L’elettorato delle primarie

In quasi tutti gli stati un cittadino, per votare, deve prima registrarsi presso l’amministrazione pubblica. Al momento della registrazione può specificare, se lo desidera, il nome del partito in cui si riconosce, o dichiararsi indipendente. Alle primarie possono votare soltanto i cittadini registrati come elettori. Tutti gli elettori registrati del partito sono ammessi a votare alle primarie del partito, ma in vari casi sono ammessi anche elettori indipendenti, o elettori di altri partiti. Si dicono primarie chiuse quelle in cui sono ammessi a votare soltanto gli elettori registrati del partito, primarie aperte quelle in cui possono votare tutti gli elettori registrati, primarie semiaperte (o, alle volte, semichiuse) quelle in cui possono votare tutti gli elettori registrati del partito e gli indipendenti.

Nel primo periodo di primarie presidenziali erano a volte i partiti a conservare un registro dei loro elettori, e a decidere autonomamente quale validità attribuire alla registrazione. Già allora gli stati adottarono diverse gradazioni intermedie di apertura e chiusura. Nella maggior parte dei casi i partiti registravano i nomi degli elettori al momento del voto. In altri casi chiedevano una semplice dichiarazione di appartenenza al partito. In altri ancora non chiedevano nulla.

In alcuni stati, come Indiana e Ohio, all’elettore poteva essere chiesto di soddisfare certi requisiti di appartenenza al partito prima di essere ammesso a votare, come aver votato prevalentemente per i candidati del partito nelle elezioni precedenti. In Illinois poteva essere sfidato a giurare di appartenere al partito e di non aver partecipato alle primarie di altri partiti da almeno due anni. In altri stati, tra cui il New Jersey, ciascun partito conservava il registro degli elettori che si recavano a votare nelle sue primarie e lo usava nelle primarie successive per verificare la fedeltà dell’elettore. Il Michigan, il Dakota del nord e il Minnesota ammettevano un elettore dietro presentazione di una semplice autocertificazione di appartenenza al partito. Per un certo periodo l’autocertificazione fu sufficiente pure in California e Dakota del sud, che poi passarano a sistemi più chiusi. Infine, il Wisconsin, il Montana e il Vermont usavano le primarie aperte, perché gli elettori potevano votare senza rilasciare alcuna dichiarazione di appartenenza partitica. Nei primi due stati l’elettore riceveva le schede elettorali relative alle primarie di tutti i partiti, utilizzava la scheda elettorale del partito che preferiva e depositava le altre in un’urna allestita appositamente per le schede bianche. Questa procedura garantiva la segretezza della sua scelta. Quasi ovunque all’elettore era chiesto di votare alle primarie di un solo partito.

La chiusura delle primarie serve a prevenire che gli elettori partecipino alle primarie di un partito diverso dal loro. Il timore è che possano organizzarsi per attuare sabotaggi a danno dei candidati forti, facendo convergere i loro voti sui candidati deboli, più facilmente battibili nelle elezioni generali. L’analisi dei risultati elettorali mostra, tuttavia, che questi timori sono infondati, perché le iniziative dei malintenzionati sono rare e non hanno mai avuto un peso rilevante. Nelle primarie aperte succede frequentemente che gli elettori si rechino a votare per i candidati di un partito diverso dal loro, ma di solito questa scelta è motivata da un appoggio convinto a quei candidati e un sincero interesse per le posizioni e i programmi del partito “avversario”, raramente da una volontà di sabotaggio. L’apertura delle primarie è invece utile per attrarre nuovi consensi, che potrebbero servire a convincere elettori indecisi a votare per il partito anche nelle elezioni generali.

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