Dopo la guerra di secessione, il Partito Repubblicano si impose per un breve periodo negli stati del sud, grazie al voto dei neri. Finché le truppe federali stazionarono negli stati ex-confederati, i repubblicani conservarono un forte consenso elettorale in quelle zone. Nel 1877, superate le spinte separatiste sudiste, il periodo della ricostruzione fu chiuso da un compromesso, che prevedeva, tra l’altro, che le truppe federali abbandonassero gli stati ex-confederati. A quel punto il Partito Democratico tornò gradualmente a prevalere, fino a raggiungere maggioranze schiaccianti, complice anche l’introduzione di restrizioni di fatto al diritto di voto (come per esempio “test di alfabetizzazione” per l’ammissione al voto), che penalizzavano l’affluenza ai seggi dei neri. Da allora, la ritrovata supremazia democratica nel “solido sud” resistette ininterrottamente fino al 1964.
Quasi sempre negli Stati Uniti le elezioni vedono confrontarsi due partiti maggiori e un numero elevato di partiti minori. Il vincitore ottiene spesso la maggioranza assoluta o comunque una maggioranza relativa prossima al 50%. Invece, nel periodo storico che stiamo considerando, il dominio del Partito Democratico negli 11 stati ex-confederati era praticamente incontrastato, al punto che le elezioni, dal risultato scontato, suscitavano poco interesse. A suscitare interesse erano le operazioni di selezione dei candidati interne al Partito Democratico, perché di fatto equivalevano alla selezione dei vincitori. Questo contesto alimentò il dibattito sui metodi di selezione dei candidati, e favorì l’introduzione delle primarie statali come sistema per favorire la coesione del Partito Democratico. Tuttavia, ci si rese presto conto che il sistema andava migliorato ulteriormente. In una situazione come quella descritta, primarie a maggioranza relativa equivalevano a tutti gli effetti ad elezioni a maggioranza relativa. Quando i candidati sono molti, le primarie a maggioranza relativa sono particolarmente rischiose per un partito egemone, perché possono permettere al vincitore di accedere alla carica pubblica anche con un consenso relativamente basso. Un vincitore che non ottiene la maggioranza assoluta rappresenta soltanto una minoranza del partito, e gli esponenti politici delle fazioni sconfitte possono usare questo argomento come pretesto per abbandonare il partito e stringere alleanze con gli avversari. In altre parole, le primarie, introdotte per rafforzare il partito e scongiurare divisioni, potevano ottenere l’effetto esattamente opposto.
Si ovviò a questi inconvenienti usando primarie con ballottaggio. Se nel primo turno nessun candidato ottieneva la maggioranza assoluta dei voti, i due migliori classificati si confrontavano nel secondo turno, chiamato dagli americani runoff. Le primarie con ballottaggio sono dette alle volte “primarie doppie”, e furono una peculiarità degli stati del sud.
L’adozione delle primarie con ballottaggio negli stati del sud per le cariche statali avvenne gradualmente8. Alcune iniziative furono prese ai parlamenti statali, altre autonomamente dal Partito Democratico. Le leggi che prevedevano primarie con ballottaggio furono approvate prima Florida nel 1901 (primarie non obbligatorie), poi nel Mississippi (1902), in Alabama (applicate solo nel 1902 e nel 1904, poi sostituite con primarie a maggioranza relativa fino al 1912, e dal 1915 con un complicato sistema di preferenze), in Carolina del sud nel 1915 (ma già dal 1896 i partiti tenevano primarie autogestite con ballottaggio), in Texas nel 1903 e nel 1905 (allora i partiti potevano scegliere tra la regola della maggioranza assoluta e quella della maggioranza relativa, ma dal 1907 divenne legge la regola della maggioranza relativa), in Luisiana nel 1906, in Georgia pure nel 1906 (ma due anni dopo il ballottaggio fu sostituito da una regola più complicata), in Tennessee nel 1908 (dove il ballottaggio fu eliminato successivamente).
Nella prima metà del ventesimo secolo molti stati ex-confederati si dotarono stabilmente di primarie con ballottaggio. Oggi le primarie con ballottaggio sono usate in quegli stati, più l’Oklahoma e il Dakota del sud, meno la Florida, che le eliminò nel 2005. La Virginia le introdusse del 1969 e le eliminò nel 1971. Nessuno stato del nord sperimentò mai le primarie con ballottaggio.
Come vedremo, il ballottaggio non è il sistema migliore per produrre maggioranze assolute alle primarie. A questo e a tanti altri problemi avrebbero ovviato le primarie sequenziali.