Le elezioni primarie per la selezione dei candidati a qualunque carica del partito U e del partito C saranno sempre primarie sequenziali. Vediamo perché. Immaginate la cassiera di un supermercato che ritiene di avere le capacità di governare il paese, ma non ha mai fatto politica. Supponiamo che, forte di quelle capacità, ma col suo semplice stipendio di cassiera di supermercato, si voglia candidare alle primarie per la scelta del candidato premier di un certo partito. Supponiamo anche che quelle primarie non siano sequenziali, ma nazionali, cioè che si voti contemporaneamente in tutto il territorio nazionale, come nelle primarie organizzate in Italia dall’Unione di centrosinistra nel 2005.
La domanda che dobbiamo porci è: quante effettive possibilità di vincere avrà quella cassiera? Chiaramente, la risposta è zero. Un metodo che non permette alla cassiera di un supermercato di candidarsi con effettive possibilità di vincere, nella tornata elettorale in cui ritiene di poterci riuscire o vuole semplicemente provarci, non è democratico e non è rappresentativo.
Le primarie nazionali chiedono ai candidati poco noti o con poche disponibilità finanziarie iniziali l’impossibile, come saltare in un sol colpo dalla pianura fino alla cima di una montagna impervia. Danno effettive possibilità di vittoria soltanto a quei due-tre personaggi che stanno già in cima alla montagna, cioè sono già famosi (personaggi politici che frequentano abitualmente salotti televisivi, giornalisti, attori ed intrattenitori) o straricchi. Il “criterio della cassiera” è il criterio che ci permette di valutare la democraticità di sistemi istituzionali, sistemi politici, partiti e movimenti, come pure qualunque gruppo presenti candidati alle elezioni, e le singole procedure adottate da quei gruppi. Lo enunciamo così:
“Se un sistema politico non dà a qualunque cittadino eleggibile la possibilità di candidarsi ad una qualunque carica pubblica con effettive possibilità di vincere, in una qualunque tornata elettorale, quel sistema non è una democrazia rappresentativa.”
Spetta agli elettori giudicare se la cassiera abbia competenza o meno, posto che reputino necessario soddisfare questo requisito per accedere alla carica pubblica in palio. Spetta sempre agli elettori fare qualunque altra considerazione ritengano opportuno fare per maturare la propria decisione. Introdurre filtri aprioristici che impediscano a quella cassiera di candidarsi con effettive possibilità di vincere è inaccettabile, oltre che discriminatorio. Si noti che il giudizio espresso dagli elettori col sistema PSC non è nemmeno soggetto al rischio di essere influenzato da ondate emotive, vista la diluizione nel tempo del processo di selezione.