Come i partiti U e C estrometteranno tutti gli altri

Chi non si è mai avvicinato ad un partito italiano forse non ha un’idea ben precisa di come vengano decise le candidature al suo interno. Anche i partiti che usano il sistema delle primarie per qualche tipo di candidatura, tipicamente quelle relative alle cariche pubbliche più in vista, non usano alcun sistema trasparente per gli altri tipi di candidature, che sono la stragrande maggioranza, come le candidature a deputato, senatore, consigliere regionale, consigliere comunale. Certamente le leggi elettorali in vigore attualmente in Italia, che non sono uninominali, forniscono ai partiti esistenti pretesti per svicolare il probema. Per esempio, la legge elettorale per le elezioni politiche non è quella che si sposa in modo più naturale all’impiego di primarie sequenziali per la selezione dei candidati deputati e senatori. Una legge elettorale uninominale con date certe sarebbe sicuramente la più adatta. Tuttavia, l’utilizzo di primarie sequenziali per qualunque candidatura, o per compilare qualunque lista di candidati, non è impedito da nessuna legge elettorale. Nel prossimo capitolo spiegheremo come si può procedere concretamente con l’attuale legge elettorale italiana, anche nel caso delle candidature alle cariche non monocratiche.

I partiti esistenti non hanno regole trasparenti per scegliere i candidati che non sono eletti con elezioni primarie. Nella maggior parte dei casi a selezionare quei candidati sono pochissime persone, quelle che compongono i cosiddetti “vertici” del partito, con metodi discutibili, che non coinvolgono gli elettori e nemmeno gli iscritti, ma basati unicamente su relazioni personali e rapporti di forza più millantati che reali. Per forza di cose, i metodi usati in quei vertici si prestano ad infinite contestazioni e il tasso di litigiosità interna di quei partiti è altissimo. Ad ogni tornata elettorale la scelta dei candidati accontenta una frazione minima del partito, diciamo il 20%, e scontenta tutti gli altri. Se i partiti chiusi sono messi in competizione unicamente con altri partiti chiusi, come succede oggi, gli sontenti hanno due sole possibilità: restare nel partito che ha negato loro la possibilità di misurarsi cogli elettori, o uscire e fondare un nuovo partito. La seconda opzione è difficile da percorrere, soprattutto a ridosso delle elezioni. La quasi totalità degli scontenti, quindi, resterà nel partito, ma preparerà la vendetta. Da quel momento quelle persone passeranno la maggior parte del loro tempo a studiare tutti i metodi possibili per rifarsi dei torti subiti. Qualunque iniziativa, anche una semplice conferenza-dibattito su temi d’attualità, o la presentazione di un libro, verrà strumentalizzata a quello scopo. La politica in quanto tale passerà in secondo piano, la volontà degli elettori sarà lontana anni luce.

Tuttavia, se i partiti chiusi sono messi in competizione con i due partiti aperti U e C, gli sontenti avranno una terza possibilità, molto più praticabile. Non dovranno creare un nuovo partito, basterà loro candidarsi alle primarie del partito U o del partito C. Avranno dunque l’opportunità di misurarsi cogli elettori, quell’opportunità che è stata loro negata dai partiti chiusi di provenienza. Se il loro messaggio riscuoterà consenso, nessuno fermerà la loro avanzata. Se il loro messaggio non avrà presa, potranno almeno accettare di buon grado il responso degli elettori, perché proveniente da elettori consultati in modo chiaro e trasparente, non frutto di sotterfugi, accordi obliqui e pugnalate alle spalle.

In questo modo, i partiti aperti U e C funzionano come delle calamite, o delle spugne, e assorbono velocemente tutte le forze e le energie altrui. Ad ogni tornata elettorale falceranno i partiti chiusi di una porzione significativa dei loro membri, che potrebbe andare dal 50% fino all’80%. In due-tre passaggi i partiti chiusi verranno distrutti e resteranno in piedi solo due i partiti aperti funzionanti col meccanismo delle primarie sequenziali correlate alla convention. I partiti chiusi attuali saranno relegati a formazioni politiche di contorno. Questo risultato è ottenibile partendo da qualunque situazione iniziale, anche quella italiana attuale, con qualunque legge elettorale e qualunque sistema istituzionale.

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