Il contesto storico che portò alle primarie presidenziali

Nel priodo compreso tra il 1865 e il 1901 la veloce espansione economica, industriale, demografica e territoriale fu accompagnata da scompensi e crisi, come il panico del 1873 e il panico del 1893, dovuti alla bancarotta di importanti banche e industrie. Aumentarono le tensioni sociali e lo scarto tra ricchi e poveri. Intere fasce della popolazione si impoverirono, altre si arricchirono a dismisura. La politica ne rimase coinvolta: si diffusero corruzione, malgoverno, arricchimento personale, scandali, voto di scambio, pratiche clientelari. Per molto tempo i politici non si fecero carico dei nuovi problemi, che si accumularono ed aggravarono, e, di ritorno, investirono lo stesso sistema politico. L’influenza dei poteri economici sulla politica cominciò a farsi pressante. I partiti finirono sotto il controllo di boss che si preoccupavano quasi unicamente di fare gli interessi della loro fazione o quelli di gruppi economici potenti loro alleati. La distanza tra rappresentanti e cittadini aumentò enormemente.

Il sistema caucus-convention si dimostrò sempre più inadeguato. Il caucus locale, ovvero il raduno di massa, dove si votava ancora in modo palese, diventò presto uno strumento efficace nelle mani di chi voleva di fatto esercitare controllo sul partito. Emersero i boss e si formavano naturalmente fazioni di sostenitori pronti a seguirli per trarne vantaggio. Con una sorta di spoils system interno al partito i boss privavano le minoranze di qualunque posto di rilievo, e ricompensavano i sostenitori che votavano per i candidati a loro fedeli con favori politici e cariche interne. In questo modo riuscivano ad accrescere il proprio potere a dismisura. Spesso usavano anche trucchi e accorgimenti tecnici per impedire o ridurre la partecipazione delle fazioni avversarie. Un esempio fu la “primaria lampo” (snap primary) [13]: il comitato locale del partito si riuniva a sorpresa, autorizzava la convocazione immediata del caucus locale, e informava adeguatamente soltanto i sostenitori del boss del luogo. Lo scarso tempo a disposizione impediva agli avversari di organizzarsi e presentare candidati che potessero mettere in difficoltà la fazione del boss. Di solito i boss preferivano manovrare nell’ombra, per non dare nell’occhio ed avere maggiore libertà di movimento.

In certe circostanze un boss locale proveniente dalle zone in cui il partito era più forte poteva assurgere a boss di livello nazionale con pochi passaggi, sfruttando la struttura piramidale del sistema caucus-convention. Si cominciava dal livello più basso: se il boss veniva da una zona in cui il partito raccoglieva più consenso, usando spregiudicatamente i metodi descritti sopra poteva mandare alla convention di contea una cospicua delegazione a lui fedele. Ripetendo quei trucchi al livello immediatamente superiore, poteva di fatto arrivare a controllare l’apparato del partito dell’intera contea. Se la contea era popolosa, e il partito vi riscuoteva un forte consenso, il boss poteva mandare delegazioni numerose e a lui fedeli alle convention di distretto e alla convention statale, e questo poteva permettergli di controllare il partito nell’intero stato. Infine, se il partito era molto forte in quello stato, e quello stato era abbastanza grande, dunque aveva diritto ad un gran numero di delegati alla convention nazionale, il boss poteva avere un peso notevole nella scelta del candidato alla presidenza. Per esempio, quando la convention nazionale attraversava una fase di stallo, con votazioni a ripetizione, il boss faceva scendere in campo un “dark horse”, un candidato di compromesso di sua fiducia, che otteneva la nomina della convention per mancanza di alternative praticabili, e poi magari diventava presidente. Questo meccanismo elevava alcuni boss al livello di “kingmaker” senza un’adeguata investitura democratica1.

A questo si aggiunga che il controllo del partito nei vari livelli intermedi permetteva di condizionare la scelta dei rappresentanti eletti a quei livelli: pubblici ufficiali di contea, distretto e statali, rappresentanti e senatori nei parlamenti statali, e perfino il governatore dello stato.

In una situazione come quella creatasi verso la fine del diciannovesimo secolo il sistema caucus-convention non riusciva più a dare riposte soddisfacenti ai nuovi problemi e non era in grado di evolvere ed aggiornarsi. In sostanza, strutturando il processo decisionale in modo piramidale e sequenzializzandolo in modo verticale, lo si era diluito quel tanto che bastava a renderlo controllabile. Esercitando un’influenza determinante su ciascun passaggio da un livello al livello immediatamente più alto, di fatto i boss riuscivano a controllare l’intero meccanismo, e sottometterlo al loro volere. Tutto il contrario, come vedremo, di quello che si sarebbe dovuto fare per fare emergere la volontà popolare.

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