Offire tutto per offrire di più
Chi offre di più raccoglie chiaramente di più. Un partito che agli elettori offre tutto, che lascia che siano gli elettori a decidere tutto, paritariamente, in tutte le fasi e a tutti i livelli, raccoglie il massimo del consenso. Non esiste metodo per raccogliere un consenso più ampio. Nessun partito potrà mai offrire più di quello che offre un partito aperto, quindi nessun partito può resistere se messo in competizione con un partito aperto.
Chiedere agli elettori il voto in cambio di semplici promesse elettorali, come fanno i partiti chiusi, è una strategia intrinsecamente perdente, ma può diventare vincente, per un periodo di tempo più o meno lungo, se adottata in un sistema in cui tutti fanno altrettanto. Se non sono messi in competizione contro partiti aperti, i partiti chiusi continuano con questa strategia finché non ingenerano negli elettori un senso di ripulsa che causa la progressiva perdita di consenso. A quel punto i partiti chiusi cercano di correre ai ripari mettendo in atto qualche ritocco, magari cambiando nome, oppure si rassegnano al calo di consenso per essere sostituiti da altri partiti chiusi. In questo modo il processo di ricambio è lentissimo e il coinvolgimento degli elettori è bassissimo.
Il partito aperto permette agli elettori di esercitare il potere che spetta loro di diritto, mette a loro disposizione quanto loro abitualmente sottratto dai partiti chiusi, e permette agli elettori dei partiti chiusi di rendersi finalmente conto di ciò di cui sono stati privati per tanto tempo. Immaginiamo un tribunale civile chiamato a quantificare i danni causati dai partiti chiusi ai cittadini italiani per decine d’anni, in termini di privazione di libertà, diritti ed opportunità nella vita, e chiediamoci quanto sarebbe diversa la nostra esistenza se fossimo vissuti in un paese dotato da sempre del sistema dei partiti governati dagli elettori.
Nelle prime fasi, forti della abusiva posizione di vantaggio acquisita in passato, i partiti chiusi fingeranno probabilmente di incorporare alcune istanze avanzate dai partiti aperti, al fine di depotenziarle e distrarre gli elettori, sperando che la questione venga col tempo dimenticata, come succede con una moda passeggera, quasi che l’elettore possa dimenticarsi di essere defraudato quotidianamente dei suoi diritti e poteri. Se veramente i partiti chiusi assorbissero le istanze poste da quelli aperti, diventerebbero aperti anche loro, e poi collasserebbero nei due partiti aperti finali U e C. Più probabilmente, i partiti chiusi faranno soltanto delle operazioni di facciata. Per esempio, gli apparati potrebbero adottare piccole forme di apertura, giusto “per poter dire di averlo fatto”, sperando invano che la chiusura restante non dia troppo nell’occhio. è ragionevole pensare che anche le minime forme di apertura menzionate saranno adottate soltanto dopo che gli apparati si saranno convinti, a torto o a ragione, di poterle tenere sotto controllo. In ogni caso, non sono le contorsioni dei partiti chiusi, né il loro destino, a meritare la nostra attenzione, perché non potranno comunque resistere alla competizione coi partiti aperti.
Col sistema delle primarie sequenziali correlate alla convention, il candidato nominato conosce in anticipo le proposte degli elettori e può adattare le sue posizioni personali a quelle, in modo da massimizzare il consenso in vista delle elezioni generali. Gli elettori, d’altra parte, hanno modo di consultarsi in più momenti e a più livelli sulle proprie intenzioni e i propri orientamenti: non sono costretti ad accontentarsi di vaghe promesse elettorali. Come negli Stati Uniti, durante la stagione delle primarie il passato dei candidati e il loro “curriculum politico”, se ne hanno già uno, saranno esaminati pubblicamente e scrupolosamente. Quando il candidato si ripresenterà per un secondo mandato, se non avrà deluso i suoi elettori potrà stare relativamente tranquillo, perché saranno pochi gli sfidanti a scendere in campo contro di lui nelle primarie. In caso contrario, verrà sfidato molto presto. Non tanto alle elezioni generali, e nemmeno alla convention, perché probabilmente non ci arriverà, ma già nelle prime primarie della sequenza dovrà vedersela contro numerosi avversari agguerriti del suo stesso partito. Magari in alcune consultazioni il candidato se la caverà. Tuttavia, come abbiamo più volte sottolineato, nelle primarie sequenziali non conta soltanto vincere, ma è cruciale battere le aspettative. Chi si ripresenta per un secondo o terzo mandato, alimenta ovviamente delle aspettative molto alte. Se, sfidato da oppositori di rilievo, ottiene una serie di risultati deludenti, sarà penalizzato con effetto amplificato in tutte le primarie successive. Verso la metà della sequenza avrà già visto emergere candidati più forti di lui e sarà costretto al ritiro. Nei partiti chiusi, invece, chi si presenta per un secondo mandato ha in genere la ricandidatura garantita, per volontà dell’apparato, e può sempre sperare di cavarsela alle elezioni generali, nel caso gli altri partiti presentino candidati molto peggiori di lui.
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