Come sappiamo, i partiti governati dagli elettori non hanno una vera e propria “struttura”, o “organizzazione”. In essi possiamo distinguere unicamente una “composizione” in filoni verticali, ognuno dei quali è associato a
1. un territorio;
2. un elettorato;
3. una carica pubblica;
4. un sistema PSC per la selezione del candidato e il governo del partito.
Ciascun filone, come più volte ribadito, è indipendente dagli altri, caratterizzato da elezioni distinte, primarie distinte, convention distinte. Le decisioni prese in un filone non hanno alcun valore sugli altri filoni, e qualunque tentativo di interferenza, molto prima che essere rispedito al mittente, verrebbe semplicemente ignorato.
L’unità del partito è garantita unicamente dall’unità del suo elettorato. I filoni di cui parliamo si sovrappongono in varie maniere: gli elettorati sono gli stessi o parzialmente gli stessi, i territori si intersecano o sono inclusi gli uni negli altri, i rappresentanti eletti di territori diversi possono essere destinati a far parte della stessa assemblea. È l’elettorato ad unire, ad armonizzare candidature, programmi e regole emerse in filoni diversi.
Il sistema PSC associato alla nomina del candidato premier può essere dotato di un’architettura federale, simile a quella che si è dimostrata cruciale per il progresso dei partiti americani. Per esempio, la convention nazionale può limitarsi ad approvare vincoli, criteri di indirizzo e restrizioni da soddisfare nella selezione dei delegati e nell’organizzazione delle primarie regionali, e devolvere la definizione delle regole precise di ciascuna regione alla “sottoconvention” formata dai delegati alla convention nazionale provenienti da quella regione, riunita prima o dopo la convention nazionale. Procedure come queste possono rendersi necessarie anche per semplici ragioni pratiche, perché semplificano e accelerano i lavori della convention. Non è conveniente che i mille e più delegati che partecipano alla convention nazionale siano chiamati a discutere ed approvare tutti i dettagli delle consultazioni che si terranno nelle singole regioni. Nel momento in cui alle sottoconvention regionali si dà ampia libertà di decidere autonomamente all’interno dei vincoli imposti dalla convention nazionale, quest’ultima potrà limitarsi a verificare il corretto rispetto di quei vincoli, dirimere le controversie, e comminare penalizzazioni in caso di violazioni. Da ricordare infine che la gerarchia tra la convention e le sottoconvention, o i comitati esecutivi, deve essere sempre una “gerarchia ribaltata”, nel senso che il livello superiore deve essere uno strumento per attuare le disposizioni decise dal livello inferiore, non viceversa, e il potere deve diminuire e specializzarsi man mano che si sale di livello e si coinvolgono insiemi più ristretti di persone.
Qualora le amministrazioni locali decidano di organizzare e quindi regolamentare “primarie legali”, i partiti U e C potranno chiedere, tramite i loro rappresentanti nelle assemblee elettive locali (consigli regionali, comunali, eccetera), che la regolamentazione sia abbastanza flessibile da adattarsi alle scelte specifiche del partito, come formulate dalla convention e dalle sottoconvention. In caso contrario i partiti, tramite i comitati organizzatori delle primarie, saranno costretti ad informare per tempo i loro elettori che le primarie legali organizzate dalle amministrazioni locali saranno considerate di valore nullo e sostituite da primarie autogestite organizzate nel rispetto delle regole del partito.