Legislazione in materia

Nella maggior parte degli stati il processo di nomina è regolato legalmente. Tuttavia, come più volte ricordato i partiti non sono obbligati a servirsi delle leggi statali, e hanno il diritto di controllare il processo di selezione dei propri candidati e delegati autonomamente. Il motivo principale per cui i partiti utilizzano, quando possibile, le primarie “legali” è prettamente economico: esse sono finanziate con i soldi pubblici, quindi non gravano sul partito. Può però capitare che le leggi statali siano in conflitto con le regole del partito. Se l’incompatibilità è seria, al partito statale può convenire rinunciare alle primarie legali e organizzare primarie autogestite. Nel 2004 il Partito Democratico tenne primarie autogestite in tre stati, la Carolina del sud, il Michigan e l’Utah, mentre il Partito Repubblicano non tenne primarie autogestite in nessuno stato. Nel 2008 le primarie autogestite furono quelle della Carolina del sud di entrambi i partiti e quelle democratiche del Nuovo Messico. Nel 2012 furono solo quelle della Carolina del sud di entrambi i partiti [63].

Se un partito insistesse a servirsi delle primarie legali in presenza di incompatibilità, la delegazione sarebbe contestata alla convention. Non solo: fazioni rivali potrebbero organizzare autonomamente delle primarie alternative, applicando le regole scrupolosamente, per eleggere una delegazione “di partito” da inviare alla convention. Il comitato per le credenziali della convention si troverebbe a dover decidere quale delle due delegazioni ammettere. Con tutta probabilità, respingerebbe la delegazione legale e accetterebbe quella di partito. Di solito, nei casi in cui il conflitto tra le leggi statali e le regole interne del partito è circoscritto, i partiti maggiori, soprattutto il Partito Democratico, sollecitano i propri rappresentanti e senatori in carica nei parlamenti statali a prendere iniziative per emendare le leggi statali e armonizzarle con le regole del partito. Normalmente, se un partito statale non riesce nell’intento, ma dimostra di aver fatto il possibile per raggiungere lo scopo, la convention nazionale, o il comitato nazionale se autorizzato dalla convention, approvano deroghe al regolamento che tengano conto del suo caso. Il Partito Repubblicano ha regole nazionali molto più blande di quelle del Partito Democratico. Di solito è in grado di adattarsi velocemente a qualunque situazione.

Il processo di armonizzazione tra le leggi statali e le regole dei partiti non è ancora giunto al termine. Si ricordano, in particolare, le contestazioni del 2008, quando il Michigan e la Virginia vollero a tutti i costi anticipare le loro primarie, anche per dimostrare la propria insoddisfazione verso i privilegi concessi all’Iowa e al New Hampshire. I repubblicani punirono i due stati ribelli dimezzando le loro delegazioni, regola che adottano ormai da un certo tempo a questa parte senza suscitare particolari reazioni. Invece, i democratici furono investiti dalle contestazioni in modo più drammatico. Inizialmente decisero di escludere dalla convention tutti i delegati eletti con le primarie anticipate. Non solo: Obama ed Edwards ritirarono i propri nomi dalle schede elettorali del Michigan e rifiutarono di fare campagna elettorale in Florida. Successivamente, a fine maggio, quando la competizione tra Clinton e Obama era ancora aperta, fu raggiunto un compromesso che consisteva nell’accettare tutti i delegati del Michigan e della Florida, ma dimezzare il valore dei loro voti. Il giorno prima della convention Obama, già sicuro della nomina, propose e ottenne di restituire a quei delegati il voto intero, una decisione dal valore unicamente simbolico.

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