Effetti delle riforme

Per volontà dei proponenti o no, le riforme realizzarono la più grande rivoluzione politica della storia recente degli Stati Uniti. La politica americana cambiò volto come da un giorno all’altro. Non si sentì più parlare di “stanze piene di fumo”, di candidati “dark horse” o candidati decisi a tavolino, di compromessi al ribasso, di trame e giochi di potere. I boss furono progressivamente marginalizzati, sia nel processo di nomina che nelle altre attività del partito. Nella convention i funzionari e i rappresentanti eletti conservarono un ruolo importante, ma molto circoscritto, insufficiente a pilotare le decisioni verso un esito predeterminato. Come conseguenza delle riforme, la struttura dei partiti si alleggerì progressivamente. Dal 1972, le primarie non furono più finte e dagli effetti limitati come le “beauty contest”, ma finalmente permisero al popolo di scegliere i delegati e i candidati. Le convention non ribaltarono più la volontà popolare, non nominarono più candidati diversi da quelli scelti dagli elettori, ma sancirono e rafforzarono i risultati delle consultazioni popolari. I “favorite son” non furono più impiegati dai presidenti uscenti per ostacolare i nuovi aspiranti alla nomina. Le contestazioni interne e le dispute erano risolte automaticamente, e anticipatamente, dalle consultazioni popolari. Non ha senso, per un candidato, recriminare per aver ricevuto uno scarso numero di voti nelle primarie. Gli sconfitti accettano molto più volentieri i verdetti indiscutibili del popolo, che i giudizi soggettivi e interessati di colleghi di partito invisi e magari rispondenti a fazioni avversarie. Non fu più possibile recriminare attribuendo la propria sconfitta a regole confuse o decisioni arbitrarie. Furono quindi eliminate alla radice le occasioni di rancore e i motivi o pretesti di dispute interne. Oggi nessun candidato, gruppo, o corrente, negli Stati Uniti, gode di privilegi. Anche il presidente uscente, se vuole ricandidarsi, si sottopone alle primarie. Nessun rappresentante eletto ha un “posto sicuro”: il sistema primarie/convention azzera tutto ad ogni tornata elettorale.

Anno Nomina democratica Nomina repubblicana
1972 George McGovern Richard M. Nixon
1976 Jimmy Carter Gerald Ford
1980 Jimmy Carter Ronald W. Reagan
1984 Walter F. Mondale Ronald W. Reagan
1988 Michael Dukakis George Bush
1992 Bill Clinton George Bush
1996 Bill Clinton Bob Dole
2000 Al Gore George W. Bush
2004 John F. Kerry George W. Bush
2008 Barack Obama John McCain
2012 Barack Obama Mitt Romney

Tabella III. Candidati nominati e presidenti nell’era delle primarie moderne. I presidenti eletti sono scritti in corsivo.

L’affluenza alle primarie aumentò fino a toccare il record temporaneo di 23milioni di elettori nelle primarie democratiche del 1988. Quell’anno, sommando anche l’affluenza repubblicana, andarono a votare 35milioni di persone. Nel 1992 e nel 2000 si raggiunsero quasi 33milioni di votanti. Il record fu polverizzato nel 2008, quando si superarono i 56milioni di elettori, dei quali 36milioni democratici, 20milioni repubblicani.A partire dalle elezioni presidenziali del 1972 si entrò dunque nell’era delle primarie moderne. I presidenti eletti in questa epoca furono Richard M. Nixon, Jimmy Carter, Ronald Reagan, George Bush, Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama. Le elezioni presidenziali dal 1972 ad oggi furono undici, di cui 6 vinte da un repubblicano e 4 vinte da un democratico. La tabella III mostra i candidati nominati dai partiti maggiori, con i vincitori delle elezioni generali scritti in corsivo.

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