Il terzo sistema partitico
Il terzo sistema partitico coprì il periodo compreso tra 1854 e il 1892, un’era dominata quasi esclusivamente dal Partito Repubblicano moderno, nato nel 1854 in reazione ad una serie di atti legislativi dei democratici che miravano a estendere la schiavitù ai nuovi territori. In particolare, i repubblicani si opponevano al cosiddetto “principio di sovranità popolare”, sostenuto dai democratici, secondo il quale ogni stato e territorio aveva il diritto di stabilire autonomamente la propria posizione sulla questione della schiavitù. Nel Partito Repubblicano confluirono whig, vari democratici del nord contrari alla schiavitù, membri del partito del Suolo Libero e di altri partiti dalla vita effimera. Il Partito Repubblicano conobbe una veloce espansione, ma la sua base elettorale rimase concentrata negli stati del nord, perché le sue posizioni sulla questione della schiavitù gli impedirono qualsiasi possibilità di penetrazione nel sud. Il nome repubblicano acquistò un grande favore tra gli attivisti, perché stabiliva una connessione ideale con il Partito Repubblicano di Thomas Jefferson e il partito nazional-repubblicano di Henry Clay.
Nel 1854 i repubblicani ottennero una buona affermazione nelle elezioni di medio termine per il rinnovo della Camera dei Rappresentanti. Tennero la prima convention nazionale a Philadelphia, nel giugno del 1956, dove nominarono John C. Frémont. Alle elezioni generali prevalse il candidato democratico Buchanan. In quella tornata elettorale, il Partito Repubblicano si impose nel nordest e ottenne una buona affermazione anche nel resto del nord, ma non raccolse praticamente alcun sostegno nel sud del paese, dove la propaganda democratica aveva agitato lo spettro della guerra civile, che sarebbe stata conseguenza inevitabile di una vittoria dei repubblicani. Nonostante la sconfitta, il risultato elettorale sancì la nascita del nuovo sistema partitico: col 33% del voto popolare e la vittoria in 11 stati, il Partito Repubblicano fu consacrato come partito nazionale e unico avversario del Partito Democratico.
I repubblicani beneficiarono delle divisioni dei democratici sul problema della schiavitù. Nelle elezioni di medio termine del 1858 riuscirono a conquistare il controllo della Camera dei Rappresentanti. Due anni dopo conquistarono la Casa Bianca con Abraham Lincoln.
Nel 1860 i democratici si divisero in democratici del sud, apertamente favorevoli alla schiavitù, e i più moderati democratici del nord, che si presentarono alle elezioni con candidati diversi. In nove stati del sud il Partito Repubblicano non si presentò nemmeno, ma conquistò ugualmente la presidenza con poco meno del 40% del voto popolare.
La guerra civile scoppiò subito dopo la vittoria repubblicana. Gli stati del sud si separarono dall’Unione e diedero vita agli Stati Confederati d’America. Durante la guerra civile la fazione nordica del Partito Democratico si divise anch’essa in due tronconi, uno dei quali, quello dei cosiddetti Copperheads (“teste di rame”), era favorevole al raggiungimento di una pace negoziata con gli stati confederati.
Nel 1864 gli stati confederati non parteciparono alle elezioni. Lincoln ottenne facilmente la conferma, ma fu assassinato poco dopo l’inizio del suo secondo mandato. Gli subentrò il vice presidente Andrew Johnson, un ex-democratico. Un mese e mezzo dopo la morte di Lincoln terminò la guerra civile. Il paese ritornò ad essere guidato da un presidente repubblicano nel 1868, quando fu eletto il generale Ulysses S. Grant, comandante delle forze dell’Unione durante la guerra civile.
I repubblicani dominarono la politica americana quasi ininterrottamente per 72 anni, dal 1860 al 1932, durante i quali occuparono la Casa Bianca per 56 anni.
Gli anni compresi tra il 1865 e il 1901 furono caratterizzati da grande crescita economica e modernizzazione del paese. In certi casi l’espansione fu così rapida da sfuggire al controllo, causando numerose bancarotte e alcuni momenti di crisi e depressione economica, come il “panico del 1873” e il “panico del 1893”. A farne le spese furono soprattutto le zone rurali del paese, le cui condizioni economiche peggiorarono progressivamente.
La veloce crescita ebbe conseguenze anche sulla politica. I partiti maggiori diventarono ampie coalizioni di interessi. Si instaurarono gerarchie partitiche e si affermarono boss cittadini che controllavano i voti in cambio di favori. Il partito vincente spartiva i posti pubblici ai propri sostenitori. Si diffusero malcostume, pratiche clientelari, voto di scambio e corruzione. Fu in quel contesto che i difetti del sistema caucus-convention emersero prepotentemente e resero inevitabile il suo superamento. All’inizio del 1900 la scollatura tra rappresentanti e rappresentati portò, come reazione, all’introduzione delle primarie presidenziali.
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