vincere, alla pari con gli altri, aumentando così la democraticità del processo.

Per conservare il suo privilegio di “prime primarie della nazione”, nel 1977 lo stato del New Hampshire varò una legge che da allora lo obbliga a indire le primarie una settimana prima degli altri stati. Inoltre, ottenne dal Partito Democratico deroghe speciali per organizzare le primarie fuori della finestra temporale che vincola gli altri stati. Alcuni stati cercarono a più riprese di soffiare il primato del New Hampshire, senza successo. Similmente, l’Iowa, pur di mantenere la sua posizione di prima consultazione in assoluto, preferì preservare il proprio caucus, come forma di consultazione popolare, invece che passare alle primarie. Infatti, se l’Iowa decidesse di passare alle primarie entrerebbe in conflitto col New Hampshire, geloso del suo primato. Anche l’Iowa ottenne dai partiti le deroghe necessarie per svolgere le proprie consultazioni per primo. Il privilegio di aprire la stagione elettorale è dunque stabilmente condiviso da questi due stati: il primo caucus, che è anche la prima consultazione in assoluto, spetta all’Iowa; le prime primarie spettano al New Hampshire. Inoltre, dal 2008 le prime primarie del sud sono quelle della Carolina del sud. Per un certo periodo, gli altri stati cercarono maggiore visibilità anticipando progressivamente le loro primarie e i loro caucus, per portarli a ridosso delle primarie del New Hampshire. Il risultato è che la fase cruciale della stagione di consultazioni si compattò prima tra gennaio e marzo, nel 2008 addirittura tra gennaio e febbraio, per tornare a diluirsi tra gennaio e marzo nel 2012. A più riprese i comitati nazionali dei partiti maggiori comminarono, in applicazione delle regole approvate dalla convention precedente, severe sanzioni nei contronti degli stati che anticipavano eccessivamente le loro primarie, dimezzando le loro delegazioni o escludendole del tutto.

A stabilire le sanzioni contro chi viola le regole sono in una prima fase i comitati nazionali, in rappresentanza delle convention precedenti, ma l’ultima parola spetta chiaramente alle nuove convention. Esse decidono su queste materie riunendosi preliminarmente secondo le composizioni temporanee stabilite dai comitati nazionali, cioè senza le delegazioni degli stati “ribelli”, o parti di quelle. Durante la stagione delle primarie il comitato nazionale può rivedere le sue decisioni, perché man mano che vengono eletti i nuovi delegati può consultarli per avere un’indicazione più precisa sugli orientamenti della futura convention, e adeguare le decisioni in modo da rendere più probabile la loro approvazione definitiva da parte della convention successiva, e quindi dirimere le controversie nella maniera meno traumatica possibile.

La sequenzializzazione permette dunque di risolvere un paradosso logico. La convention dovrebbe essere composta di delegati eletti con le regole da essa stessa stabilite. In quanto autorità massima del partito, non può sottostare a decisioni che non siano le proprie. Nemmeno la convention precedente può, strettamente parlando, stabilire le regole per formare la convention successiva. Tuttavia, le regole non possono esistere prima della convention, che le deve varare, e la convention non può essere formata prima che siano varate le regole con cui formarla.

Le regole stabilite dalla convention precedente, che includono le regole per formare la convention successiva, devono pertanto essere considerate regole temporanee, e dovranno essere confermate a posteriori dalla nuova convention. Prima di aggiornarsi, la convention precedente ha eletto il comitato nazionale, incaricato di applicare le regole temporanee fino alla convention successiva. Tuttavia, non esiste garanzia che la convention successiva approvi quelle regole a posteriori. Pertanto, man mano che i delegati alla nuova convention vengono eletti e i loro nomi sono noti, il comitato nazionale in carica li può consultare per avere un’idea più precisa in merito al possibile orientamento della nuova convention, e adeguare le decisioni in modo da aumentare la probabilità che siano confermate a posteriori dalla nuova convention. Di solito le regole ammettono un certo margine di discrezionalità nella loro applicazione, perché non sono mai rigide, ma più che altro vincoli da rispettare (per esempio, una finestra temporale invece che date certe e prestabilite per le primarie), per cui l’adattamento in corsa non entra nemmeno in conflitto colle regole approvate dalla convention precedente. Con questo processo dinamico, che vale per qualunque tipo di regole e non solo per comminare sanzioni a chi viola i vincoli della finestra temporale, si riesce a risolvere il paradosso descritto e stabilire una relazione di continuità tra una convention e la successiva.

Per esempio, le sanzioni comminate inizialmente dal comitato nazionale democratico al Michigan e alla Florida nel 2008 (eliminazione completa delle loro delegazioni) non avrebbero trovato conferma a posteriori dalla convention successiva, non solo perché erano troppo rigide, ma soprattutto perché i candidati in corsa avevano posizioni contrastanti sull’argomento (sanzioni rigide favorivano Obama, sanzioni blande favorivano Clinton). Infatti, il comitato nazionale cambiò idea durante la stagione delle primarie, dopo aver fatto una serie di altri tentativi (chiedere inutilmente l’organizzazione di primarie alternative autogestite) e dopo aver consultato Clinton, Obama, Edwards e i loro delegati eletti nel frattempo, ed essersi fatto un’idea progressivamente più chiara dei loro rapporti di forza e quindi delle possibilità di compromesso che avrebbero superato il vaglio della nuova convention. Verso maggio il comitato nazionale decise dunque di ammettere le delegazioni di Michigan e Florida, ma con voto dimezzato. Soltanto quando fu certo che i voti di quelle delegazioni erano ininfluenti a decretare il vincitore, le sanzioni furono cancellate (su proposta di Obama).

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