Riducendo, con una quota associativa, il numero di persone coinvolte, si possono controllare i pochi rimasti, e di fatto creare un cerchio “di chi comanda” ristretto a poche persone. Nel momento in cui il processo democratico diventa controllabile cessa di essere democratico. Il sistema dei partiti aperti, invece, funziona allargando l’insieme delle persone coinvolte in ciascuna decisione al numero massimo di persone possibile, in modo tale da scongiurare il rischio che il partito o qualche sua decisione diventino controllabili, o anche solamente prevedibili.
Prendendo ispirazione dagli Stati Uniti, tutti gli elettori del partito sono membri del partito e hanno diritto a governarlo. Nell’insieme è sicuramente incluso qualunque cittadino che si sia registrato come elettore del partito. Tuttavia la definizione può essere estesa a tutti coloro che manifestano intenzione di votare per il partito, senza richiedere che cambino la propria registrazione. In tal senso, possono essere inclusi anche gli indipendenti e coloro che sono registrati come elettori del partito avverso, nel momento in cui si recano a votare alle primarie. L’idea è che il solo fatto che l’elettore si rechi a votare alle primarie del partito è da considerare una dichiarazione sufficiente e una prova che l’elettore sta considerando l’ipotesi di votare per il partito anche alle elezioni generali. In questo spirito non ha senso richiedere la firma di una dichiarazione esplicita di adesione. Inoltre, ricordiamo che negli Stati Uniti non viene mai chiesto all’elettore delle primarie di versare un contributo in denaro al partito quando va a votare. Per non esercitare forme di pressione sgradevoli e controproducenti (perché potrebbero dissuadere molti elettori dall’andare a votare, con conseguente perdita di consenso), è anche opportuno che la raccolta di donazioni sia tenuta nettamente separata dalle operazioni di voto.
Una volta stabilito che i membri del partito sono tutti gli elettori, tutti devono avere uguali possibilità di accedere alle candidature e uguale diritto a governare il partito, stabilendone le regole e il programma politico, selezionandone i candidati alle elezioni e contribuendo paritariamente a qualunque altra decisione.
Insomma, il partito deve soddisfare i seguenti requisiti: deve essere un partito di elettori, non di iscritti o funzionari d’apparato; deve essere governato dagli elettori e solamente da loro; tutti gli elettori devono avere uguali diritti, perché rispetto al governo del partito nessuno deve essere “più uguale” degli altri; infine, il numero di persone coinvolte deve essere tale da rendere qualunque fase del governo del partito e qualunque decisione non-controllabili.