Le prime primarie statali
Le primarie della contea Crawford del 1842 furono le prime primarie di contea. Per arrivare alle primarie statali fu necessario attendere ben cinquant’anni. Ad aprire la strada forono gli stati del sud, che le utilizzarono ancora una volta per tenere unito il Partito Democratico e scongiurare il rischio di scissioni e defezioni.
Dopo la guerra civile, quando il suffragio fu esteso alla popolazione di colore, il dominio del Partito Democratico negli stati del sud fu messo a serio rischio. La popolazione nera in quelle zone era numericamente paragonabile a quella bianca. L’affluenza alle urne degli elettori di colore era relativamente alta e, per ovvi motivi, i neri votavano in massa repubblicano. Ogni defezione all’interno del Partito Democratico poteva portare al potere una coalizione avversaria sostenuta da neri e bianchi, come effettivamente successe in una serie di casi.
Il sistema caucus-convention non era ancora sufficientemente trasparente. Favoriva la nascita di boss e potentati locali, che spesso facevano eleggere delegati di loro fiducia ricompensando in qualche modo i sostenitori che nei caucus votavano per le persone da loro indicate. In questo modo riuscivano ad esercitare un controllo sulle convention. Nel 1879, in Virginia, un esponente democratico entrò in rotta di collisione con i leader del partito. Recriminava per essere stato sconfitto in una convention controllata dai boss locali con manovre poco chiare e giochi di potere. Abbandonò il partito e si mise alla guida di una coalizione di bianchi provenienti dalla campagna e dalle colline, e neri. Riuscì a vincere le elezioni e amministrò lo stato per i quattro anni successivi [12].
Il rischio che situazioni come questa potessero ripetersi convinse i democratici a correre ai ripari. Il potere esercitato dai boss e dai politici di professione generava dissenso e suscitava proteste sempre più vibranti. Alcuni leader del partito cominciarono a vedere nelle elezioni primarie l’unico metodo efficace per favorire la coesione interna. I giornali democratici sensibilizzarono l’opinione pubblica su questi problemi e sposarono la soluzione delle primarie.
Verso la fine del diannovesimo secolo, in vari stati del sud i partiti presero iniziative per tenere primarie autogestite. Successivamente le amministrazioni locali approvarono le prime leggi riguardanti le primarie legali8. La prima proposta di primarie statali fu presentata in Alabama nel 1878 dal comitato democratico esecutivo di quello stato. Secondo quella proposta, le primarie dovevano servire a scegliere i delegati alla convention statale, saltando il sistema caucus-convention a molti livelli. Si dovette però attendere ancora qualche anno prima di vederle realizzate. Le prime primarie statali furono tenute nel 1892 in Luisiana, e la partecipazione fu limitata ai bianchi.
Anche il Partito Democratico della Carolina del sud tenne, nello stesso anno, delle primarie statali, per scongiurare la scissione dopo un aspro contrasto interno e ridurre i rischi di appelli politici rivolti ai neri. Ulteriori importanti progressi furono compiuti in quello stato quando la convention statale democratica approvò una regola secondo la quale tutte le candidature alle cariche statali dovevano essere designate, dal 1896 in poi, mediante primarie dirette. Prevedeva anche primarie di ballottaggio tra i due candidati meglio piazzati nel caso nessun candidato avesse ottenuto la maggioranza assoluta al primo turno. Negli anni 1890 non si registrarono altri progressi degni di nota e non furono tenute altre primarie statali nel sud, e tantomeno nel resto dell’Unione. Nel 1902 il Mississippi impose per legge le elezioni primarie come metodo per designare i candidati a tutte la cariche non giudiziarie.
Le primarie riuscirono effettivamente a dirimere i contrasti all’interno del Partito Democratico, e diedero risposta alla domanda di maggiore trasparenza e democraticità. Si acquistò la consapevolezza che nessuna organizzazione politica poteva resistere a lungo se non c’era fiducia nei suoi metodi di accertare e far rispettare il volere della maggioranza degli elettori.
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