Un’altra parola largamente abusata ai giorni nostri è la parola partecipazione. Si tratta di un termine da usare con cautela, perché ha un significato ambiguo e si presta a creare confusione. Anche i funzionari dei partiti italiani parlano spesso di partecipazione, per esempio di partecipazione dei cittadini al processo decisionale. Dove sta l’inganno? Con l’uso frequente di questo termine si vuol far credere all’elettore che sia suo diritto “partecipare”. Sembra che non ci sia niente di sbagliato in questo, vero? Forse cambiando leggermente le parole riusciamo a spiegarci. Ciò di cui si vuole convincere gli elettori è che i loro diritti si limitano alla “partecipazione”. Sembra ancora che non ci sia niente di male. Infatti, cosa vorrebbero di più, gli elettori? Tuttavia, qualche sospetto comincia a sorgere spontaneo: i diritti degli elettori avrebbero dei “limiti”? Quali? Se cambiamo la parole ancora un po’ riusciamo finalmente a svelare l’idea che viene insinuata in modo discreto e subdolo con frasi ambigue come queste, e cioè che all’elettore spetta una “parte” del processo decisionale, solo una parte. Ci sarebbe dunque un’altra parte, quella di cui non si parla mai esplicitamente. A chi spetterebbe la parte restante? Agli apparati, ovviamente. Nel momento in cui agli elettori viene concessa soltanto una parte, per farli partecipare, è chiaro che quella parte diventa in breve tempo piccola a piacere, a piacere dell’apparato.
Il punto è, però, che gli apparati quel diritto di occupare una parte e disporne a piacimento, arrivando anche a restituirne una parte più piccola agli elettori, quando e come ne abbiano voglia, non l’hanno mai avuto. Se ne sono impossessati abusivamente. Gli apparati non hanno alcun diritto di appropriarsi di ruoli che spettano solo ed unicamente agli elettori. Una volta occupato abusivamente lo spazio, perpetuano il loro abuso sfruttando i tecnicismi dei sistemi elettorali e dei sistemi partecipativi, spesso adducendo “ragionevoli” ed apparentemente innocenti “esigenze pratiche”, avvantaggiandosi della loro posizione di privilegio e negando agli elettori ciè che spetta agli elettori. La beffa è che poi i funzionari dell’apparato possono pure permettersi di concedere agli elettori di partecipare a decisioni che spettano unicamente agli elettori stessi, presentando la loro gentile concessione come prova della loro generosità ed attenzione alle esigenze dei cittadini. Come ladri che fanno beneficienza ai derubati donando loro un millesimo di quanto sottratto, e pretendendo anche di essere ringraziati.