Il ruolo dei “terzi partiti”
La politica americana fu quasi sempre dominata da due grandi partiti. Nella maggior parte dei casi i “terzi partiti” ebbero una consistenza numerica esigua e una durata effimera. Tuttavia, il contributo dei terzi partiti all’evoluzione politica americana fu straordinariamente rilevante. Alcuni di essi proposero idee innovative e le sperimentarono per primi. Solitamente, queste innovazioni furono recepite prontamente dai partiti maggiori, nei quali molti esponenti dei partiti minori confluivano. Nella prima metà degli anni 1830 il già ricordato partito antimassonico inventò la convention nazionale e il documento programmatico. Negli anni 1890 il partito populista si batté per la legge di iniziativa popolare, il referendum e il “recall”, per l’elezione diretta dei senatori, la giornata di lavoro di otto ore, la rappresentanza femminile e degli afroamericani. Uno dei motivi principali alla base del veloce declino del partito populista fu l’appropriazione di quasi tutte le istanze populiste da parte del Partito Democratico. Molti esponenti populisti confluirono quindi in quel partito. Successivamente, molte proposte populiste furono riprese ed estese dalla fazione progressista del Partito Repubblicano. Quando quella fazione si ricongiunse ai repubblicani, le idee populiste e progressiste penetrarono anche in quel partito. Le eredità lasciate dal partito populista e dal partito progressista vivono oggi in entrambi i partiti maggiori.
Man mano che la democrazia americana progrediva e si avvicinava all’efficienza e al grado di rappresentatività raggiunti oggi, il ruolo propositivo dei terzi partiti venne meno, come pure le loro effettive possibilità di incidere sulla vita politica. Nondimeno, alle volte diedero uno stimolo importante al dibattito politico.
I terzi partiti si organizzano con le modalità più varie. Alcuni hanno strutture sono più o meno simili a quelle dei partiti maggiori, selezionano i candidati con il sistema delle primarie, prendono decisioni col sistema delle convention. Altri hanno strutture più simili a quelle dei partiti europei.
Oggi si può dare una risposta esauriente anche alle preoccupazioni originarie degli antimassonici, in merito al pericolo di una democrazia americana a sovranità limitata, sottoposta ai condizionamenti delle logge. Dei 43 presidenti degli Stati Uniti che si succedettero dal 1789 ad oggi, 15 furono massoni. Oltre a George Washington, la lista include Theodore Roosevelt, a cui si deve l’introduzione delle primarie presidenziali, e George McGovern, che fu padre della riforma che portò alle primarie moderne. Il presidente massone più recente fu Gerald Ford. Lyndon Johnson non è considerato massone, perché completò soltanto il primo dei tre gradi di apprendistato. In definitiva, l’ultimo presidente massone eletto dal popolo fu Harry S. Truman, che terminò il suo mandato nel 1952. Ironia della storia, nessun massone divenne presidente nell’era delle primarie moderne, anche se furono massoni alcuni candidati perdenti. Un ulteriore segno che il sistema fatto di convention e primarie dirette e sequenziali è superiore ad ogni forma di sodalizio finalizzata al controllo del potere.
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